di Alfredo Morganti – 14 febbraio 2016
L’annosa discussione sulle colpe e le responsabilità dei padri e quelle corrispondenti dei figli, almeno per ciò che riguarda la politica, magari un giorno cesserà di annoiarci. Sarà come mettere in soffitta, almeno parzialmente, Edipo, la psicanalisi e i parricidi. Pensate che sollievo. Per dire, sono anni che ci chiediamo se Renzi e la sua cerchia siano una cosa davvero nuova e imprevedibile oppure figli obbedienti di chi li ha preceduti, se rappresentino una rottura oppure la continuità, se la rottamazione sia effettiva oppure l’ennesima narrazione. Be’, sono talmente prostrato da tali discussioni lacrimevoli, che spero giunga al più presto il momento in cui queste chiacchiere potranno essere consegnate agli archivi e si aprirà una nuova fase. La speranza che questo accada c’è, ci deve essere.
Lo spunto me lo dà la comparsa sul proscenio, non come figure pittoresche ma come effettivi protagonisti politici, di due grandi ‘vecchietti’, Corbin in Gran Bretagna e Sanders negli USA. Entrambi di sinistra, entrambi tutt’altro che cinici e disincantati o stanchi, entrambi sostenuti e sospinti da giovanissimi. Una ventata di novità non solo politica ma generazionale. Prima c’erano i figli pronti a esibirsi incarnando il ‘nuovo’ e a ‘rottamare’ i padri, con esiti molto deludenti a dire il vero (Italia e Francia su tutte), oggi ci sono dei nipoti freschi e svegli che contano invece proprio sulla forza, sull’esperienza, sull’audacia politica di due nonni, chiedendo loro di esserci e di non mollare. Un’alleanza fenomenale, che spero dia un colpo ben assestato all’establishment costituito dai soliti 30-40enni in lotta acerrima con i soliti 50-60enni.
È chiaro che non è solo una questione generazionale, che il nodo è politico, ma davvero si resta stupiti dinanzi alla possibile svolta. Ci hanno talmente frantumato le orecchie col ‘nuovo’ che avanza (come il pane secco dentro le credenze), che vedere il ‘nuovissimo’ dei ventenni in combutta con la solida saggezza e sfrontatezza e fantastica leggerezza dei 70enni quasi mi lascia commosso. In fondo chi meglio di un anziano libero dalle pastoie narrative di chi invece si è insediato con arroganza all’esecutivo e da lì vorrebbe spadroneggiare, sa indicare la strada giusta per la trasformazione sociale (altro che generico ‘cambiamento’)? E chi meglio di un ragazzo che ancora non è stato inchiodato nei tenaci meccanismi compromissori dell’establishment, può seguire le indicazione di quell’anziano e anzi spingerlo a testimoniare la sua stessa voglia di sconfiggere le ingiustizie, le iniquità, le sopraffazioni, i privilegi di censo, la disoccupazione, la precarietà, la frammentazione sociale, la crisi che colpisce alla fine solo i poveri? E non è curioso, o significativo, che questa indicazione venga dalla sinistra del mondo anglosassone, dai ‘socialisti’ di lì, invece che da quella europea continentale, i cui socialisti sono invece intenti a risollevare piuttosto mura e confini, e a sbarrare il campo ai poveri, ai profughi, ai diseredati interni ed esterni? Pensando di aver svolto così il proprio compito storico?