Fonte: Amici di Ciuenlai
di Amici di Ciuenlai – 27 luglio 2017
PISAPIA “IL GUASTATORE” E I NOSTALGICI DELLA “DITTA”
Troppe ambiguità tra i soggetti che dicono di voler costruire una nuova sinistra. Unica soluzione “ricominciare” senza pensare alla rappresentanza, ma alla sostanza
Di Ciuenlai
La scena della fotografia era preparata, studiata e diffusa ad arte dai propagandisti del Pd con l’obbiettivo (riuscito) di far discutere, almeno un mese, quel che resta della sinistra, su quell’abbraccio “assassino”. Insomma, intorbidare le acque, rendendo più difficile e lontano l’obiettivo della costruzione di un nuovo e vero soggetto della sinistra, in una situazione in cui il tempo è sempre più stretto.
Ma tutto nasce non solo e non tanto dall’ambiguità di Pisapia, che ormai ha assunto il ruolo di “guastatore” della sinistra in quota Pd, ma anche dall’ambiguità complessiva di chi è uscito dal Pd. E’ sempre più evidente che l’ex sindaco di Milano, non è solo nel volere un rapporto privilegiato col Pd. La “recompra” della “ditta” è rimasto l’obiettivo principale di Bersani e soci. La strategia è chiara. Un gruppo di oppositori dentro, legati ad una formazione politica fuori. Una tenaglia tesa ad ottenere l’unico e vero obiettivo: la caduta di Renzi e dei renziani. La trovata della doppia tessera lo dimostra ampiamente. Cosa per cui tutti gli elementi innovativi (definiti erroneamente radicali) stonano. Perché si continua a non andare alla radice del problema.
Nessuna nuova formazione politica alternativa al liberismo può nascere in Italia se prima non si accetta l’idea che “l’errore blu” è stato la formazione del PD. Di un soggetto “babele”, senza valori e gruppi sociali di riferimento, vocato ad avere una posizione centrale nel paese, legato e sottoposto al potere e ai poteri ed inevitabilmente in marcia verso destra, attraverso le terribili controriforme sociali e istituzionali. Questo è successo. Adesso a sentire i discorsi “degli “scissionisti” il nuovo soggetto dovrebbe ripercorrere, con qualche correzione, lo stesso ”errore blu”. Si continua, infatti, a parlare di un partito di centrosinistra e di Governo. Tutte frasi senza senso perché un partito è parte e deve scegliere il campo (o centro o sinistra) e non deve essere confuso con le alleanze e le coalizioni e un partito è di governo e di opposizione a seconda del consenso che ha, non “a prescindere”, direbbe Totò.
La differenza che vedo oggi tra Pisapia e gli scissionisti è sostanzialmente una: il primo vuole portare tutti dentro la stessa cappella (il Pd), proponendosi come elemento di sintesi e di pacificazione tra le parti (il terzo uomo), i secondi vogliono la vendetta per essersi fatti sfilare “la ditta” sotto il naso dalla concorrenza di destra (Domando esiste una colpa politica più grande di questa?). Per loro Pisapia è l’uomo da contrapporre a Renzi, in un’altra ordalia, chiamata “primarie”.
Insomma la sinistra in Italia è ancora messa male, anzi malissimo. Anche perché le altre sigle e siglette sono impegnate prevalentemente a trovare il modo di garantirsi qualche posto in paradiso per i propri elementi di punta. Perché c’è solo questo dietro alla proposta di una lista unitaria formata dall’unione del “ceto politico”. In questo quadro due elementi come la Falcone e Montanari sono visti come cose di disturbo. Gli scissionisti e Pisapia li considerano estranei alle loro logiche e al loro progetto di “nuovo Pd” (che poi sarebbe il vecchio retto da loro), gli altri come pericolosi concorrenti nella corsa al Parlamento.
A questo punto credo che l’unica soluzione sia quella di dare un calcio alla voglia di “rappresentanza”. La costruzione di un soggetto politico dal basso, se le cose non cambiano e i soggetti in ballo insistono su queste posizioni, richiede tempo e, probabilmente, anche qualche salto di elezioni. Difficile, utopico, minoritario? Può darsi, ma c’è un vecchio proverbio che dice “Col tempo e con la paglia si maturano i sorbi e la canaglia”.