Socialismo e sinistra, definiamo i campi

per Manuel Santoro

 

di Manuel Santoro, Segretario nazionale di Convergenza Socialista 23 novembre 2017

Il socialismo italiano è dilaniato da confusione, miraggi e parcellizzazione delle forze. Non è detto che questo sia necessariamente un male. Così come non è un male a sinistra.

La galassia socialista non deve essere riappiccicata solo sulla base di un’etichetta. Essere socialisti di per sé non significa niente, almeno oggi, se non si anima una visione del mondo, una prospettiva politica e programmatica certa. Troppi sono, oggi, i centri di direzione, le linee politiche, gli interessi individuali e di gruppo. Ha molto senso, invece, convergere e far convergere su una prospettiva politica di lungo periodo, chiara, nella sua chiave socio-economica nazionale, europea ed internazionale. Non ha alcun senso riunire, federare i cosiddetti socialisti così come non ha senso riunire ‘sinistre’ che hanno obiettivi politici molto diversi. Ha, invece, senso politico rifondare il socialismo italiano portandolo finalmente a sinistra, e fare in modo che si contribuisca alla crescita della piattaforma antiliberista in Europa.

Tra i socialisti in Italia ci sono coloro che hanno scelto erroneamente il PSE. Ci sono coloro che non scelgono poiché non possono scegliere, per non dividersi e dileguarsi, e ci sono coloro che, come noi, hanno scelto da subito il Partito della Sinistra Europea. E da aderenti al Forum Europeo delle Forze Progressiste vediamo nello strumento del forum il futuro politico del socialismo e della sinistra in Italia e in Europa. Non altrove. Se vogliamo parlare di antiliberismo, con tutto quello che ne consegue, parliamo allora della Sinistra Europea e il forum è il contenitore nel quale diventare più forti.

Potremmo mai, noi di Convergenza Socialista, che desideriamo rendere pubblico tutto quello che è di pubblica utilità, dalle risorse naturali ai servizi di base incluso quello bancario; che vogliamo la piena ed equa redistribuzione della ricchezza, che lavoriamo per la piena rappresentatività nelle istituzioni, in definitiva rivendichiamo la centralità dell’essere umano e non del capitale, la centralità della politica e non della finanza, avere qualcosa in comune con chi nel PSE ha contribuito a distruggere lo stato sociale in Italia e in Europa? Non penso proprio.

Anche il socialismo italiano ha la sua giusta e giustificata divisione in campi, lo spartiacque tra due visioni del mondo. Il displuvio di cui parlo non divide l’idea di mondo tra chi è pro-austerità e chi contro. Tra chi è per o contro Renzi. Figuriamoci! Se riducessimo la politica a questo conflitto potremmo mummificarci e assorbire come ebeti le ondate di malsana politica che la quotidianità televisiva ci riserva. Fortunatamente, però, un cervello lo abbiamo ancora e riusciamo a cogliere il modo semplicistico e mediatico di porre volutamente all’opinione pubblica la diversità strategica in campo.

La linea spartiacque è oggi tra la centralità del capitale, di cui l’essere umano è uno strumento, e la centralità, invece, dell’essere umano di cui, in questo caso, il capitale è strumento. Questi sono i due campi. Essi sono distinti e tale distinzione deve essere resa chiara affinché il socialismo e la sinistra si rendano conto con chiarezza della via da seguire. Se siamo d’accordo, come auspico, che debba essere il capitale a dover essere lo strumento e non l’uomo, allora la via sarà pure ardua, rivoluzionaria nelle direttrici politiche e nei punti programmatici da attuare, ma estremamente chiara. E apparirà chiaro, nella sua naturalezza, il percorso di alleanze da avviare per le prossime elezioni politiche. Il Forum europeo delle forze progressiste del Partito della Sinistra Europa ci traccia la via.

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