Il destino della sinistra è essere un campo di capre pazze?

per Gabriella
Autore originale del testo: Daniela Preziosi
Fonte: Il Manifesto

Il 24 luglio, quando ho letto l’intervista di M. Smeriglio (riportata in calce), sono rimasto stupito dai toni inutilmente aspri e ancora di più mi avevano colpito i toni entusiastici di numerosi esponenti di SEL inorgogliti dai modi virili dell’intervista. In questi 15 giorni ripetutamente mi sono venuti alla mente alcuni nodi che Smeriglio ha portato al pettine. Dapprima vale la pena di riconoscere che Smeriglio ha ragione nel reclamare un processo autenticamente democratico e ancora che la lista Tsipras rischia di girare intorno al proprio ombelico, una specie di riserva indiana lontana dal popolo dalle persone in carne ed ossa. Ma qual é la strada da imboccare? E da dove iniziare? I toni di Smeriglio usati nei confronti dei “saggi” sono stati infingardi, non solo per il linguaggio eco delle stupiditá di Renzi sulla forza della giovinezza e sul fatto che “contro questi giovani, i saggi fanno da tappo” e come si spiega la protesta per le relazioni di 40 minuti, non ho alcuna voglia di polemica ma per discutere in modo approfondito non si possono usare i Twitter di Renzi. E non invidio i vari Fassino, Cuperlo e c. cresciuti sui lunghi documenti del PCI e ora costretti ad interpretare e rincorrere Renzi per continuare a fare politica. Il peggio lo ha scritto su Barbara Spinelli : “Ho sentito la capo delegazione a Bruxelles fare la relazione sulla linea politica della lista. Avrei preferito sapere come si metterá a disposizione e in collegamento con i processi reali del paese.” Vera pornografia politica. É ovvio che senza Barbara Spinelli, Moni Ovadia, Adriano Prosperi, Marco Revelli e Luciano Gallino la lista alle europee non avrebbe avuto lo stesso risultato positivo. E non solo, é evidente che le citate persone hanno qualitá di conoscenza e se si facessero da parte ci sarebbe un danno per tutta la lista – compresi i giovani, perché ancora di più verrebbe a galla la fragilitá congenita di questa formazione politica. Così come é vero che Spinelli e i garanti hanno agito per generositá e per la consapevolezza della difficile situazione italiana, hanno attivitá più gradevoli che fare i pastori nel campo di capre impazzite che é la sinistra italiana.

capre

Una vera tragedia, e quale sinistra? La sinistra del PD che ha appoggiato pedissequamente Monti, non ha voluto eleggere un Presidente della Repubblica ed è stata asfaltata da Renzi nel dicembre 2013, non ha difeso neanche Enrico Letta dalla congiura di Palazzo. Quella sinistra che neanche dopo una stagione è diventata “diversamente renziana” e ha pure abbandonato quei senatori che hanno tentato di opporsi allo scempio costituzionale. O la sinistra di Sel in parte attratta da Renzi come mosche sul miele, oppure Rifondazione comunista o PdCI ridotti al lumicino? E ora la lista Tsipras la cui discussione principale è diventato il seggio di europarlamentare di Barbara Spinelli e giù a litigare su tutto. Una sinistra che si occupa di tutto tranne che dei problemi veri del Paese.

Poi nel finale precisa che Sel tiene a Tsipras e aggiunge ” E segnalo che Tsi­pras, che è un lea­der serio, ha cer­cato di incon­trare Renzi; e se non l’ha incon­trato è per colpa di Renzi.”sul futuro governo Renzi, rimando a G. Pastrello (1).

Della serie perfidie e inutili sciocchezze.

Tuttavia Smeriglio tocca una questione vera, l’imminenza delle elezioni regionali, che rischia di essere uno scoglio contro cui andare a cozzare. Nella sostanza sono d’accordo con Alfonso Gianni (2) quando dice che ” il nodo vero del con­ten­dere è sulla natura del Pd. Del Pd nel suo com­plesso, non solo del feno­meno Renzi”(3). E ancora “la sini­stra, se sarà, non potrà che svi­lup­parsi fuori e con­tro que­sto partito-governo del PD”. Penso altresì che un errore altrettanto grave sarebbe presentarsi alle regionali in Emilia e Calabria e fare un risultato negativo. Occorre valutare se vale la pena di presentarsi solo se si è competitivi e per essere competitivi occorre avere un programma capace di incidere sui punti centrali delle regioni in questione e con candidati rappresentativi e possibilmente popolari.

A questo proposito ho una proposta che, secondo me, è risolutiva: bisogna partire dal programma, sia a livello nazionale, sia nei territori. Ma il programma dovrebbe essere costruito cercando il contributo di tutte le persone pensanti. Non dobbiamo essere autoreferenziali, né mettere steccati; c’è bisogno di aria fresca, dell’esperienza e della competenza di tutte le persone disponibili; starà poi ai comitati locali discutere in modo approfondito delle questioni e giungere a un programma essenziale e presentabile all’opinione pubblica. E’ la via preferibile anche perché meno “faticosa” da realizzare e consente di non appiattire la nostra politica sugli amministratori e sulle amministrazioni.
Sono contrario, in questa fase, ad alleanze con il PD; capisco il punto di vista opposto ma è sbagliato ridurre la politica a questo appiattimento che non ha prodotto nulla di buono.(4)
Da oltre vent’anni sentiamo parlare delle ottime amministrazioni del centro sinistra, ma se andiamo a vedere nello specifico, hanno prodotto risultati mediocri: scarsa qualità nei servizi ai cittadini, mancanza di investimenti in opere pubbliche necessarie (a partire dalla manutenzione delle strade), scuola, ambiente e paesaggio trascurati. In sintesi sono aumentate le spese correnti e inutili e sono crollati gli investimenti e l’occupazione. Le tasse per i cittadini, peraltro, si sono moltiplicate.
Serve un programma davvero innovativo che si preoccupi veramente dei problemi degli italiani. Si può anche andare ad amministrare, ma ci deve essere una distinzione tra amministratori e soggetto politico, e il programma di una forza politica deve essere discusso in forma dialettica sia con gli amministratori pubblici che con i cittadini. (5)

A livello nazionale sono d’accordo con la proposta di Asor Rosa (6): occorre individuare pochi ed essenziali punti programmatici, questo ci farebbe uscire dal nostro ombelico e aiuterebbe anche a trovare mediazioni chiare tra i soggetti in campo. La maggior parte degli italiani stanno soffrendo per la difficile situazione economica, le cose che sosteniamo avrebbero il consenso di gran parte degli italiani se fossimo credibili come forza poltica. Iniziare dal Lavoro sarebbe la cosa più giusta, ad esempio partire dal piano presentato con Gallino e Airaudo (7). SEL potrebbe avere un ruolo determinante se si riuscirà di scrivere un programma comune in questo scorcio di estate e poi, a settembre, a lanciare iniziative in tutto il territorio nazionale.

Gian Franco Ferraris

!)  Gabriele Pastrello : “Pastrello abbassa il rating al governo Renzi e prevede il futuro meglio di Scalfari”, NuovAtlantide 12 agosto 2014

2) Alfonso Gianni :” il futuro della lista Tsipras fuori e contro il PD,” anche su NuovAtantide

3) Alfredo Morganti:” Berlinguer rovesciato”, NuovAtamtide e “Mutazione” NuovAtlantide

4) Antonio Napoletano : “a quelli che – senza di lui non si vince – ” NuovAtlantide e ” E adesso poveruomo?,” Nuovatlantide

5) g. ferraris : “Assemblea lista Tsipras. Luglio 2014 – diario rurale e tre proposte”, NuovAtlantide

6)  Alberto Asor Rosa “Matteo Renzi un politico postdemocratico” pubblicato da Il Manifesto

7) Luciano Gallino : “Un Green New Deal per creare 1,5 milioni di posti di lavoro” su NuovAtlantide

Daniela Preziosi intervista Massimiliano Smeriglio: “Lista Tsipras da democratizzare”

da il manifesto del 24 luglio 2014

Sinistre. Il responsabile organizzazione di Sel: la linea non la decidono i saggi, nessuno si senta l’oracolo di Alexis

Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della regione Lazio e responsabile organizzazione Sel

L’«ademocrazia», il «tappo» sui gio­vani, le «pul­sioni pro­prie­ta­rie» e quelle gril­line met­tono a rischio il futuro della lista Tsi­pras. All’indomani della prima assem­blea nazio­nale, Mas­si­mi­liano Sme­ri­glio, respon­sa­bile orga­niz­za­zione di Sel e vice di Zin­ga­retti nel Lazio, avverte che qual­cosa non va. «È posi­tivo aver scelto un’agenda di mobi­li­ta­zioni per l’autunno: il rap­porto con i sin­da­cati e con la Fiom, con il movi­mento stu­den­te­sco. Ma per il resto l’assemblea è stata rituale, stanca: una bat­tuta d’arresto».

Per­ché una bat­tuta d’arresto?

Marco Revelli ha ragione quando dice abbiamo ‘avuto il comu­ni­smo di guerra’. Nella fase d’emergenza del voto abbiamo dato giu­sta­mente tutto il potere ai saggi. Ma che oggi, dopo il voto, le cose restino così è un pro­blema. Que­sti saggi somi­gliano al governo dei tec­nici: si sono auto­scelti, nes­suno li ha mai votati.

I tre euro­par­la­men­tari sono stati votati.

Sono stati votati per fare gli euro­par­la­men­tari. Ma la dimen­sione ade­mo­cra­tica della lea­der­ship della lista è palese. Secondo: qua e là emer­gono pul­sioni gril­line. In una com­mis­sione dell’assemblea si cri­tica un ‘faci­li­ta­tore’ (respon­sa­bile, ndr) come San­dro Medici con la moti­va­zione che ‘è un pro­fes­sio­ni­sta della poli­tica’. Con que­sto cri­te­rio anche Tsi­pras sarebbe escluso. Que­ste cose non vanno solo denun­ciate: vanno bat­tute poli­ti­ca­mente con potenti inie­zioni di demo­cra­zia. Dob­biamo aprirci con­tro le pul­sioni esclu­denti e pro­prie­ta­rie, ren­dere con­ten­di­bile il campo e la linea poli­tica della lista. Demo­cra­tiz­zarci. E ringiovanirci.

Vuole già rot­ta­mare i saggi?

La pla­tea di sabato aveva un’età media alta, in gran parte il ceto poli­tico scon­fitto degli ultimi trent’anni. La prima rela­zione è durata un’ora, la seconda 40 minuti. Così si vuole par­lare ai gio­vani? I saggi fin qui hanno dimo­strato di non sapere, o non volere, valo­riz­zare quel po’ di movi­menti gio­va­nili che alle euro­pee hanno espresso molto e rac­colto voti. Con­tro que­sti gio­vani, i saggi fanno da tappo.

Una delle elette è una gio­vane donna. Cos’altro dovreb­bero fare?

Favo­rire il salto gene­ra­zio­nale, pren­dere esem­pio dalla spa­gnola ‘Pode­mos’. Biso­gna inve­stire in un’agenda di cose da fare e risco­prire la forza del con­flitto. La lista Tsi­pras ha un futuro se saprà inter­pre­tare le ten­sioni dell’autunno. Ma per sce­gliere que­sta strada biso­gna usare la demo­cra­zia: noi di Sel siamo un par­tito tra­di­zio­nale e pic­colo, ma la nostra linea la sce­glie una lea­der­ship decisa in una forma demo­cra­tica, appros­si­ma­tiva quanto si vuole, ma che è il con­gresso. Non può sce­glierla chi ritiene di avere i giu­sti quarti di nobiltà tsi­prota. Ho sen­tito la capo­de­le­ga­zione a Bru­xel­les fare la rela­zione sulla linea poli­tica della lista. Avrei pre­fe­rito sapere come si met­terà a dispo­si­zione e in col­le­ga­mento con i pro­cessi reali del paese.

Ancora la pole­mica con­tro Bar­bara Spinelli?

No, ma per sce­gliere ‘la linea’ ser­vono pro­cessi demo­cra­tici. E per andare avanti serve inve­stire sui più giovani.

Ora alle regio­nali rischiate di andare sparsi?

Sarò chiaro: per noi ogni ragio­na­mento ‘a pre­scin­dere’ è un errore. Per­sino un par­tito molto radi­cale com’era il Prc di Ber­ti­notti, nel 2001 e nel 2008 men­tre rom­peva con il governo cen­trale faceva l’accordo per il governo di Roma. E’ sba­gliato sia dire ‘sem­pre con il Pd’ sia dire ‘mai con il Pd’. Anche Tsi­pras dice che Renzi non è un inter­lo­cu­tore in Ita­lia ma lo è in Europa. Spi­nelli dice di non essere d’accordo. Noi sì: per noi il Pd di Renzi oggi non è un pos­si­bile alleato di governo, ma regione per regione vogliamo valu­tare quello che suc­cede. Chi deve deci­dere cosa fare in Cala­bria, i cala­bresi o i saggi? Cen­tra­liz­zare la deci­sione è un ritardo di cul­tura poli­tica. Invece misu­rare le scelte dai metri di distanza dal Pd è una sciocchezza.

È quello che farà Sel o una pro­po­sta a tutti?

Lo pro­po­niamo a tutti e noi lo pra­ti­chiamo già. La nostra pre­oc­cu­pa­zione è dare un futuro al suc­cesso delle euro­pee. La scelta di cosa fare in Cala­bria non pos­sono farla i saggi e nean­che i pur eroici quin­dici del comi­tato di Cori­gliano; né in Emi­lia Roma­gna quelli che si sono inte­stati legal­mente il comi­tato Tsi­pras. Ci vuole una con­sul­ta­zione aperta e tra­spa­rente in cui chie­diamo, per esem­pio in Cala­bria, se la can­di­da­tura di Gianni Spe­ranza (di Sel, ndr) può avere forza nella costru­zione della coa­li­zione. E così nelle altre regioni che andranno al voto: apriamo i ban­chetti, i gazebo. Per Sel la coa­li­zione resta un obiet­tivo. Non sap­piamo se riu­sci­remo a farla ovun­que, ma chi vuole far sal­tare tutte le coa­li­zioni ter­ri­to­riali sap­pia che ci tro­verà lungo la strada, den­tro una con­tesa poli­tica. In un con­fronto demo­cra­tico siamo dispo­ni­bili a discu­tere su tutto. Se qual­cuno si sente pro­prie­ta­rio della discus­sione per imporre il bravo com­pa­gno che prende tre voti, non ci stiamo. E un’ultima cosa.

Prego.

In rete leggo cose orri­bili. Noi non chie­diamo a nes­suno di rinun­ciare a se stesso. Chie­diamo però un campo aperto dove si possa fare un con­fronto demo­cra­tico, una testa un voto. I tor­que­mada del mouse abbiano più rispetto per Sel e per le sue scelte gene­rose e senza con­tro­par­tita. Sel ha rinun­ciato a molte cose per dare il buon esem­pio e met­tersi in sin­to­nia con la volontà di cam­bia­mento. Però que­ste scelte gene­rose non sono una resa né una regola eterna. Sel ci sarà fin­ché non nascerà qual­cosa di più grande e più cre­di­bile. A que­sto scopo Sel abita più luo­ghi: la lista Tsi­pras, la rela­zione con eco­lo­gi­sti, con Fas­sina, Cuperlo, Civati: tutti pezzi di una ricerca. I sacer­doti del mino­ri­ta­ri­smo se ne fac­ciano una ragione. Noi non ci arren­diamo al ren­zi­smo, ma non ci inte­ressa rimet­tere insieme i cocci della sini­stra minoritaria.

Di que­sto avete par­lato con Tsipras?

Sì. E segnalo che Tsi­pras, che è un lea­der serio, ha cer­cato di incon­trare Renzi; e se non l’ha incon­trato è per colpa di Renzi. A Tsi­pras teniamo molto, lui è il lea­der euro­peo natu­rale di tutta que­sta coa­li­zione, con lui sen­tiamo una pro­fonda sin­to­nia. L’auspicio è che in Ita­lia non ci sia chi ritiene di esserne l’interprete esclu­sivo, il suo oracolo.

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3 commenti

Paolo Morelli 12 Agosto 2014 - 16:40

Analisi di Ferraris puntuale, purtroppo Sel ha aderito all’altra Europa con Tsipras con ambiguità e in buona parte perchè da sola dimezzava i voti. I nodi ora, vengono a galla, Sel amministra in tutta Italia con il Pd e non vuole restare a mani vuote e dall’altra parte sa che se si presenta alleata con il PD rischia di non prendere voti.

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Paolo Barbieri 12 Agosto 2014 - 17:23

“Lista Tsipras da democratizzare”

A me pare proprio la volontà di ricondurre il tutto dentro i rigidi schemi dei partiti tradizionali, vale a dire “soffocare il bambino nella culla”

Come se ancora qualcuno non avesse capito che politica e partiti hanno consumato ogni ultimo brandello di credibilità presso la Cittadinanza diffusa e che se qualcosa di dimensioni tali da influenzare i corsi della politica può ancora nascere, nascerà fuori dai rigidi schemi partitici. Questi destinati a restare piccoli e presuntuosi club di intime discussioni politiche per qualche incerta residuale testimonianza.

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Eugenia 13 Novembre 2014 - 20:29

Analisi perfetta, il peggio sono i leader delle capre impazzite della sinistra. Renzi è una marionetta ed è incapace di governare, ma conosce bene i suoi rivali…Barbara Spinelli è una donna competente e coraggiosa ed è stata trattata dai suoi compagni in modo indegno

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