di Rosa Fioravamte – 24 settembre 2017
Una cosa di questi dibattiti fra leader della sinistra che si stanno protraendo da per sempre, io non la capirò mai. Posto che il perimetro di un percorso politico debba essere definito evidentemente per capire in che direzione si vada (il che esclude in questo momento il partito democratico per scelte di metodo e di merito fatte dalla sua dirigenza – mentre sulle singole questioni si può sempre collaborare), posto che questo sia essenziale per dare una cornice ideologica seria; che senso ha dire “guardiamo al futuro” per poi rinfacciare la qualunque (per lo più anche con buone ragioni a mio giudizio) a Bersani, Rossi and co? Non si farebbe prima ad organizzare un fronte che su alcune questioni più o meno specifiche dia battaglia politica e faccia vincere la propria idea e la propria visione all’interno del dibattito democratico (quello sì che deve essere garantito!!) nel nuovo soggetto? Farebbe pure bene discutere e non pretendere soggetti precostituiti che assomiglino a ciascuno in tutto e per tutto, anzi è spesso proprio questo che un pezzo di società disorientata e confusa chiede; si cercano alcuni punti fermi ma anche la possibilità di portare una propria visione su moltissimi temi. Infondo se non c’è dibattito le persone non si appassionano e non partecipano. Ci sarà un’ala più conservatrice e una più progressista, o una più istituzionale e una più movimentista, (sarebbe anche tempo!) ecc. ma se siamo d’accordo che cose come il jobs act, la buona scuola, lo sblocca italia, l’italicum ecc non devono più esistere e anzi bisogna andare in direzione opposta a me non sembra insormontabile la possibilità di creare consenso (!) attorno ad alcuni modi per mettere in pratica questo intendimento. Si renderebbe un ottimo servizio anche ad una generazione, la mia, che ha tante ottime qualità (per esempio una visione del mondo, anche fra le persone spoliticizzate, spesso più lucida di tanti politici di lungo corso), ma alla quale nessuno ha insegnato le modalità di una battaglia politica determinata e allo stesso tempo rispettosa, coraggiosa ma costante non infantile.
Io ad esempio penso che ai trattati di Maastricht, al fiscal compact e parentele vada fatta una serissima opposizione anche se fosse necessario sconfessare parte dell’impostazione dell’Ulivo che pure so essere stagione cara a molti e lo rispetto, e penso che il governo Monti sia stato un errore colossale, con conseguenze persino violente sulle vite delle persone e drammatiche per la nostra democrazia e penso tante altre cose di questo genere. Ma perdere 6 mesi, nei quali ad ogni evento pubblico si finisce a parlare della guerra in Kosovo, dell’inceneritore in toscana ecc. ecc. (senza minimamente sminuire il problema della politica estera, tema troppo ignorato e delle mordenti questioni toscane) magari senza nemmeno avere già pronto (quello sì!) un piano di governo basato sulla riqualificazione del territorio e su una visione lucida degli interessi strategici nazionali, mi sembra l’altra faccia del discutere per altrettanti mesi di una leadership monocratica che non serve (persino a prescindere dal quale sia) o del non capire che su visione del mondo, lotta alle diseguaglianze, capacità di fare opposizione ad un sistema ingiusto, non si può essere timidi e soprattutto non si può tacciare di minoritarismo chi non è disposto a fare compromessi sulla pelle dei più deboli.