Fonte: PoliticaPrima
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di Maurizio Alesi – 19 luglio 2015
Come andrà a finire questa turpe storia delle intercettazioni, la frase di Tutino e i presunti silenzi di Rosario Crocetta, lo vedremo nei prossimi giorni.
Ma qualunque sia la conclusione, questo presidente era, già da molto tempo prima, politicamente inadeguato a ricoprire le funzioni di governatore della Sicilia. La frase: “Lucia deve essere fatta fuori come suo padre” che avrebbe riferito Matteo Tutino al telefono con Crocetta, per la sua gravità, e per il messaggio sinistro che contiene, c’è solo da augurarsi che non sia mai stata pronunciata e che la politica non sia ridotta fino a questo punto.
Quello che comunque è emerso dai verbali delle conversazioni (quelle si, trascritte, e verificabili) tra il primario di Villa Sofia e “il rivoluzionario” contiene già elementi tali da ritenere imbarazzante la permanenza a Palazzo d’Orleans, sede del governo dell’isola. Crocetta ha sempre sguazzato nel controverso, contradditorio e politicamente redditizio palcoscenico dell’antimafia autoreferenziale e di facciata. E in qualunque altro Paese civile, la semplice amicizia e il rapporto intrinseco con personaggi alla Tutino, sarebbe motivo di immediate dimissioni, soprattutto per un “corazziere della legalità” come lui. Dopo l’arresto di Matteo Tutino (per l’accusa di interventi estetici spacciati effettuati a carico dei cittadini), Crocetta lo definiva il suo medico personale, e i suoi rapporti quelli di una semplice relazione tra paziente e sanitario.
“Tutto era pronto – mette a verbale il dottor Antonio Iacono – per l’intervento di lifting addominale dello stesso Crocetta, da fare di domenica, ma si sarebbe dovuta inserire in cartella la diagnosi di obesità allo scopo di fare apparire l’intervento come funzionale. Ma poi la cosa saltò dopo la sua segnalazione ai vertici dell’ospedale”. Sentite come si esprimeva Saruzzu (Rosario): “Tutino è una brava persona, mai visto uno con un profondo senso della religione come lui”. Mentre, invece lo utilizzava per ricevere informazioni sull’assessorato alla sanità, accoglieva le sue lagnanze nell’ambito dell’Ospedale dove faceva (sembra senza neanche averne i titoli) il primario. Con lui Crocetta era sempre premuroso, gli dava dei consigli e gli indicava la strada per risolvere i problemi, molto spesso relativi a conflitti di potere.
“Cù Lucia ma viru io” diceva scanzonato il presidente badante. “Io per te darei la vita” rispondeva dall’altro capo del telefono il mitico Tutino (manco se fosse un eroe della Resistenza). Se questi sono semplici rapporti tra medico e paziente, dite voi. Un altro episodio che descrive lo spessore del moralizzatore di Palazzo D’Orleans, risulta dai verbali dove si evidenzia il pesante interessamento di Crocetta su una questione sulla quale non ha alcuna competenza e che non riguarda il suo ufficio, una vera e propria interferenza illegittima.
Con grande “eleganza” il Presidente annuncia di voler “sbagnare” (trasferire) altrove Daniela Faraoni, la direttrice amministrativa dell’ospedale “Villa Sofia”, che aveva sollevato perplessità sul curriculum del dr. Tutino, chiedendo la revoca dell’incarico come primario. A proposito, ma Crocetta non aveva promesso di liberare la sanità dalle grinfie della politica? Evidentemente ha poi deciso di crearsi un paravento d’acciaio utilizzando come foglia di fico Lucia Borsellino, per continuare a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda dei suoi predecessori. Per chi volesse approfondire e deliziarsi a leggere gli sproloqui presidenziali può consultare il sito di Live Sicilia.
Ecco perché non serve aspettare di sapere la verità sulla frase e sui silenzi dei due compari. Crocetta è abbondantemente delegittimato, sia sul piano politico che morale. Non c’è bisogno d’altro per togliere il disturbo. Lucia Borsellino ha lasciato il suo posto per “motivi etici e morali” determinati dal Governatore e dalle sue amicizie. Le intercettazioni sono ininfluenti al fine di stabilire e decretare il fallimento totale di un esperienza infausta.
Personalmente penso che un settimanale storico come l’Espresso abbia piena consapevolezza di ciò che scrive e che pubblica. L’idea che abbia agito con superficialità, senza nessun riscontro, su una notizia bomba come questa, francamente è dura da digerire. “Il dialogo esiste ma non fa parte degli atti pubblici” confermano gli autori dell’articolo. Ma non mi permetto di anticipare nessun esito.
Il suo partito, il solito, etereo, evanescente PD nel giro di 24 ore è passato da giustiziere irremovibile che voleva la testa di Crocetta, a garante della continuità del suo Governo. Insomma per il PD il problema era solo quello della telefonata di Tutino. Una volta tranquillizzati dalla smentita della Procura di Palermo, si torna come prima, più di prima; avanti tutta. Per il PD è normale avere riconfermato la stessa struttura burocratica (cuore pulsante della Regione) preesistente già nell’era lombardiana.
Per il PD è naturale che il suo presidente abbia al suo fianco gli stessi sponsor politici (Lumia, Cardinale, Pistorio e compagnia cantando), che hanno sostenuto fino alla fine, Raffaele Lombardo con alle spalle due condanne per fatti di mafia. Per lor signori questo sarebbe il viatico per garantire una buona amministrazione. Chi può immaginare che in Sicilia si possa realizzare la meravigliosa rivoluzione copernicana strombazzata col megafono da Crocetta, mantenendo lo status quo nei centri decisionali? Il PD lo sa benissimo ma, come dicevano i latini: primum vivere.
Adesso cominceranno le accuse sui dossieraggi, sul metodo Boffo, sulle leggi bavaglio e i soliti gargarismi sulle “intercettazioni che non hanno rilevanza penale”. Tutti argomenti per distogliere l’attenzione sui perduranti danni provocati da questo Governo. I siciliani continueranno a patire, in attesa di nuove e stravaganti performance del “perseguitato” presidente della Regione, e delle giravolte del Partito Democratico. E i sondaggi che lo danno in caduta libera e i grillini in forte ascesa fanno il resto. Così va la politica, in Sicilia e non solo.