SIAMO ESCLUSIVAMENTE UN ORDINAMENTO DELLA NATURA???

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

SIAMO  ESCLUSIVAMENTE UN ORDINAMENTO DELLA NATURA??

  La domanda è attuale e allude alla diffusa concezione che ci vuole per così dire “minerali” di straordinaria complessità ma pur sempre omogenei con il mondo esterno. Come siamo arrivati a a ciò?

Dobbiamo fare un passo indietro e ricordare che Agostino di Ippona (354-430) si proponeva di acquisire quella vera certezza, assolutamente priva di inganni, che si raggiunge solo se riferita a ciò che sperimenta la persona nel suo intimo. Tutto il resto potrebbe essere incerto secondo Agostino. Se le cose che appaiono ai nostri occhi, o sono udibili alle nostre orecchie, o che lasciano impressioni sugli altri nostri organi di senso, siano realmente così costruite come appaiono all’evidenza dei sensi, questo non si può sapere. Agostino pensa che questo mondo così come si trova davanti a noi, non possa offrire alcuna certezza incondizionata, che non se ne può ricavare nulla su cui basare un punto fermo e sostanziale. Il pensiero greco puntava verso l’anima; in Agostino siamo diretti verso il centro della vita dell’anima.

Tutto quello che ci viene raccontato come reale è soggetto a inganno; ma non si può assolutamente dubitare che ciò che si sperimenta nel proprio essere interiore, come le proprie idee e sentimenti, sia la verità. Questo è in sintesi il pensiero di Agostino, e parlarne oggi non è un vano esercizio perché ci permette di definire meglio la nostra condizione.

Cartesio (1596-160) ripartì da Agostino. La sua affermazione: “Penso, quindi esisto”, che rimane vera anche se dubitiamo di tutto il resto, prende come avvio proprio il punto di vista di Agostino. Il fatto è che la sintesi di Cartesio venne formulata in un periodo posteriore e comporta degli interrogativi. Qui veniamo al punto cruciale. La coscienza di Agostino è ben diversa dalla coscienza di Cartesio. E qui si rivela tutta la posizione storica di Agostino per l’umanità moderna.

Quando qualcuno ammette coraggiosamente, come sant’Agostino, che la vera certezza la si può trovare solo in ciò che si sperimenta nel proprio intimo, allora dovrebbe esserci l’altro polo di questo coraggio. Bisogna anche avere il coraggio di ammettere che la vera certezza sulla realtà non si trova nella rivelazione dei sensi. Ci vuole un vero coraggio interiore nel pensiero per negare nella realtà esterna quella vera certezza, che il materialismo moderno ritiene assolutamente sicura. E ciò ci riporta alla domanda che apre l’articolo.

Possiamo guardare indietro a Agostino e affermare, dal suo punto di vista, l’incertezza riguardo alla verità di tutte le rivelazioni esterne, e la vera certezza solo nell’esperienza di ciò che portiamo nell’anima. Ora, se si accetta una idea del genere, ciò presuppone che, come essere umano, si abbia un certo coraggio.

E, d’altro canto, ci vuole coraggio per ammettere che la vera certezza arriva solo quando si è veramente coscienti di ciò che si sperimenta interiormente. E Agostino ne era oltre modo cosciente per le condizioni della sua anima agli inizi del primo Millennio. Ora, con quale diritto Agostino poté invece arrivare alla sua opinione?

Durante l’epoca di Agostino, negli esseri umani viveva ancora qualcosa come un’eco dell’antica chiaroveggenza atavica. La storia oggi si accorge troppo poco di queste cose e ne sa veramente poco; ma numerose furono quelle persone che sapevano, per esperienza diretta, che esisteva una vita spirituale. Perché lo vedevano. Perché interveniva nella loro vita di sonno. Perché il loro sonno non avveniva in modo del tutto inconscio come è oggi per noi. Quegli esseri umani nell’epoca greco romana sapevano che, dal sonno fino al risveglio, tutto ciò che gli apparteneva come idee e come sentimenti, passando dalla veglia al sonno, continuava ancora a svolgersi, ma in altre forme. La loro vita da svegli da cui traevano elementi di verità si immergeva, per così dire, in una vita di sonno cosciente, seppur affievolita, sbiadita. Erano quei momenti di sonno in cui la vita si rivelava loro come vita reale e concreta nello spirito, non era solo verità ma anche realtà. Dunque, nell’epoca di Agostino il sonno non si dava in modo del tutto incosciente. Il fatto che si potesse afferrare anche solo una percezione del pullulare della vita spirituale, sulla quale tenersi saldi, era assolutamente possibile ancora all’epoca di sant’Agostino.

  Arriviamo ora all’epoca moderna, inaugurata da Cartesio. Con i mezzi posseduti da chi oggi si pone idealmente a ripetere l’esperienza di Agostino, non si va molto lontano, perché ogni sonno smentisce la reale certezza delle proprie esperienze interiori. Cartesio non osservò che ogni notte ci sfugge il pensiero. Ogni volta che oggi entriamo nell’incoscienza del sonno, ci viene strappata quella certezza assoluta dell’esperienza interiore di cui parlava Agostino, ci viene strappata la realtà. È cambiata profondamente la nostra anima, perché è passata da una veggenza residua (Agostino) agli inizi del primo millennio al nostro sonno incosciente e al pensiero astratto attuale che non riesce ad afferrare la realtà completa ma solo una apparenza data dalla percezione sensoriale e scambiata per realtà. Quindi ciò che consideriamo oggi, ciò che il pensare comune ci dice nella nostra vita presente sulla Terra, non ha ancora alcuna realtà. Ciò è riconosciuto anche da alcuni uomini che pensano scientificamente.

  La nostra vita interiore, pensieri e sentimenti, la concepiamo materialisticamente come una organizzazione basata sulle leggi del mondo esterno, come se fossimo intessuti in un ordinamento della Natura. Possiamo dire: è vero che la verità risplende nel nostro intimo, ma risplende solamente come un barlume di speranza per acquistare la visione completa. Agostino pensava che questo mondo così come si trova davanti a noi, non potesse offrire alcuna certezza incondizionata, che non se ne poteva ricavare nulla su cui basare un punto fermo e sostanziale. Ce ne siamo dimenticati? La lezione di Agostino rimane lì a ricordarci che senza una autentica visione del mondo spirituale siamo soggetti all’illusione.

FILOTEO NICOLINI

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