Fonte: La Fionda
Sette errori di Giorgia
Giorgia è naturalmente il (o la) Presidente del Consiglio dei Ministri della nostra Nazione (cioè dell’Italia). Gli errori da lei commessi, diranno subito parecchi, son più di sette. Certo che sì. Ma qui si vorrebbero censire quelli più significativi: la critica, avverto, non è politica – sui contenuti politici delle scelte operate – ma strategica. Allora prendiamo pure le opzioni di Giorgia, le sue premesse politiche (che poi non sono così chiare come sembra a certi, ma piuttosto ‘liquide’); e proviamo a vedere dove ha sbagliato a suo danno, che non è detto si sia riversato sulla Nazione. Anzi l’impressione è che, naturalmente, l’opposizione ne sia lieta o lietissima in quanto alle prossime elezioni gli errori di Giorgia potrebbero tradursi in un decremento, anche importante, delle sue chances di ripetersi alle politiche del 2027, cioè di vincerle. Sette in quanto numero perfetto: i sette re di Roma, i sette giorni della settimana, i sette vizi capitali (il che non sottende alcun giudizio etico-istituzionale sulle cantonate di Giorgia). Allora partiamo.
1. Ministri e Sottosegretari. Il Governo Meloni è nato includendo persone che sarebbe stato utile (per Giorgia) tenere fuori. Non mi riferisco a Salvini: come avrebbe potuto escluderlo? Mi riferisco a uomini e donne del tipo di Santanchè, Lollobrigida, Sangiuliano, Montaruli, Sgarbi, Delmastro; ma aggiungerei anche di Roccella, Nordio, Bitonci, Durigon. Mi fermo qui. Anzi, mi fermo ai primi sei nomi: era prevedibilissimo che avrebbero fatto problema e l’hanno puntualmente fatto. Giorgia, credo, che lo sapesse. Ricordiamo le sue tirate sulla composizione del Governo prima della sua genesi ufficiale? Aveva fatto ben sperare. Evidentemente ha ceduto in itinere. Incongruenza altrettanto grave, che lascia l’impressione che Giorgia possa talvolta parlare senza sufficiente ponderazione: il commovere che prevale sull’intelligere. Almeno a tutta prima.
2. Premierato. Errore grave perché la espone a un grave rischio: che la riforma, scritta chissà da chi (e tecnicamente molto mal redatta), non sia approvata in sede parlamentare o, peggio (per Giorgia), sia bocciata dal popolo chiamato a pronunciarsi con il referendum costituzionale. Azzarderei che questa mi parrebbe la conclusione più probabile. Ma allora perché correre tale rischio? Forse se ne è accorta anche lei, ma tardivamente: dimostrando con ciò di non aver il polso della situazione e di non far tesoro del precedente rappresentato dalla bocciatura popolare della riforma costituzionale Renzi-Boschi. Comunque lascia basiti che, in questi ultimi giorni, Giorgia vada pontificando al mondo che il suo è l’unico governo solido in UE. Ma se fino ad oggi ci ha ripetuto – e, con i lei, i suoi – che la riforma Casellati è stata concepita proprio per permettere alla Nazione italiana di disporre finalmente di governi solidi? Non capisco più cosa abbia veramente in testa il (o la) Presidente.
3. Autonomia differenziata. Errore grave, forse un po’ meno rispetto all’errore 2. Meno perché al Governo c’è la Lega, la forza politica che ha voluto la riforma, anche per garantire certi equilibri interni (minacciati da uno come Zaia). Ma l’errore resta grave per le stesse ragioni del premierato. Oggettivamente non è una riforma che si accorda (anzi, è antitetica) con il patriottismo, reale non di facciata, dei Fratelli (che pur lo interpreteranno a modo loro). Anche qui una prova d’incongruenza, che i Fratelli corrono il grave rischio di pagare salatamente se la legge Calderoli verrà sottoposta (com’è giuridicamente ineccepibile) a referendum: perché è certo che una parte degli elettori dei Fratelli voterà per l’abrogazione in ragione del loro patriottismo diffuso (e, per gli elettori del Sud, destinato ad essere rafforzato dall’essere quella una legge premiante le Regioni del Nord).
4. Politica estera. Giorgia ha viaggiato molto: l’obiettivo era di presentarsi, accreditarsi, suscitare simpatia. C’è riuscita? Forse sì. Ma l’errore, di matrice berlusconiana, è che la cordialità (eventualmente) suscitata non si è tradotta, come probabilmente lei pensava e sperava, nel rafforzamento della posizione della Nazione nello scacchiere internazionale, dove l’Italia non gode mediamente di credibilità né riesce (nonostante Monti e Draghi …) a costruire un patrimonio di credibilità. Giorgia ha cercato di apparire come la più atlantista dentro la Nato. Ma quali vantaggi concreti ha ricavato? In UE si è condotta, più o meno, allo stesso modo (liaison con Ursula e appaiamento frequente con lei, presenza costante a Brussels, grandi sorrisi e abbracci). Risultato: ad oggi esclusione dell’Italia dalle trattative decisive per la creazione dei nuovi vertici europei e nessuna poltrona in UE. Intanto anche Orban, a cui Giorgia si era parecchio dedicata, se ne è andato per la sua strada (anche a Mosca e a Pechino); e il gruppo orbaniano dei Patrioti ha scalzato i Conservatori di Meloni dal terzo posto nella classifica degli eurogruppi più numerosi.
5. Economia e finanze. Ovviamente qui il discorso sarebbe lungo e complesso. Ma è un errore consegnarsi al turismo per salvare la Nazione. Il turismo potrà salvare i ceti interessati (molto meno chi lavora alle loro dipendenze). Ma quanto vale realmente quest’immagine del Bel Paese, delle sue coste, delle sue montagne, delle sue città d’arte, della sua cucina, dei suoi prodotti alimentari? Ci salverà il made in Italy con il liceo ad esso dedicato (375 iscritti in tutto)?Noi abbiamo bisogno di rilanciare la produzione industriale, in decrescita costante e molto, molto preoccupante: ad aprile di quest’anno la produzione industriale registrava una flessione dell’1% rispetto al mese di marzo; ma l’indice complessivo registrava una flessione del 2,9%, con flessioni più ampie nel tessile (-13,3%), nell’automotive (-9,3%), nei petroliferi raffinati (-8,1%). Non si è visto, né si è veramente parlato di un piano industriale. Mentre ci si è parecchio preoccupati di tutelare i balneari la cui posizione è oggettivamente indifendibile a livello giuridico. Fiscalmente gli operatori turistici – ma anche le partite Iva: professionisti, commercianti, artigiani – sono stati favoriti. Può comprendersi perché in questi settori si annidano molti elettori dei partiti al governo. Ma nei medesimi settori si annida anche una parte significativa dell’evasione fiscale: i baristi denunciano mediamente 8.100 euro annui, i ristoratori 8.600, i balneari 14.200. Si presenta così un problema di giustizia; e penalizzata o discriminata è risultata anche una quota di elettori di centro-destra, specie di FdI.
7. Postura. Intendo che l’atteggiamento di Giorgia è sembrato inadeguato in più occasioni. Spavalderia, ira, discorsi gridati: tutto ciò non si confà a chi sia ai vertici del Governo di un Paese, prima che a quelli di un partito. Possibile o probabile che il successo elettorale abbia conferito alla vincitrice un sentimento di sopravvalutazione. È capitato ad altri prima di lei in anni recenti. Se ne dovrebbe guardare: l’elettorato italiano è allo sbando e quella minoranza che va a votare lo fa, per lo più, per disperazione. Cioè è disperata ma, nel contempo, proprio perché non si astiene, continua a sperare nel miracolo del cambiamento che puntualmente non si realizza. Ecco che la minoranza non astensionista è pronta a cambiare cavallo. Fossi Presidente del Consiglio ci penserei. Se lo pensa anche Giorgia, agisca allora in conformità.