Senza Speranza

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=2789

di Lucia Del Grosso – 22 ottobre 2017

MDP perde il pelo, ma non il vizio del tatticismo.

Si contorce ancora in politicismi: lanciamo la sfida a Renzi così lui risponde di no e quindi il cerino torna in mano a lui e l’elettorato si convince che siamo più affidabili noi e ‘ndringhete ‘ndrà.

E fin qui si tratta improvvida operazione di comunicazione: è intelligente lanciare il messaggio di volersi attaccare a un convoglio finito su un binario morto, a giudicare dall’accoglienza al capotreno del PD alle stazioni e al disastro annunciato delle elezioni siciliane?

Ma non si tratta solo di tatticismi che fanno cadere le braccia, c’è di peggio: la proposta di  MDP di modificare la legge elettorale aumentando la quota maggioritaria per riaprire il tavolo delle trattative con il PD.

E qui dal sorriso compassionevole che si riserva a quello della compagnia meno sveglio si passa all’incazzatura feroce. Perché si palesa il disegno di MDP mai abbandonato: promuovere accordi elettorali con il PD nei collegi.

Non c’è niente da fare, unisci tutti i puntini e viene fuori il ritratto di MDP di Giano Bifronte. Una faccia è proiettata verso la ricostruzione di una sinistra degna di questo nome, ma è timorosa e irresoluta. L’altra invece non riesce a staccarsi dall’orizzonte del centrosinistra e sogna di riprendersi il contenitore politico di quel progetto, cioè il PD.

E tanto più si avvicinano le elezioni siciliane che potrebbero rappresentare il colpo di grazia a Renzi, tanto più si inventano occasioni per riavvicinarsi al PD con la speranza di poterci balzare sopra.

Penosa illusione. Un partito si caratterizza per la sua base sociale e la base sociale del PD non è più quella tipica di un partito di sinistra. Oramai i riferimenti sociali storici della sinistra sono tutti refluiti verso le destre, i 5 Stelle e l’astensionismo. E non torneranno all’ovile attratti da un progressismo minimale quele può essere quello di una riedizione ripulita da Renzi del centrosinistra. Che è una formula perdente in tutta Europa anche senza Renzi.

Mi auguro un oscuramento di questa faccia irritante di Giano in MDP, anche per il suo bene, perché è una faccia che si affaccia su un vicolo cieco.

Io personalmente la prenderei a schiaffi per la slealtà nei confronti di Sinistra Italia, Possibile e gli altri soggetti impegnati nella ricostruzione della sinistra in Italia, che sono costretti ad assistere periodicamente a queste ridicole giravolte.

C’è del renzismo in questa disinvoltura, non se ne rendono conto i compagni di MDP? Pensano poi di essere credibili quando accusano Renzi a ragione di inaffidabilità e di tatticismo senza progetto?

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2 commenti

Sandro 23 Ottobre 2017 - 14:08

C’è un errore di fondo nel tuo ragionamento, che è la convinzione che l’unione della sinistra si faccia unendo alcune sigle autoreferenziali. La sinistra è una prateria molto più vasta delle riserve indiane in cui si sono rinchiusi i protagonisti delle continue, inutili e spesso incomprensibili divisioni che si sono susseguite nel tempo.

Nessuna di queste sigle, ad esempio, ha saputo attrarre i milioni di elettori di sinistra che hanno abbandonato il PD per rifugiarsi nell’astensione o nel voto di protesta. Nè riesce a diventare un’alternativa credibile per gli elettori autenticamente di sinistra (e sono tanti) che non riescono a staccarsi dalla “ditta”.

Non solo, non riesce ad intercettare un solo voto delle fasce sociali più deboli, quelle massacrate dalla crisi economica più devastante del dopoguerra, che dovrebbero sentirsi tutelati dalla sinistra (e che votano per Lega o 5 stelle).

Eppure la deriva politica del PD ha lasciato libero un “terreno di caccia” vastissimo.

Bisognerebbe avere la forza (e la volontà) di fare un’autocritica vera e profonda, e il coraggio di azzerare tutto. Finchè non prenderemo atto che non esiste “LA sinistra” ma esistono tante sensibilità della sinistra, tutte legittime, andremo poco lontano.

Chi, da sinistra, continua a puntare il ditino contro altri compagni, non è animato da una reale volontà unitaria. Se smettessimo di ascoltare Speranza, Fratoianni, Acerbo, Fassina, Civati e Montanari (solo per citarne alcuni) e iniziassimo a far parlare gli operai, i pensionati, i disoccupati e gli studenti, ci renderemmo conto che le divisioni non esistono e che creare l’unità della sinistra, vera, di classe e popolare, è possibile. Bisogna però scemndere tutti di cattedra e imparare ad ascoltare e ascoltarci.

Ciò premesso, sono un pragmatico e credo che bisogna lavorare tenendo conto della situazione data, che a sinistra è quella che stiamo vivendo.

Dal punto di vista tattico e mediatico, la mossa di Speranza è utile a dimostrare che il PD non guarda più a sinistra e lancia un messaggio chiaro a molti compagni che ancora lo votano in buona fede e turandosi il naso. E’ in questo senso che va utilizzata e non in chiave di ulteriore divisione a sinistra.

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espa 23 Ottobre 2017 - 14:38

credo non ti dovresti inca.zzare, da che mondo e’ mondo la politica e’ questa, tattica e strategia, d’altro canto, lasciare in pace renzi, equivale a lasciare in pace gli elettori di sinistra del pd che credono di far ancora parte, di un partito di sinistra.

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