I sentieri interrotti della sinistra

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 4 settembre 2015

Oggi il chiodo fisso di Cazzullo, durante l’intervista a D’Alema sul Corsera, era uno solo: la scissione. Sul tema fa due volte la domanda al leader maximo, che non risponde perché, spiega, lui oggi non è competente, si occupa di politica internazionale (Seeh!). Poi D’Alema accenna all’Italicum, dice che è una legge sbagliata, una trappola mortale ‘tagliata’ per un PD al 40% ma che ora veleggia nei dintorni del 30%. Andrebbe cambiata, insomma. E allora Cazzullo ribatte: “non vorrei sembrarle insistente, ma se si dà il premio elettorale alla coalizione anziché alla lista, allora nel PD diventa possibile una scissione da sinistra”. E aridanga la scissione! Ma è il senso della domanda che mi ha lasciato perplesso: se il premio andasse alla coalizione diventerebbe possibile la scissione, ecco perché la minoranza lavorerebbe a questa soluzione. In tal modo potrebbe sciogliere gli ormeggi per ripresentarsi alleata obbligata del PD in virtù del nuovo meccanismo elettorale che spinge verso le alleanze. Sono rimasto colpito perché lì non parlava il giornalista, ma una specie di emissario di Renzi, il cui obiettivo è estorcere a D’Alema una dichiarazione in merito a ipotetici intenti scissionisti. Con ciò, lasciandosi sfuggire una verità vera, ossia che il premio alla lista nasce anche per ‘congelare’ le forze nel PD, imprigionarle per ragioni di ‘convenienza’ elettorale, indebolendo il loro potere contrattuale nei confronti del premier-segretario.

Va anche detto che D’Alema, nell’intervista, non sembra affatto convinto che nel PD possa emergere una personalità che possa contendere a Renzi la leadership. Forse se lo augura, ma l’impressione è di un certo scetticismo. Acuito dalla convinzione che “una parte degli elettori di sinistra hanno rotto col PD, e difficilmente il PD li potrà recuperare”. È una rottura sentimentale, da innamorati delusi, gente a cui è stato infranto il cuore prima ancora che la mente. Se mettete insieme lo scetticismo per una nuova fase nel PD, lo scetticismo riguardo alla possibilità che l’elettorato di sinistra deluso torni sui suoi passi, il timore che un ballottaggio Renzi – Grillo si risolva a favore di quest’ultimo, il quadro appare abbastanza chiaro. E indica che una strada si è ristretta, un sentiero si è interrotto, e forse non se ne intravede un altro. Lo stallo ‘sentimentale’ sarebbe il vero carattere di questa fase. Dove è più probabile che si costruisca il partito della nazione coi transfughi della destra e del berlusconismo, piuttosto che si lanci in pista un nuovo centrosinistra. Stallo dunque. Siamo fermi davanti a questo bivio. E non saranno le sole parole, o analisi tecnicamente azzeccate, oppure l’illuminazione prodotta da una qualche élite a ‘schiarirci’ la strada.

La ricetta è sempre la stessa, in fondo, sono solo gli chef che se la sono dimenticata per inseguire i sogni sbagliati. Che fare? Faccio la lista della spesa: idee di sinistra, un’organizzazione adeguata, una classe dirigente all’altezza, i principi di equità, eguaglianza, solidarietà e giustizia sociale a fare da guida, la democrazia come metodo indiscutibile, le istituzioni repubblicane come momento alto di civiltà, la libertà come bene primario, il rispetto come ingrediente di base, la memoria e la tradizione come punti fermi, l’innovazione come energia politica e culturale e, infine, il popolo, le persone in carne e ossa, il sentimento e la convinzione come scintille senza le quali non si accende un fuoco, né una passione, e tanto meno parte quel “grande slancio riformatore” che Berlinguer e i nostri padri ci chiedevano da giovani. E credo che continuino a chiederci ancora oggi, dinanzi al crescere dello sfruttamento, delle disuguaglianze e dell’umano dolore.

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