di Fausto Anderlini – 14 gennaio 2018
Bologna e dintorni è come un grande paesone. Ci si reincontra sempre. La gente che vedo la potete immaginare, come la mia curiosità demoscopica. Sempre cerco di carpire le preferenze politiche di chi mi trovo innanzi. Ed ecco, pur senza far nomi, un succinto riscontro di questi tre o quattro giorni.
1. Per primi incontro due ex operai miei coetanei. In successione. Uno un proletario verace, di carattere sbrigativo e persino border line, l’altro, vigente lo Statuto, un tipo segaligno che si metteva spesso in malattia. Insieme, da giovani, facevamo parte della tribu-bar della casa del popolo, poi andata dispersa. Taluni, una volta demolita la nobile dimora, finiti persino a giocare a carte in una bocciofila data in gestione ai fascisti in epoca Guazzaloca. Entrambi ce l’hanno coi vecchi dirigenti, Bersani in primis, rei di essere dei perdenti. Il primo, il border, è una piaga purulenta di incazzatura e per via di certe ecchimosi sulla pelle (molto simili alle mie) ha anche dovuto smettere di fumare. Non è dato sapere per chi voterà. Forse si asterrà o più probabilmente andrà sul movimento cinque stelle.Il ‘vaffa’ ce l’ha stampato in fronte. Il secondo si riconosce nel Pd, perchè ha ‘governato’ (e perchè da che le lotte operaie furono sconfitte, solo il governo ha senso), malgrado non lo frequenti più e si occupi di volontariato. Lo voterà, o forse si asterrà, se proprio insistono con Casini.
2.Sulla Rua Major ti vedo un membro onorato della professione medica e la sua compagna, una biondina che conobbi all’epoca del Marabini. Persona rispettata e sollecita, capitale sociale puro della sinistra laica professionale cittadina, alla quale devo anche una sincera gratitudine. Per quanto da molto non li veda mi sembra naturale debbano inclinare su LeU. Invece no. Subito si inalberano in una sequela di improperi contro il ‘traditore’, cioè D’Alema. Han votato Si e se ne vantano. Han quasi la bava alla bocca e conoscendone l’indole un tempo ragionevole resto stupefatto. Non pensavo che il veltro-prodismo con la leggenda del tradimento dell’Ulivo propagandata da Repubblica fosse penetrato così a fondo nella borghesia rossa. Anche se non mancavo di indizi. Tralascio ogni teoria sul ruolo del capro espiatorio in condizioni di angoscia e incertezza dell’identità. Ne prendo atto e li saluto. Voteranno il Pd. Non solo: voteranno chiunque il Pd gli serva in collegio. Purchè non sia LeU.
3. I primi due giorni di esperianza, non bastasse il martellamento dei coglioni da parte dei mai contenti di Fb, la vita vis à vis aveva dunque preso una piega sconfortante. Senonchè al bar dell’ikea incontro la figlia di un caro compagno estinto da poco. Con famiglia. Appoggiata al banco mi dice che lei da quando c’è Renzi si è sempre astenuta e mi chiede se c’è da aver fiducia in LeU. ‘Chiaro che sì’, le rispondo. Ma poi quando se ne va, il cameriere Ikea mi confida sorridendo che ha udito la conversazione e che lì si va sul sicuro. E questa sì che è una soddisfazione.
4. Poi capita che vengo a colloquio col membro di una stirpe alleata. Un cattolico doc del mondo Caritas, un ex democristiano coi piedi scalzi che ho sempre avuto in simpatia. Mentre lui ha sempre avuto in somma antipatia i sedicenti ‘cattolici adulti’ del prodismo. Sorta di ritratto speculare del medico ex comunista avente in odio D’Alema. E lì son voti. ‘Garantiti’, mi dice, con tutta la famiglia al seguito.
5. Infine vado alla scopertura della lapide in onore di mio padre a Bazzano. Dove incontro mondo Anpi, delle associazioni, dell’amministrazione locale, del Pd (c’è anche il De Maria, che aveva stretti rapporti con mio padre e che comunque è evoluto fisicamente come un piccolo orco, assieme all’inseparabile Aceto) e soprattutto membri numerosi della tribù degli Anderlini un tempo stanziati sul fondo Morando. E qui il resoconto è questo. Quelli dell’Anpi non votano per Renzi e molti membri del mondo politico e associativo che attualmente ricoprono incarichi anche. Non si mettono in mostra, non ostentano outing, l’abito istituzionale nol consente, ma nel segreto dell’urna voteranno LeU. E non saranno pochi. Poi ci sono i consanguinei che son scettici e disamorati da tempo. Esuli che torneranno a LeU così come al referendum erano andati sul No, non del tutto entusiasti, ma verranno. Non tutti, ma buona parte. Buon sangue non mente. Chiudo la cronaca ricordando che anche la barista della piazza, amica di Doriano, il capo dell’Anpi, è indecisa.
In sintesi: il ‘voto utile’ non avrà alcun appeal. Moneta svalutata e fuori corso. Il voto sarà istintuale e persino sanguigno, talvolta antipatizzante, sovente d’interesse, tribale dove il caso, culturalmente protervo, anche quando dolente, disilluso, apparentemente spassionato. Fenderà le carni vive, le biografie, le identità, i gruppi sociali elementari. Chiunque ha una storia dentro di sè la rivendicherà. Il Pd imploderà ancora, perchè a urne chiuse transiterà da un campo minato all’altro. E Renzi getterà la maschera. E comunque sia, noi della tribù, qui sotto effigiati felicemente come in una epopea ctonia baciata dal genius loci, voteremo per Noi, fratelli del fondo Morando. Respireremo a pieni narici tutta la polvere rossa che possiamo. Sarà una aratura. Non una partita di tennis.