SE QUESTI SONO GLI UOMINI – DI RICCARDO IACONA – ed. CHIARELETTERE
da www.wuz.it
Quando le ho messo le mani al collo, pensi che stavamo litigando per il caricabatterie di un telefonino, per questo le dico che le motivazioni non sono importanti, perché possono sembrare assurde. Ed è stato un momento veramente drammatico, perché io non me ne sono reso conto, ma le ho stretto il collo a lungo.
Dalla testimonianza di M., 50 anni, impiegato di Torino.
Libro scelto da Wuz per la giornata contro la violenza sulle donne ONE BILLION RISING 2013 – www.onebillionrising.org
Una ogni tre giorni.
Tante sono le donne che in Italia vengono uccise ogni anno dai loro compagni.
Elisa Scialfa, vent’anni, di Enna, uccisa dal fidanzato Francesco Lo Presti il 25 aprile 2012.
Rosa Trovato, di Scicli, uccisa dal marito il 14 gennaio dello stesso anno.
Alessandra Cubeddo, 36 anni, uccisa dal convivente a Villaricca, in provincia di Napoli, il 7 maggio.
Kaur Bewinde, ragazza di origini indiane, strangolata il 27 maggio a Piacenza dal marito.
La lista continua, mentre ci inoltriamo nel calendario di questo 2012, annus horribilis per la strage sistematica di donne che ha luogo in Italia.
L’inchiesta di Riccardo Iacona è una spoon river devastante, che deve indurre chiunque alla riflessione: anche quegli uomini che non si sognerebbero mai di usare violenza alla propria compagna e si ritengono al di sopra di una simile, scomodissima materia.
Iacona conduce la sua inchiesta su carta (per comporre la quale si è avvalso dell’aiuto della bravissima giornalista Sabrina Carreras) con la stessa partecipe pietas per le vittime che gli viene riconosciuta nel suo lavoro televisivo, e a quella compassione si accompagna un’obbiettività che è molto più efficace di ogni condanna moralistica, perché non pretende di sostituirsi all’emozione che il racconto di queste storie terribili suscita: semplicemente le testimonianze raccolte sul campo vanno sommandosi, e disegnano un paesaggio umano che ci permette di capire a fondo quel che accade nel chiuso delle case, dove le donne sono lasciate sole con sé stesse e con la violenza che subiscono.
Le storie di queste donne hanno spesso degli elementi in comune: molte di loro hanno perso il lavoro, sono state segregate in casa, obbligate a tagliare i ponti con amiche, amici e spesso anche con la famiglia d’origine, per ritrovarsi infine alla mercé di un uomo che magari, all’inizio della relazione, si era presentato come gentile, premuroso e protettivo.
Il resto lo fa una cultura – largamente diffusa – secondo la quale non bisogna mai intromettersi negli affari di una coppia, anche quando appaia evidente come i lividi sul volto della donna non sono stati causati da scivoloni lungo le scale o da porte accidentalmente chiuse in faccia.
E allora ha senso domandarsi, retoricamente parafrasando Primo Levi, “Se questi sono gli uomini”, perché l’interrogazione che Iacona muove all’intera società mette in discussione un modello culturale e sociale nella sua interezza.
Se pure Trapani non è Ciudad Juarez, e l’Italia non è il Messico dove le maquiladoras scompaiono senza lasciare traccia e senza che nessuno si prenda la briga di cercarne neppure i corpi, il maschilismo così profondamente radicato in tanta parte del nostro Paese è un brodo di coltura ideale perché la violenza sia pronta ad esplodere ad ogni momento, alimentando le nerissime statistiche di questa piaga dilagante.
Da un lato c’è il maschile senso di possesso della donna, che attecchisce particolarmente bene nelle fasce culturalmente più arretrate della popolazione.
A questo si affianca una malintesa concezione della privacy, pronta ad essere violata sulle copertine dei tabloid scandalistici e continuamente messa in mora dallo stillicidio dei pettegolezzi, ma attorno alla quale viene eretta una cortina impenetrabile quando si tratti di denunciare quello che spesso è sotto gli occhi di tutti.
E con impressionante regolarità si viene a disegnare il grafico delle tante, tantissime donne uccise in Italia dai propri compagni, mariti, fidanzati.
“Uomini che non si fermano, non si lasciano distogliere dal progetto, dalla decisione pensata chissà quante volte, dall’opzione dell’omicidio”, scrive Iacona nel capitolo intitolato “Ammazzarle ad ogni costo”.
Già: tutto si tiene.
Mentre Iacona passa a volo d’uccello su tutto quel che accade in Italia nel 2012 – terremoti, una tremenda crisi economica, la disoccupazione a livelli da record – si tinge davanti ai nostri occhi un tornasole che denuncia la strettissima correlazione fra la sofferenza in cui versa un paese in agonia e quel che accade alla parte della sua cittadinanza più esposta, meno tutelata: le donne, come al solito. Come sempre.
Ma il libro non si limita a formulare un j’accuse “di genere”, per così dire: nel capitolo intitolato “Noi, gli uomini” le voci sono quelle dei maltrattanti che hanno intrapreso un percorso riabilitativo e riescono a vedere quel che hanno fatto alle loro compagne con una consapevolezza nuova.
Il coraggioso atto d’accusa contenuto in “Se questi sono gli uomini” non deve cadere nel silenzio, non deve passare inosservato.
È importante, davvero.