Fonte: i pensieri di Protagora...
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di Luca Billi, 2 luglio 2018
Marco Travaglio ha detto che Beppe Grillo scherzava quando ha proposto di scegliere attraverso un sorteggio i componenti del senato. Prima o poi dovremo interrogarci su come abbia fatto costui a diventare il direttore di un giornale di sinistra e addirittura uno dei leader più ascoltati di questa sfortunata parte politica. Ma facciamo un’ipotesi di scuola, fingiamo per un momento che Travaglio sia una persona per bene, in buona fede e che creda davvero che si tratti di una boutade. Purtroppo è capitato a tanti di noi, undici anni fa abbiamo sottovalutato l’impatto del Vaffa-day, abbiamo pensato che si trattasse di uno scherzo più o meno di cattivo gusto, oppure – i più cattivi di noi – del tentativo di un istrione in disarmo di riprendere la scena. Comunque abbiamo sempre considerato Grillo un comico, abbiamo valutato le sue dichiarazioni con le categorie dello spettacolo e così, di scherzo in scherzo, ci siamo ritrovati che i tantissimi voti raccolti dal suo partito sono serviti in maniera determinante a far nascere un governo autoritario e parafascista. Forse sarebbe ora che la smettessimo di dire che si tratta di uno scherzo e che cominciassimo a prenderlo sul serio.
Proporre di sorteggiare i senatori non è affatto uno scherzo e ora capiamo quanto sia stato pericoloso credere che tutti i no al tentativo eversivo del Pd di abolire il senato fossero uguali. La proposta di Grillo è altrettanto pericolosa di quella di Renzi, perché in entrambi i casi l’obiettivo non è colpire l’istituzione senato, ma l’idea stessa della politica come rappresentanza. In sostanza Grillo ci dice che tutti noi possiamo diventare senatori, che tutti noi abbiamo i titoli per farlo. E questo è in qualche modo vero, visto che tutti siamo chiamati a votare per il senato. Anzi sarebbe auspicabile che tutti noi potessimo diventare davvero senatori, che avessimo tutti noi la capacità di farlo.
Protagora per giustificare la democrazia, ossia il governo del popolo, contro quelli che dicevano che la politica doveva essere appannaggio solo di una ridotta schiera di persone, che per nascita, o per censo, o per cultura, potevano occuparsene, spiegava che a tutti gli uomini gli dei avevano donato, e allo stesso grado, il senso della giustizia e il rispetto – o il senso del limite – le due caratteristiche che fondano la politica, che permettono agli uomini di vivere insieme.
Immagino che Grillo non conosca questa teoria, che ritroviamo nel cosiddetto “mito di Protagora“, che pure è una delle basi teoriche fondanti della democrazia dell’antica Grecia. Che giustificava, tra le altre cose, che una parte delle cariche nell’antica Atene fossero assegnate attraverso il meccanismo del sorteggio: appunto perché ogni cittadino poteva occuparsi della cosa pubblica. Naturalmente la cosa funzionava perché Atene era una piccola città e perché il sorteggio non era libero, ma avveniva per aree geografiche, in modo che negli organi collegiali scelti con questo meccanismo ci fossero cittadini che abitavano lungo la costa e altri nell’entroterra, qualcuno della città e qualcun altro della campagna, perché a seconda della provenienza geografica rappresentavano istanze e interessi diversi. Non si trattava di partiti come li intendiamo noi, ma certo di persone che in quei consessi rappresentavano interessi precisi e definiti e proprio il fatto che si trovassero insieme faceva sì che dovessero trovare la mediazione tra interessi che spesso erano diversi, se non opposti.
I cittadini di Atene per poter partecipare alla vita pubblica venivano educati in maniera collettiva, ad esempio attraverso il teatro, in cui erano gli spettatori a essere pagati per assistere agli spettacoli. La democrazia che usava anche il sorteggio aveva bisogno che i cittadini fossero informati e consapevoli. Grillo pensa evidentemente a un’altra cosa, pensa a cittadini sempre più ignoranti, sempre più inconsapevoli, sempre più passivi, in modo da essere guidati o teleguidati da qualcun altro. E’ la democrazia della rete, in cui uno vale uno, ma chi conta i voti conta un po’ più degli altri.
Ma l’aspetto pericoloso della proposta di Grillo non è solo la proposta in sé, ossia la creazione di un senato di persone inconsapevoli e facilmente manipolabili da chi dovrebbe necessariamente “aiutare” i cittadini-senatori, ma anche la sua più ovvia obiezione, ossia che la politica è qualcosa di troppo complicato, di cui i cittadini non devono occuparsi, ma che deve essere gestita dai “tecnici”. Togli la maschera clownesca di Grillo e appare quella mortifera di Monti. Il governo dei sorteggiati e il governo dei tecnici sono le due facce della stessa pericolosissima medaglia.
Ed è facile vedere come anche questo si stia facendo strada. A me non preoccupa che il vicepresidente del consiglio nella sua vita abbia fatto solo lo steward allo stadio o che una ministra dell’istruzione non sia laureata o che una sottosegretaria alla cultura da tre anni non tocchi un libro. Se quella ministra avesse la forza politica di fare della scuola un punto centrale dell’azione di governo e se tutte le sue decisioni fossero tese a sostenere la scuola pubblica non mi importerebbe quale sia il suo tutolo di studio; se quella sottosegretaria sostenesse la creazione di una rete di biblioteche pubbliche diffuse nel territorio non mi curerei dei libri che non ha letto. E’ importante la politica, le scelte che si fanno, da che parte si sta nella lotta di classe.
Mi preoccupo che tutte queste parole servono a indebolire la politica, ad allontanare le persone dalla politica. Questi, da Grillo a Monti, passando per il povero Renzi e l’immarcescibile Travaglio, pensano a una democrazia dove i cittadini siano sempre più un optional, dove le percentuali dei votanti continuino a scendere – e non per caso il ministro della democrazia diretta propone di togliere la soglia ai referendum, in modo che una minoranza decida per tutti. E purtroppo tutto questo non è uno scherzo.