Fonte: left
Url fonte: https://www.left.it/2016/09/07/la-riforma-costituzionale-chi-scrive-male-pensa-male/
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Dice Renzi che la riforma costituzionale per cui si voterà al prossimo referendum (se ci faranno il piacere di comunicarci la data) in effetti avrebbe potuto essere scritta meglio. Non solo: assicura che la riforma originale voluta dal governo in realtà era meno confusa e più leggibile e solo per colpa del Parlamento si è rovinata cammin facendo.
Forse non si è accorto, Matteo, di essere riuscito a condensare in una sola frase molti dei problemi di questa riforma che comincia a non piacere anche ai servi più fedeli oltre che agli stessi estensori: una legge scritta male (ancor di più che si tratti di Costituzione) è il viatico perfetto per una libera interpretazione pro domo sua da parte del potente (e soprattutto del prepotente) di turno. Non ci si può permettere del lassismo lessicale nel comporre le linee guida costituzionali semplicemente perché ciò significa demandarne l’interpretazione e il controllo agli organi giuridici che, di questi tempi ovvero in questi ultimi vent’anni, hanno subito una costante opera di delegittimazione.
Chi scrive male pensa male. Vive male. E amministra ancora peggio. Un legislatore confuso e impreciso lascia (più o meno consapevolmente) un largo spazio di applicazione ad una legge. In sostanza le complicazioni in politica (e la storia ce lo insegna) non sono altro che il condono preventivo per ogni tentativo di legittimazione delle cazzate future.
Renzi sostanzialmente ammette di non essere stato chiaro nella riscrittura del documento cardine della nostra democrazia, dell’insostituibile argine a governanti egoisti o malfattori e delle fondamenta della nostra legislazione. È qualcosa da poco? Decidete voi.
Il Parlamento, poi, vissuto come fastidioso passaggio burocratico, che avrebbe “rovinato” il testo primordiale esprime l’insofferenza del governo verso gli organi di controllo. Nella testa del premier ci si dovrebbe limitare all’estensione delle leggi da parte del governo e al massimo a qualche referendum plebiscitario. La democrazia, per questi, è un fastidioso intralcio alla governabilità. Questa riforma è figlia di questo pensiero.
Avanti così.