di Luigi Altea – 22 gennaio 2017
Matteo Salvini è nato nel 1973, nel pieno della dominazione “terronica” delle periferie di Milano. La sua nascita è indubbiamente il gesto più coraggioso di tutta la sua attività e della sua carriera politica.
Attività tutta spesa contro i più deboli e carriera sviluppata infliggendo sconfitte ai competitori, nel momento della loro massima debolezza.
Bossi attaccava Berlusconi quando “il mafioso di Arcore” era nel pieno delle sue forze.
Salvini lo attacca ora, nella fase del declino fisico e politico.
Bossi imperava, resistendo alle critiche del prof. Miglio e alle insidie dei suoi baldanzosi “colonnelli”.
Salvini ha sconfitto Bossi ora, mentre il vecchio leader è ancora come il tronco fumante di un albero, dopo la devastazione del fulmine.
Si parla in questi giorni di sciacalli.
Lo sciacallaggio di Salvini è la mancanza di quell’emozione e di quella delicatezza, che le persone normali manifestano verso gli uomini che sono stati potenti, e che il tempo e la malattia hanno reso fragili.
Su Wikipedia è possibile leggere la dettagliata biografia dell’attuale capo fascio-leghista.
E’ anche possibile, però, non leggerla affatto, senza perderci niente.
Io l’ho letta e ve ne risparmio il riassunto.
Dico solo che alla fine ho fortemente dubitato che Salvini sia affetto da “idropotofobia”, una malattia che non esiste, ma che se esistesse…sarebbe la patologia che induce l’ammalato a tenersi lontano dall’acqua minerale, e a rimpiazzarla con distillato di vinacce.
Verso la fine della lettura, ho rincontrato il Salvini che canta a squarciagola volgari canzoni contro i napoletani.
Ed è così che adesso continuo ad immaginarlo…
Cantando e bevendo, bevendo e cantando.
Cantando, si intende, moderatamente.
C’è chi, di evoluzione e in evoluzione diventa Gino Strada e chi, per ragioni ancora ignote, diventa Matteo Salvini.
La foto lo mostra nel suo attuale e ultimo stadio evolutivo, senza doposci, in attesa d’indossare un (virtuale) budello di materiale plastico, che sarà la sua ultima felpa.