Schlein: «Votarmi è una scommessa? Basta con l’usato sicuro»

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Andrea Carugati
Fonte: Il Manifesto
Schlein: «Votarmi è una scommessa? Basta con l’usato sicuro»
Elly Schlein risponde al telefono mentre è in viaggio da Marzabotto a Firenze. Gira per l’Italia da inizio dicembre, ha perso svariati chili: «Mi cadono i pantaloni, sembro un geco». Ha appena visitato la scuola di pace di Monte Sole, nei luoghi dell’eccidio nazifascista dell’autunno 1944.
Siamo a un anno di guerra in Ucraina e di pace non si parla neppure.
Ho appena visitato la campana, donata nel 1991 dalla Russia alla Chiesa di Bologna, che il cardinale Zuppi ha fatto suonare a marzo scorso per chiedere la pace. Non può esistere una sinistra che non si mobilita per la pace.
Eppure il più critico in Italia verso l’escalation militare è paradossalmente Berlusconi.
Le sue parole sono condizionate dal fatto di essere amico di un dittatore che ha invaso in modo criminale uno stato sovrano. Noi, che non siamo amici di Putin, siamo critici verso l’escalation militare, non smettiamo di chiedere all’Europa un maggiore sforzo diplomatico.
L’Ue da un anno è praticamente paralizzata.
Questo è un grave problema. Non credo sia sbagliato aiutare l’Ucraina a difendersi, ma mi preoccupo di quello che è mancato: dobbiamo spingere l’Ue ad un maggiore sforzo diplomatico e politico, perché Putin ha ancora alleati, lavorare per arrivare a un cessate il fuoco e ad una conferenza di pace. I conflitti non si risolvono con le armi.
Se lei sarà eletta segretaria cambierete linea sulla guerra?
Siamo già impegnati per chiedere al governo e alla Ue un maggiore sforzo diplomatico e lo faremo sempre di più, in Parlamento e nel paese.
Dopo i pestaggi squadristi fuori dalla scuola di Firenze, il ministro Valditara se la prende con la preside che ha parlato agli studenti delle origini del fascismo.
Il governo tace sulle aggressioni e minaccia di punizioni la preside. In questo modo legittima le aggressioni e i metodi usati. Sto arrivando a Firenze per ribadire la solidarietà ai ragazzi aggrediti. È evidente che Valditara non può restare al suo posto.
Quale sarebbe il suo primo atto da leader del Pd?
Andrei a trovare gli operai della Fincantieri di Castellamare di Stabia che si sono iscritti per sostenermi. Uno di loro è nelle nostre liste per l’assemblea nazionale. In queste liste abbiamo il 70% di capolista donne e gli altri giovani, il cambiamento non è solo un programma, lo stiamo già praticando.
Non è un po’ riduttivo ridurre il cambiamento a una questione di genere e generazionale?
Tutte le persone che hanno deciso di sostenermi lo fanno per la linea politica, non per i posti: una linea di cesura netta rispetto al passato. Non si costruisce un nuovo Pd senza dire che sono stati fatti errori colossali su temi come il lavoro e i contratti a termine. Ma per farlo bisogna essere credibili: io quando il Pd di Renzi faceva quelle scelte ero in piazza con la Cgil. E me sono andata dal partito per scelte come la Buona scuola, la riforma della Costituzione, lo Sblocca-Italia, tre voti di fiducia sulla legge elettorale. Anche sul clima il Pd è mancato: non è più il tempo di mezze parole, le battaglie vanno fatte fino in fondo: dunque no al consumo di suolo.
Lo stop ai motori benzina e diesel dal 2035 rischia di far sparire 60mila posti di lavoro.
La conversione ecologica deve essere guidata dalla politica con un piano industriale verde. L’economia verde è ad alta densità di occupazione: bisogna aiutare le imprese e investire per riprofessionalizzare i lavoratori.
Il suo avversario Bonaccini viene definito, da più parti, più solido e più in grado di tenere unito il partito. Lei viene vista come una scommessa.
Oggi o si scommette o si muore. Non è più il tempo di ordinaria amministrazione, di un Pd già visto che non riesce a vincere. L’unica opportunità per un rilancio è cambiare davvero e tutto. Non si va avanti con l’usato sicuro. Poi è chiaro che chi vince dovrà tenere unita questa comunità rispettando il pluralismo, ma senza rinunciare a una linea finalmente chiara. Tutte le culture che hanno dato vita al partito, a partire da quella cattolica, si stanno già interrogando da tempo su come cambiare questo modello di sviluppo neoliberista che è guasto. Mi stupisce che dirlo al nostro congresso scandalizzi qualcuno.
Il Pd è sempre stato moderato, il partito della Terza via, che nega il conflitto sociale. Forse è lei che ha sbagliato partito?
Il problema è che oggi il Pd non è più accogliente per i mondi che dovrebbe rappresentare, dalla scuola al lavoro al terzo settore. La mia candidatura nasce per ricucire quelle fratture. E siamo credibili perché non abbiamo condiviso le scelte del passato.
Con Bonaccini vi rinfacciate i sostenitori: lui la accusa per Franceschini e Orlando, lei per i renziani Lotti e Guerini.
Io ho sempre tenuto stretta la mia autonomia, lo spirito è quello di dieci anni fa con «Occupy Pd». Non ci serve un partito di amministratori, quella non è una linea politica. La mia candidatura ha sparigliato le correnti interne, mentre quella degli ex renziani è compatta attorno a Stefano. E guarda caso tra i ministri che hanno attraversato tanti governi negli ultimi anni, il mio competitor non cita mai Guerini.
Vuole derenzizzare il partito?
Renzi sta da un’altra parte ed è bene così. Io non ce l’ho con le persone, il mio obiettivo è sanare le ferite, a partire da quella con i lavoratori. Sono felice che oggi praticamente tutti dicano che sulla precarietà e sulla scuola sono stati fatti gravi errori: la differenza è che io lo pensavo anche allora.
Luca Lotti, ex braccio destro di Renzi, dice che lei lo vuole cacciare.
Nessuno si deve preoccupare, non è il nostro metodo, non ci appartiene.
Lei invoca una linea chiara, senza troppi compromessi. E se perde?
Non me ne vado col pallone, e spero che tra i sostenitori di Bonaccini qualcuno non pensi di farlo se vincessi io. In realtà, al di là delle polemiche politiciste, non ho ancora ben capito quale sarebbe la linea se vincessero loro.
Si definisce più di sinistra di Bonaccini?
Non sta me dare patenti di sinistra. Per me parla la mia storia che è nel segno di una sinistra ecologista e femminista.
Si aspettava un sostegno di Romano Prodi che lei difese con «Occupy Pd» quando i 101 gli impedirono di andare al Quirinale?
Non mi passa neppure nell’anticamera del cervello l’idea di tirare una personalità come la sua per la giacca. Mi fa piacere vedere che alle nostre iniziative ci sono tanti giovani, ma anche persone anziane che mi dicono che hanno rinnovato la tessera dopo 30 anni.
Se perde lei ha detto che non farà la vice. Se vince che ruolo proporrà al suo rivale?
Le forme e i modi della collaborazione li deciderà chi vince, il giorno dopo. Spero di poter essere io farlo, per il momento il mio obiettivo è portare quante più persone possibili al voto. Credo che saremo una sorpresa, spero in una grande ondata di partecipazione che voglia davvero cambiare nel profondo questo partito.
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