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di Luca Billi – 25 marzo 2019
C’è questa giovane donna, così giovane da dover dipendere in tutto dal suo tutore. Non è libera di uscire, non è libera di vedere altre persone, specialmente altri uomini, se non i suoi insegnanti e il suo parrucchiere. E’ prigioniera in casa, perché il suo tutore non vuole neppure che si affacci alle finestre. Ma questa giovane donna si innamora di qualcuno di cui, secondo le convenzioni, non dovrebbe innamorarsi. Nonostante questa cultura oppressiva in cui è cresciuta, questa giovane donna non è sottomessa, conosce le regole, accetta di rispettarle, ma vuole anche decidere della propria vita. Ama quel giovane, sa di esserne riamata e per questo è determinata nella sua decisione: quel giovane sarà suo. Questa giovane donna non vuole essere una ribelle, accetta le regole della società in cui vive, ma non è disposta ad accettare che altri decidano per lei. La vediamo lottare per raggiungere questo obiettivo, mettere a rischio la sua condizione, con una determinazione e una scaltrezza che stupiscono per una giovane di quell’età, che apparentemente conosce così poco delle cose del mondo, e alla fine ottiene quello per cui ha combattuto: quell’uomo sarà suo.
Sembra una storia di oggi, anche se purtroppo non sempre le giovani donne riescono a sconfiggere le costrizioni imposte loro dalla famiglia e dalla società in cui vivono. Per tante giovani donne è il maschio che decide che quella donna sarà sua, indipendentemente da quello che lei vuole. Invece è la trama del Barbiere di Siviglia, l’opera buffa musicata da Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini, scritta e andata in scena nel 1816, quando il congresso di Vienna era finito da meno di un anno ed era cominciato il tentativo di far finta che la rivoluzione francese non fosse mai scoppiata.
Naturalmente nei due atti del Barbiere succedono anche altre cose rispetto alla trama che ho raccontato io, ma sostanzialmente la storia è questa e la vera protagonista, a dispetto dei titoli – perché debuttò come Almaviva, o sia l’inutile precauzione – è Rosina e gli uomini, da Figaro al Conte, a don Bartolo agiscono perché agisce Rosina. Ed è lei che nell’aria Una voce poco fa ci racconta tutta la sua forza.
Certo Rossini, con malizia e ironia, ci ricorda che l’amore è un “male universale”, nell’unica aria dell’altro personaggio femminile dell’opera, Berta, la governante della casa di don Bartolo, in un’amara riflessione sulla vecchiaia, che stupisce in un giovane autore di ventiquattro anni. Ma Rossini sapeva che il matrimonio di Rosina non sarebbe stato poi così felice, che sarebbe stata regolarmente tradita da quel suo “fido sposo”, come ci racconta Mozart nelle Nozze di Figaro. Forse Rosina, diventata ormai contessa, si pente di quel suo ardore giovanile, di quella sua decisione così fortemente voluta, ma certo non dimentica la sua forza e continua a essere colei che risolve le questioni, questa volta a dispetto del marito, come prima l’aveva fatto contro don Bartolo. Nel prequel rossiniano vediamo Rosina prima di essere la contessa e ne riconosciamo il carattere; e sappiamo che è stata lei a scegliere quel marito. E in Mozart la contessa continua a far scattare le sue trappole.
E noi maschi, che siamo gretti come don Bartolo o ci crediamo furbi come Figaro, dovremmo sperare che le nostre figlie fossero “vipere” come Rosina.