Salvini: tenetemi altrimenti spacco l’Europa

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti/ Gian Franco Ferraris

di Gian Franco Ferraris – 22 giugno 2018

Mi sono svegliato nel cuore della notte con un incubo e un ricordo seppellito nella memoria: avevo 14 anni e quasi ogni giorno con i miei amici andavamo al cinema del paese, c’era un uomo di qualche anno più grande che veniva al cinema e mi pareva ostentasse la ragazza con cui era fidanzato. Era una bella ragazza di 4 o 5 anni più grande di me, era la vicina di casa e il sogno erotico di un amico che andavo a trovare e ascoltavo impacciato: l’educazione severa e sessuofoba impartita da mia zia mi impediva allora come per tutta la vita pensieri di genere sessuale.

Due anni dopo giravo a vuoto con i soliti amici in una sala da ballo e all’ingresso incontrammo il nostro paesano che forsennato vedeva passare la bella ragazza del cinema accompagnata da un uomo piuttosto distinto che si mormorava avesse un buon impiego in prefettura. Il nostro paesano si mise a gridare in dialetto (che non so scrivere) “tenetemi altrimenti ammazzo il Prefetto” termine che si pronuncia con difficoltà nella forma dialettare e che suonava come “… ammazzo la prefettura”. Nessuno lo ha tenuto, non ha ammazzato nessuno, l’uomo forestiero neanche si era accorto del goffo gesto e la ragazza da lì a poco si trasferì in città.

Ecco, Salvini mi ricorda questo episodio: picchia i pugni sul tavolo di casa e pare dica “tenetemi che altrimenti ammazzo l’Europa o la Merkel o chissà chi”.

Dubito che qualcuno in Europa lo prenda in considerazione e anche che qualcuno lo ascolti per davvero. D’altra parte Matteo Salvini è stato parlamentare europeo sino a qualche mese fa e nessuno ricorda alcun suo memorabile intervento sul tema dei migranti o su qualsiasi argomento utile ad affrontare i tanti problemi dell’Europa attuale.

Probabilmente nella scarsa attenzione verso il parlamento europeo ha avuto un ruolo l’impegno di segretario della Lega Nord, succeduto a Umberto Bossi rottamato dagli scandali del cerchio magico, familiari e di altri delfini, come quello di Roberto Cota Presidente della Regione Piemonte che venne accusato per il rimborso “delle mutande verdi” e di altre spese pazze della Regione Piemonte, silurato dalla Lega e poi assolto dal tribunale che ha condannato una decina di consiglieri piemontesi di vari partiti.

Salvini ha ereditato da Bossi il partito più antico tra quelli esistenti in Italia e quello maggiormente strutturato, almeno nel Nord, ma a pezzi tanto è vero che alle elezioni politiche del 2013 prese la percentuale modesta del 4,08% con 1.390.156 e ottenne 18 seggi.

Questo spiega in buona parte quello che sta accadendo e la prevalenza dell’aspetto psicologico su quello politico: Salvini è drogato dal successo ed è oltre la politica o la ragion di Stato, non riesce a disintossicarsi dal successo ed è comprensibile.  Mettetevi nei suoi panni, spara un pallone di aria gonfiata al giorno e tutti lo applaudono, lo acclamano; il potere inebria, esalta e non consente di smettere i panni del demagogo e vestire quelli del Ministro del nostro povero Paese.  La psicologia sovrasta il ragionamento politico, come un drogato non può fare a meno della dose quotidiana, Salvini apre un nuovo fronte ogni giorno, cerca la dose quotidiana di acclamazione e di crescita nei sondaggi, circondato da un popolo di tifosi che hanno perso la testa.

Dubito ovviamente che questo atteggiamento possa portare a qualche risultato in campo europeo e pare che in Italia nessuno (o quasi) si ponga la domanda: ma che cosa accadrà domani?

Di certo oggi, continuano a morire migranti nel Mediterraneo e il mare che da sempre ha caratterizzato la nostra identità e la nostra civiltà è diventato una tomba, come ha scritto con il suo stile essenziale Alfredo Morganti .

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di Alfredo Morganti – 22 giugno 2018

Censimenti

In attesa del censimento etnico dei rom e di quello dei fannulloni della pubblica amministrazione, promessi e ancora non concessi (e in attesa che il fenomeno politico di turno frapponga un muro tra noi e l’Africa e tenti di limitare i flussi migratori dovuti a fame, guerre e squilibri economici senza toccare guerra, fame e squilibri economici, anzi), ecco un altro censimento, stavolta compilato da ‘United for Intercultural Action’ e pubblicato dal Guardian. Riguarda le persone morte nel Mediterraneo dal 1993 a oggi, nel disperato tentativo di ingrossare il famoso esercito industriale di riserva europeo, anzi italiano. Si tratta di 34.361 donne e uomini, una cifra impressionante, che rende il vecchio mare nostro un cimitero nostro. Immenso, liquido, incommensurabile.

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