Perché cresce la fiducia in Salvini. Perché gli incidenti di percorso ormai innumerevoli non ne intaccano la credibilità ?
La psicologia collettiva si muove ciclicamente, alternando fasi di sfiducia a fasi repentine di credulità, come l’iconodulia succede alla iconoclasi e il sacro al profano…..Il periodo alle nostre spalle è stato dominato da una crisi fiduciaria vasta e pervasiva. Malgrado il Pd avesse il controllo dei media e una buona parte della stampa a favore la gente era aprioristicamente incredula rispetto a quel che le veniva propinato. E a ragione giacchè la narrazione era palesemente in contrasto con la realtà ‘percepita’. Quel che accade oggi è del tutto naturale e conseguente. Una volta condotta alle estreme conseguenze la sfiducia nell’establishment e nelle istituzioni che lo incorniciano la fiducia tende a ricostruirsi attorno al personaggio pubblico il cui stile è totalmente alieno. Non solo a quel che lo precede ma a quel che lo circonda. Ogni sua sregolatezza e bizzarria, massimamente in deroga al ruolo che ricopre, è interpretata come una prova di autenticità e vicinanza.
La connessione sentimentale è semplice: basta dire alla gente quel che vuol sentirsi dire riducendo al minimo ogni mediazione (sempre additando la colpa a qualcuno, come del resto faceva Grillo). L’efficacia comunicativa di Salvini non risiede nei media (che pure parlano di lui ininterrottamente celebrandone l’onnipresenza) ma nel fatto che si rivolge alla gente in via diretta, attraverso i video e i social. Salvini non dice alla gente quel che deve essere o fare e men che meno le rivela dove la vuole portare. Si limita a fare il verso del senso comune, in sè spontaneo e irriflessivo. Prende i fatti di cronaca e li commenta in immediata sintonia con quello che Alfred Shutz definiva il ‘pensare come il solito’. Cioè le idee ovvie, banali e gregarili consegnate dalla consuetudine e ricaricate dalla reattività istintiva. Più il mondo è complesso e le problematiche difficili più cresce lo sconcerto e più si fa strada il bisogno di semplificazionismo. La forza di Salvini risiede nel suo porsi come trait de union fra i ‘semplici’ (nel senso gramsciano del termine) e il semplificazionismo. Più decresce l’operatività del governo gialloverde e più grottesche sono le sue performance più cresce la fiducia in Salvini. Le masse che si adunano al suo seguito non esprimono una militanza di partito e men che meno un orientamento ideologico strutturato. Non sono le masse politiche della prima repubblica, e neppure quelle ‘schierate’ della seconda. Sono formazioni brade e immediate, aggregazioni vicinali. Le stesse che si adunano in fiaccolate spontanee nel paese dove un tabaccaio è sottoposto ai rigori della legge se ha sparato a un ladro, se alla periferia di una città un bruto, preferibilmente un immigrato, ha stuprato una ragazza o ha commesso qualche altro delitto, se una qualche disgrazia, necessariamente imputata all’inadempienza delle istituzioni, ha colpito una comunità…..
Masse che si adunano in proprio e scoprono la forza del sé immediato fra selfie applausi e invettive….talvolta anche sincera commozione e buoni propositi, purchè siano ovvi….che sentono vibrare lo stesso sentimento che le accomuna…..senza una guida, libere da ogni patrocinio che le chiami. In Salvini la gente non vede tanto un taumaturgo, una guida, ma un ‘portavoce del popolo’. Un tribuno di sè. Paradossalmente egli non interpreta tanto una domanda di carisma e decisione, quanto di rappresentanza. Uno come tanti. Senza tanti fichi. Questo gorgo di una società insicura e complessata durerà ancora. Per quanto non è dato sapere. Almeno finchè il paese non andrà a sbattere. Perché Salvini e la sua Lega non hanno, almeno allo stato attuale, una linea di uscita dal sistema. Al massimo una qualche idea confusa ed empirica di ‘orbanizzazione’ del sistema politico. Ove incendiassero davvero il Reichstag dubito che chiederebbero i pieni poteri. Piuttosto si farebbero un selfie con i pompieri per lucrare qualche percentuale in più nei sondaggi.
Intanto si avvicina il 2 agosto. E noi suoneremo le nostre campane. Anzi la nostra sirena.