Salvate il soldato Augusto

per Luca Billi
Autore originale del testo: Luca Billi
Fonte: i pensieri di Protagora...
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di Luca Billi, 20 marzo 2017

Non mi interessa affatto quello che è successo a Minzolini, anche se questa definizione parte proprio da lui. Ovviamente mi dispiace che i senatori, a maggioranza, non abbiano votato per la sua decadenza, ma non per rispetto alla norma, per semplice acrimonia. Se fossi stato senatore, non avrei letto nulla, non avrei avuto un dubbio: avrei votato a favore della decadenza per puro spirito di vendetta. Io concordo con il “compianto” Previti: non bisogna fare prigionieri. E sono certo che Augusto, in cuor suo, mi può capire.
Detto questo credo di dover dire che c’è parecchia ipocrisia intorno a questo voto e soprattutto sulla norma – la legge n. 190 del 2012 – che l’ha permesso. Immagino che per molti cittadini, come per molti “addetti ai lavori”, probabilmente anche per molti di quelli che l’hanno votata, la cosiddetta legge Severino – dal nome della ministra della giustizia del governo Monti – sia soltanto la norma che ha permesso di cacciare Berlusconi dal senato e di non farlo più candidare in tutte le elezioni del regno.
Non prendiamoci in giro: la Severino è stata una legge contra personam e siccome la personam era quella, ci siamo fatti andare bene anche quella legge. Eravamo circa a un anno dalla decisione – quantomeno irrituale, se non anticostituzionale – dell’allora presidente della Repubblica di nominare Mario Monti prima senatore a vita e poi presidente del consiglio, nonostante ci fosse un governo in carica legittimamente votato dai cittadini, per quanto indebolito, per quanto malvisto dai colleghi europei. e serviva, specialmente dopo i duri colpi di bastone della legge Fornero, offrire ai cittadini italiani una piccola carota e cosa di meglio che la testa di Berlusconi? Togliere di mezzo l’ormai ex cavaliere serviva a rendere popolare l’uomo in loden e ad indebolire il centrodestra.
Probabilmente, nonostante le dichiarazioni di facciata, anche tra le fila della sua coalizione, qualcuno fu contento di quella legge, pensando di sbarazzarsi per sempre di chi fino ad allora era stato il vero dominus del centrodestra. A essere sinceri tutte queste tattiche non hanno poi dato il risultato sperato, perché Berlusconi non è ancora finito e soprattutto non è nato quel centrodestra europeo, popolare e presentabile in società, che era nella mente di Napolitano. Tutti questi apprendisti stregoni non si erano resi conto che Berlusconi non era un accidente della storia italiana, uno che poteva essere liquidato così, dall’oggi al domani, ma che rappresentava un bel pezzo di questo paese. A essere sinceri per molti anni non l’abbiamo capito anche noi che eravamo suoi avversari e che ci chiedevamo come facessero gli italiani a votare per lui. Semplice votavano per lui perché erano come lui o volevano essere come lui. Berlusconi è stato l’ultimo leader italiano a rappresentare un blocco sociale omogeneo, forse senza rendersene neppure conto, però quello era. Ed è ancora.
Ed è così chiaro che la Severino era una legge contro Berlusconi che dopo non è stata più applicata, non serviva più, non c’era più la soddisfazione per la “morte” politica dell’uomo di Arcore e sono venuti fuori i dubbi, i distinguo, le interpretazioni, fino al miracolato Minzolini.
Però di quella legge e dei suoi diversi decreti attuativi – il 235 del 2012, il 33, il 39 e il 62 del 2013 – la vicenda di Berlusconi rappresenta davvero una parte poco significativa, anche se è stato usato – come altre volte gli è successo – come “arma di distrazione di massa”. Non era solo contra Berlusconem, era anche contro qualcosa d’altro.
L’obiettivo della legge era quello di prevenire e reprimere la corruzione nella pubblica amministrazione, obiettivo non raggiunto, tanto a noi importava solo della decadenza di Berlusconi.
A quella legge risale la creazione dell’Anac, ossia dell’Autorità nazionale anticorruzione. Sapete già quanto io poco stimi chi oggi guida quell’autorità, ma il problema non è solo l’ipetrofico protagonismo di Cantone, ma il fatto che negli anni l’Anac ha assunto un ruolo che spesso va al di là di quello del governo, per non parlare di quello del parlamento. Chi lavora nella pubblica amministrazione sa che da qualche anno dobbiamo sottostare alle linee guida dell’Anac che non sappiamo neppure inquadrare tra le fonti del diritto. Cosa sono le linee guida e perché le dobbiamo applicare? Perché altrimenti Cantone ci punisce, ovvio. Non sono leggi, eppure le dobbiamo rispettare come fossero. E quando non collidono con le leggi? Chi ha ragione? Non è questione da poco, visto che queste linee guida incidono in maniera pesante sul tema degli appalti pubblici, ossia di una parte consistente dell’attività della pubblica amministrazione. Di fatto la creazione dell’Anac è stato un elemento che ha reso più debole il sistema delle autonomie locali, perché l’ha reso proprio meno autonomo. Ma la cosa importante era la decadenza di Berlusconi.
La creazione dell’Anac e la crescita incontrollata delle sue funzioni ha rappresentato un pezzo non secondario delle riforme costituzionali di fatto che ci sono state in questo paese, volte ad accentrare il potere sull’esecutivo a scapito del legislativo – ad esempio attraverso l’uso senza freni della decretazione d’urgenza, anche quando l’urgenza non c’è – e a scapito degli enti locali. Mai come in questi ultimi anni c’è stata una spinta a negare ogni forma non di devoluzione, ma di semplice autonomia amministrativa. Ma la cosa importante era sempre la decadenza di Berlusconi.
Un altro aspetto della legge Severino che è passato un po’ sottotraccia, ma che è funzionale al disegno che sopra ho cercato di descrivere, è il fatto che gran parte della parte repressiva è volta a colpire chi prende i soldi, e molto meno chi li dà. Leggendo la legge e i decreti attuativi pare che la pubblica amministrazione sia formata da una legione di personaggi come il sceriffo di Nottingham sempre pronti a taglieggiare i malcapitati imprenditori, sempre innocenti e sempre vittime di questi rapaci funzionari infedeli. Capisco che la mia difesa suonerà a molti di voi come corporativa, ma non vedo questa innocenza nel mondo al di fuori della pubblica amministrazione. Così come negli anni Novanta era sbagliata la dicotomia manichea tra la politica “cattiva” e la società civile “buona”, così mi pare riduttivo pensare che il problema di questo paese sia solo la disonestà dei funzionari pubblici, mentre fuori ci sarebbero soltanto vittime. Quelli fuori sono complici, quando non sono i mandanti. Eppure la cosa importante è sempre la decadenza di Berlusconi. O perfino quella di Minzolini.

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