RUDOLF STEINER E IL NUOVO ATTEGGIAMENTO VERSO IL MONDO

per Filoteo Nicolini

RUDOLF STEINER E IL NUOVO ATTEGGIAMENTO VERSO IL MONDO

“Abbiamo dimostrazioni sul cerchio, ma sull’anima solo congetture; le leggi della natura sono presentate con rigore matematico, ma nessuno applica una pari diligenza alla ricerca sui segreti del pensiero. La fonte della miseria umana risiede nel fatto che l’uomo dedica più attenzione a tutto tranne che al bene supremo della vita…Da qui l’ateismo clandestino radicato negli uomini, la paura della morte, i dubbi sulla natura dell’anima, le dichiarazioni più deboli o almeno vacillanti su Dio, e il fatto che molti uomini sono onesti per abitudine o necessità piuttosto che per virtù del loro giudizio”.

Così Leibniz rifletteva nel lontano 1686. Sono parole sempre attuali. Mi voglio idealmente collegare a quanto scritto nello studio precedente quando notavo una diffusa tendenza a inscatolare e limitare la capacità di ragionare sulle cose, divenuta più raffinata ed esatta ed attenta ai dettagli, ma allo stesso tempo più superficiale e meno tollerante verso ambiguità e sfumature che la vita presenta ogni momento. I nostri poteri di ragionamento sono stati così indeboliti dalla prolungata esposizione allo scientismo che abbiamo imparato a non fidarci di noi stessi ogni volta che si tratta di una questione veramente importante, e quindi a sacrificare l’allargamento della conoscenza e della comprensione dei grandi enigmi. Ogni persona naturalmente ha un atteggiamento o una posizione rispetto al mondo e alla conoscenza che da esso può essere acquisita. Ognuno di noi adotta necessariamente una posizione o un’altra, in conseguenza della propria classe, cultura, istruzione, ecc. Il metodo abituale, che chiamerò materialista, immagina che tutti i fatti del mondo abbiano carattere di uniformità, e che una ricerca onesta di ciò che crede siano i “fatti” oggettivamente esistenti, alla fine condurrà a una soluzione soddisfacente. L’alternativa a questa abitudine di pensiero, invece, considera che l’atteggiamento che assumiamo nei confronti dei fatti sia almeno altrettanto importante quanto i fatti stessi, svolgendo un ruolo importante nello stabilire quali sono i fatti, se hanno gerarchie, se le spiegazioni sono sufficienti o mezze verità. O addirittura occuparsi di altri fatti che passano inosservati ma non sono meno reali. Dobbiamo quindi interrogarci sull’atteggiamento vero, adeguato, pertinente, nei confronti di un dato insieme di fatti, diciamo per esempio il PC e l’Internet. È dagli “atteggiamenti” di fronte ai fatti che si intreccia il destino delle anime. Del resto, atteggiamenti e fatti si intrecciano e si riflettono a vicenda. Anche moderni filosofi della scienza sono arrivati ​​al punto di ammettere che i nostri atteggiamenti influenzano la nostra percezione dei fatti. Lungi dall’essere un difetto, è una motivazione per prendere sul serio i nostri atteggiamenti e fare una speciale considerazione di essi. Il centro dell’attenzione passa quindi dall’essere assorbiti dai fatti all’essere esplicitamente interessato ai fatti visti nel contesto più ampio. Si comincia a vedere i fatti come fissi e primari e si finisce per vederli come flessibili e secondari. E si possono scoprire altri fatti normalmente occulti.

A questo punto c’è la questione delle autorità. Il contrasto che osserviamo tra la pratica attuale scientifica e quella precedente è che gli articoli “pre-scientifici” erano soliti fare riferimento a figure venerate e autorevoli, mentre ora combiniamo dati sperimentali e ragionamento matematico rigoroso, e voilà la prova dell’esperienza e del rigore, che poi in fondo è una mezza o un quarto di verità.

Ancora più importante, il sistema scientifico nel suo insieme è qualcosa che accettiamo per considerarlo autorevole. Non procediamo con cautela, assicurandoci della sua validità un passo alla volta. Noi per primi lo accettiamo e possiamo o meno interiorizzare qualcuno dei suoi precetti esplicitamente sostenuti. La maggior parte di noi non ha ricevuto un’istruzione scientifica, e anche quei pochi di noi che diventano esperti in qualche scienza lo fanno dopo essere stati prima completamente immersi in un’atmosfera in cui si presume che la scienza sia autorevole. La nostra idea di chi o cosa costituisce l’autorità è cambiata, ma certamente non è cambiata la nostra fiducia nell’autorità in quanto tale.

È falso affermare che gli antichi evitassero l’esperienza come percorso di conoscenza a favore dell’autorità. Rispettavano così tanto l’esperienza e credevano che acquisirla fosse un’abilità in sé. Hanno scelto “sperimentatori” altamente qualificati, valga qui l’esempio di Archimede, affinché fossero ottimi strumenti di indagine e ricerca, hanno riposto fiducia in loro proprio come noi facciamo con le nostre macchine. Anche noi infatti abbiamo le nostre autorità, solo che per la maggior parte non sono persone; sono macchine elettroniche e logica. Curiosa involuzione!

Quando i nostri antenati desideravano esaminare le cose fisiche, usavano i loro sensi e costruivano strumenti che li aiutassero quando necessario. I Musei della scienza sono pieni di strumenti che i naturalisti di allora costruivano da soli con bravura artigianale. Sapevano che gli strumenti erano necessari, che gli ingenui e gli ignoranti difficilmente avrebbero trovato le risposte a domande profonde e sottili. Ciò che a tanti potrebbe sembrare un indebito affidamento alle autorità, in certi casi è semplicemente il giusto rispetto e riconoscimento per il tipo di strumento più rilevante per la questione in questione.

Questo ci porta al ruolo di Rudolf Steiner, la principale “autorità” e il principale strumento di indagine a cui ho fatto esplicito riferimento in vari articoli. Il suo ruolo è lo stesso del ricercatore che presenta le sue scoperte al gruppo di lavoro. Il gruppo potrebbe non essere arrivato ai risultati da solo, ma è nella posizione di testarli e di giudicarli sulla base della coerenza interna, della conoscenza complessiva del campo e dei risultati precedenti dello scienziato. Per fare questo, si devono conoscere i metodi del ricercatore spirituale. Questi raggiunge una condizione della mente che deve prima essere creata mediante certi esercizi e certe esperienze dell’anima. Non può essere presupposta come dato di fatto nella nostra natura. Questo stato d’animo rappresenta un ulteriore sviluppo della vita della mente umana, senza che si perda, nel corso di questo ulteriore sviluppo, l’autocontrollo ed altre manifestazioni della vita cosciente della mente.

Ma il caso del ricercatore spirituale è diverso da quello dello scienziato comune, in quanto il lavoro su sé stesso ha arricchito i contenuti dell’anima. Che ottiene allora il ricercatore spirituale? Un mondo completamente nuovo di fatti, altrettanto oggettivi, più reale, più profondo, più inclusivo. Va detto subito che la condizione mentale del ricercatore spirituale è lontana da ciò che comunemente viene chiamata estasi, visione, e ogni sorta di veggenza ordinaria. Raggiunto lo stato desiderato, il ricercatore spirituale riferisce fatti che sfuggono alla nostra osservazione comune. È l’origine degli esseri soprasensibili come fatti, così come li vede agire il ricercatore spirituale nell’evoluzione dell’Umanità. Una serie di esseri soprasensibili ha, per esempio, una precisa associazione con le macchine elettroniche, con il PC, con la rete Web. Le leggi del pensiero e della logica che si sono sviluppate in Occidente a partire dai Greci sono naturalmente adeguate a trattare in modo chiaro la natura materiale del computer. Ma è impossibile trattare adeguatamente questi esseri spirituali e restare nei limiti della logica ordinaria; siamo costretti a scegliere tra l’essere veritieri ma poco chiari e illogici a prima vista, e chiari e coerenti ma fuorvianti. La fonte del problema è che, con poche eccezioni degne di nota, la nostra logica ci è arrivata attraverso l’immersione nell’aspetto materiale della vita. Non riguarda il pensiero in modo onnicomprensivo, ma riguarda più strettamente il pensiero della materia. Di conseguenza, non possiamo pensare chiaramente, nel senso comune del termine, a qualcosa come queste schiere spirituali che non hanno un’esistenza semplicemente materiale. Di ciò parleremo in un prossimo studio.

 

FILOTEO NICOLINI

Immagine: Rudolf Steiner

Studio basato su un lavoro di Davis Black

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