di Antonio Gaeta – 28 settembre 2018
La loro forza di espansione si fondava sulla inconscia coltivazione di forme di memoria collettiva, con particolare riferimento agli antichi antenati. Gli altri loro simili, ma assolutamente non uguali, non sapevano che Foemina e Homo Sapiens avessero sempre inconsapevolmente onorato detto riconoscimento, grazie al rispetto dell’ambiente di vita: quello stesso che permetteva loro di cibarsi di parte delle specie viventi di volta in volta conosciute, evolute e sopravvissute. Soltanto dopo avvenne l’identificazione di questo rispetto con l’adorazione della Grande Madre.
Tuttavia, l’evoluzione dei clan non si fermò alla caccia e raccolta dei doni spontanei di quest’ultima ed alla sua rappresentazione poi definita “artistica”, nelle varie forme in cui essa si manifestava. Accadde, infatti, che in un giorno di particolare significato per loro, due esemplari di Foemina e Homo Sapiens scoprissero il forte desiderio di ringraziare la Grande Madre, usando raffigurazioni anche colorate sulle rocce e sulle pareti delle caverne, dove a volte si riparavano dal freddo. In esse avvertivano la sensazione di trovarsi nel più che accogliente grembo materno, dove la Grande Madre dimostrava la sua più profonda essenza, fatta di naturale capacità generatrice e, quindi, creativa.
Come già scritto nella parte II, l’acquisizione della possibilità di articolare immagini interiori alla base della loro capacità espressiva in una forma che la razionalità dei clan successivi definì “artistica”, aveva permesso un’espansione cerebrale molto utile. Essa permise, infatti, di unire questa forma di linguaggio magico, giacché estraneo ai ragionamenti, al linguaggio verbale: ovvero più tecnico, perché adeguato alle necessità della lotta per la sopravvivenza.
La selezione evolutiva tra gruppi rivali, vissuta in forma naturale, che li aveva contraddistinti fino a quel momento, prosegui in modo più complesso, perché arricchita dalla possibilità di selezionarsi grazie all’uso di strumenti tipicamente culturali.
Essi scoprirono, infatti, la possibilità di elaborare in forme spaziali e temporali la scansione degli eventi osservati, confrontando le precedenti osservazioni con quelle successive. Da ciò la capacità di proiezione e, quindi, di pensare al futuro. Fu così che nacque il linguaggio verbale in forma sintattico- grammaticale ! Esso fu il mezzo con il quale gli individui che avevano approfittato dei vantaggi forniti dal clan a scopo riproduttivo esclusivamente personale, seppero prendere il sopravvento sui componenti gratificati dalla loro capacità di sacrificare gli interessi personali, pur di permettere al proprio clan di procreare progenie della sua stessa caratteristica e qualità.
In altre parole, per la prima volta nel loro percorso evolutivo fondato sulla selezione naturale tra gruppi, gli individui egemoni per la capacità di trasmettere al proprio clan gli apprendimenti individuali, furono disconosciuti da coloro che preferivano generare nuovi clan, ispirati alle possibilità della selezione fondata sulle migliori capacità individuali.
La formula che aveva tenuto inconsciamente insieme tutti gli individui dei clan discendenti da Foemina e Homo Sapiens era stata, generazione dopo generazione, la trasmissione dell’ossequio nei confronti degli antichi antenati. Tale ossequio, sia pur espresso con formule diverse in rapporto con le capacità comunicative di ogni nuova generazione di clan, aveva permesso il perdurare della forza di coesione collettiva: quella che aveva portato i discendenti ad assumere le caratteristiche di una nuova specie, ovvero i Sapiens.
Questa peculiarità con l’andare del tempo e delle conquiste espressive aveva assunto gli aspetti che i clan successivi avrebbero definito “religiosi”. Nei clan dotati di riflessione interiore era nata la consapevolezza che gli antenati erano figli della Grande Madre, ovvero di colei che era percepibile in tutto ciò che li circondava. Il comportamento volto all’adorazione delle capacità individuali, fondato sul carpire vantaggi dal gruppo per scopi riproduttivi soltanto personali, costituiva, pertanto, un disconoscimento di fatto degli antichi antenati e della comune Grande Madre.
A seguito della frantumazione delle caratteristiche dei clan di Sapiens, i loro figli e nipoti decisero di separarsi, prendendo strade diverse. Alcuni pensarono che le ricche terre già occupate ai tempi dell’Eden non potessero essere abbandonate. Allo stesso tempo altri capivano che nuovi territori in aree climaticamente più miti potessero donare maggiori vantaggi alimentari ma anche spirituali.
Per conoscere più a fondo questa importante quanto dolorosa separazione, il romanzo prosegue con la particolare descrizione delle condizioni dei clan euro-asiatici vissuti in era pre-glaciale (clan 3500 e successivi), messi poi a confronto con le condizioni dei clan vissuti in era post-glaciale (clan 4400 e successivi). Per capire meglio la descrizione, il racconto prosegue con la narrazione da parte di quest’ultimi dei loro antenati pre-glaciali, conosciuti come coloro che avevano vissuto l’esperienza definita Eden.
La glaciazione aveva costretto sempre più numerosi figli e nipoti dei clan a sperimentare nuovi incontri, conoscenze, rivalità ma anche scambi d’ogni tipo con gruppi del tutto simili, spesso provenienti anch’essi dall’Africa, ma anche autoctoni, sebbene non uguali. Questi scambi furono così intensi, che oggi gli individui appartenenti ai grandi clan Foemina e Homo 5000 riscontrano nei resti dei loro antenati tracce di rapporti sessuali tra Sapiens e gruppi simili ma diversi da loro.
Tra i clan 4400 che abbandonarono quella vasta area, che poi fu definita Asia, per popolare un’area meno vasta ma più ricca, che poi fu definita Europa e gli altri gruppi, che qui incontrarono, proseguì la pratica degli scambi, come é naturale per tutte le specie viventi, anche vegetali. L’intensificazione di tale pratica, favorita dalle libere migrazioni, arricchi le conoscenze dei clan Foemina e Homo Sapiens e loro discendenti, al punto da capire che la Grande Madre potesse dare cibo anche in forma coltivata e domesticata. La crescente separazione dall’ambiente boschivo, con iniziale abbattimento arboreo e adattamento del suolo a coltivazione di specie vegetali domestiche favorì anche la convinzione che la Grande Madre fosse una Dea. Con tale termine essi intendevano un’entità non più solo immanente, ma anche esistente nelle astrazioni o forme spirituali elaborate da loro stessi.
Pertanto, il romanzo proseguirà con la grande scoperta dell’agricoltura e della Dea, che l’aveva resa possibile, per questo venerata in tutte le generazioni dei clan coinvolti come punto di avvio e di destinazione finale di ogni essere vivente. Proseguirà, inoltre, con la valorizzazione della comunicazione verbale e della sua raffigurazione in segni, che prefigurarono quella che i clan successivi definirono “scrittura”, il cui utilizzo inizialmente solo per finalità di comunicazione “religiosa”, divenne poi strumento di potere, con sopraffazioni ed accentuate diversificazioni delle caratteristiche dei nuovi clan 4500. (segue)