Fonte: Il Manifesto 31 luglio 2014
Daniela Preziosi intervista Stefano Rodotà, 30 luglio 2014
La qualità dei nuovi costituenti è bassa, affrontano l’aula da incompetenti. Il premier è già in campagna referendaria. E stavolta dovremo sconfiggere il blocco Pd-Forza Italia. Ma le opposizioni hanno sbagliato a rivolgersi a Napolitano. E poi trasformare le camere in curve da stadio.
«Un po’ di memoria non guasterebbe. Sento dire:’mai l’ostruzionismo ha fatto cadere un provvedimento’. Falso: io ricordo l’ostruzionismo che fece cadere il primo decreto di San Valentino, il decreto Craxi sui punti della scala mobile, nell’84. Poi fu reiterato e passò. E ricordo un ostruzionismo in cui i radicali fecero addirittura una gara interna fra Marco Boato e Massimo Teodori su chi avrebbe parlato più a lungo. Una mattina eravamo esausti, ma Boato non si fermava perché voleva battere il record. E siccome non si fidava di quello che gli dicevano i suoi compagni, a un certo punto disse: ’se me lo dice Stefano Rodotà ci credo’. Io, che ero deputato della sinistra indipendente, andai e gli dissi: guarda, hai parlato più a lungo. E lui finalmente smise». Memorie di un ex vicepresidente della camera, Stefano Rodotà. Era il 1981, si discuteva sul fermo di polizia, Boato parlò 18 ore e cinque minuti. Le regole, per fortuna del presidente Grasso, sono cambiate.
Oggi il presidente Grasso è contestato dalle opposizioni per i suoi spacchettamenti, i suoi ’canguri’ (un meccanismo che con un voto fa decadere gli emendamenti simili fra loro, ndr), e le sue tagliole.
È una materia che attiene alla procedura parlamentare e che dovrebbe essere di stretta interpretazione, strettissima quando si tratta di modifiche della Costituzione. Sono le garanzie del procedimento, non possono essere rimesse alla decisione della maggioranza. Nel dubbio, c’è la giunta del regolamento. La giunta ha deciso a maggioranza che ’il canguro’ è legittimo anche per le leggi costituzionali. C’è una vecchia battuta: la maggioranza si tutela con i numeri, la minoranza con le regole.
A colpi di ’canguro’ al senato cadono centinaia di emendamenti alla volta. Tutto normale?
Di fronte all’uso ostruzionistico degli emendamenti è possibile procedere con il cosiddetto canguro. Ma diciamo la verità: questa vicenda è stata gestita dalla maggioranza e dal governo senza una piena consapevolezza politica. Quando si sa quello che sta per succedere, non si può reagire con un ’mascalzoni, state facendo l’ostruzionismo’, serve competenza tecnica. Che non c’è stata.
Hanno fatto bene le opposizioni a arrivare in corteo al Colle e invocare il presidente Napolitano?
Sinceramente no. Capisco l’atto simbolico, ma il procedimento legislativo deve essere rigorosissimo e tutelato dalle regole interne alle assemblee parlamentari, non è opportuno chiedere interventi dall’esterno. Al tempo della legge truffa ci furono contestazioni durissime, ma nessuno chiese l’intervento del capo dello stato.
La maggioranza rifiuta ogni discussione per migliorare la legge. E in aula e fuori volano parole tipo ’fascista’. Grillo parla di colpo di stato.
Bisogna fare attenzione al linguaggio e a certe manifestazioni. Non apprezzo la riduzione delle aule parlamentari alle curve di uno stadio. Legittima difesa, dicono le opposizioni. Anche perché contro di loro Renzi usa modi spicci: ’gli ostruzionisti hanno l’Italia contro’. È una brutta traduzione del ’vox populi, vox dei’. Le battaglie sui diritti sono sempre nate come battaglie di minoranza. Benedetto Croce, da senatore, nel ’29 votò contro i Patti Lateranensi dicendo: ’di fronte a uomini che stimano Parigi valer bene una messa, sono altri per i quali l’ascoltare o no una messa è cosa che vale infinitamente più di Parigi, perché è affare di coscienza’.
Il Pd minaccia Sel di rompere le alleanze nelle amministrative. È una prevedibile ritorsione politica?
Rivendico l’uso della parola «autoritario». Siamo stati noi, intendo Zagrebelsky, Carlassare, Urbinati…
I famosi «professoroni».
Orrenda parola ma sì, siamo stati noi ’professoroni’ a dirla e la ribadisco: questo è un modo autoritario di procedere. La discussione sulla Costituzione non può essere inquinata da altro. Il lavoro di scrittura della Costituzione sopravvisse alla rottura del governo in cui c’erano socialisti e comunisti, però non e si disse ’abbiamo i numeri e allora andiamo avanti’. Il conflitto politico, che era molto aspro, fu tenuto distinto dal lavoro costituente. Ma che argomento costituzionale è ’se non accetti sei fuori dalle giunte’? La saggezza dei tempi e la qualità politica di quella generazione dovrebbe darci lezioni. E ora chissà quante critiche mi faranno i cosiddetti ’innovatori’.
Come giudica la qualità dei nuovi costituenti?
Voglio essere generoso: è molto molto bassa. La scarsa legittimazione politica di queste camere, che non sono non adeguatamente rappresentative perché sono state costituite con una legge dichiarata incostituzionale, avrebbero dovuto consigliare la cautela e la ricerca di allargare la maggioranza con una discussione pubblica adeguata. Ma la discussione pubblica non è aizzare i cittadini contro le camere.
Il premier le risponderebbe: ho preso il 41 per cento.
E no: questo è un argomento che abbiamo contestato a Berlusconi. Che diceva: i cittadini sanno che sono indagato ma mi votano. Come se il voto fosse un lavacro. Il voto è importante per l’investitura politica, ma il 40,8 per cento non significa che sei legittimato a fare qualsiasi cosa. Piuttosto, forte della sua investitura politica poteva proporre di togliere dalla Costituzione l’obbligo al pareggio di bilancio, che altri paesi non hanno e che è un ostacolo a usare quella flessibilità che chiediamo all’Europa. Sarebbe stata una mossa costituzionalmente ben motivata. E invece queste riforme sono un’operazione di politica interna che distrae l’attenzione dalle misure più difficili da maneggiare. E quindi si dice: ’non possiamo fare niente perché c’è l’ostruzionismo’.
Comunque a colpi di canguro e tagliole alla fine la riforma passerà. Poi però ci sarà il referendum. Voi che siete contrari, che farete?
Innanzitutto ci spieghino in che modo sarà previsto. Dovrebbe essere previsto nella stessa riforma del senato. Dal punto di vista formale il governo Letta era stato corretto, nel ddl costituzionale di modifica dell’articolo 138 aveva previsto la possibilità del referendum.
Non crede che semplicemente potrebbe non esserci il sì dei due terzi delle camere?
E allora il referendum non sarà una concessione. Ma è chiaro che tutta l’attuale maniera di impostare la discussione, quei ’avete contro l’Italia’ è un modo per precostituire la campagna referendaria. Questa volta il grande blocco Pd-Forza italia sarà difficile da sconfiggere. Bisognerà stare tutti in campo.
Professore Rodotà, se ci sarà un referendum a sostenere le ragioni del no sarete molto più soli. Non teme che la sconfitta si possa trasformare in un boomerang?
La ’legge truffa’ fu battuta con l’apporto fondamentale di due piccoli piccoli partiti, Alleanza democratica e l’Unità popolare. Che fra l’altro avevano dei gran ’professoroni’. Mi ricordo il comizio di Arturo Carlo Jemolo, che non era certo un uomo dalla facile oratoria pubblica. E invece l’eloquenza magnifica di Piero Calamandrei. Certo non mi voglio paragonare a lui. Ma comunque il nucleo originario dei ’cattivi’ professori contrari a queste riforme è aumentato. Studiosi non ostili al governo, anzi che erano nei vari comitati di saggi e nelle riunioni della ministra Boschi, sono critici sull’impianto complessivo delle riforme del senato e della legge elettorale. Sarà difficile, ma faremo la nostra parte.