Che roba Contessa alla Air France

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=1576

di Lucia Del Grosso – 6 ottobre 2015

Che roba, contessa, alla Air France, mentre stavano discutendo il piano per dichiarare 2900 esuberi, un gruppo di lavoratori ha fatto irruzione e ha costretto i manager a scappare.

Sapesse, contessa, uno addirittura come l’Aretino Pietro, con una mano davanti e una dietro. Dove andremo a finire!

Ebbene sì, faccio coming out: non ho provato un minimo di solidarietà per quel manager strapazzato dai lavoratori.

E scagli la prima pietra chi, tra quelli che hanno condiviso la mia storia (FGCI, PCI, PDS, DS, PD fino all’abbandono per sfinimento), non ha provato un’antipatia profonda per quel tizio che si preparava, con giacca e cravatta strafirmate, a buttare sul lastrico 2900 famiglie.

E’ condivisibile l’aggressione compiuta dai lavoratori ai danni di un rappresentante di “lor signori”? Non fatemi questa domanda perché mi rifiuto di rispondere. Invece rispondete a queste domande: chi rappresenta oggi gli interessi dei lavoratori e organizza le loro lotte nelle forme più appropriate? Chi dà un orizzonte e una speranza a pezzi di società che vedono sempre più sfocata una prospettiva di vita dignitosa? Chi raccoglie la rabbia sorda verso l’ingiustizia sociale, la sublima e la dirige verso obiettivi giusti?

La pallida sinistra orgogliosa di fare bene i compitini europei a casa?

La sinistra fiera di essere finalmente ricevuta nel salotto della signora contessa e che si scandalizza con il mignolino alzato per due ore di assemblea al Colosseo di lavoratori sfruttati e malpagati (figuriamoci se spogliavano qualcuno)?

Perché su un principio Bersani ha ragione: la sinistra esiste in natura. E se non c’è una forza politica capace di interpretarla allora si interpreta da sé. Come può e come sa. Prendendo a calci culi più o meno coperti.

Poi però Bersani dovrebbe spiegarci come fa a marciare nella stessa truppa in cui marcia il mostro di Lochness, cioè uno che le vittime della bancarotta farebbero volentieri correre senza camicia e senza mutande: o si sta dalla parte degli inseguitori o si sta dalla parte degli inseguiti, in mezzo si rimane schiacciati.

E sarà questa la fine della sinistra vorrei-tanto-ma-non-posso-non-ce-lo-consentono-i-rapporti-di-forza, quella imbronciata perché Renzi le preferisce Verdini. Travolta da due responsabilità: quella di essersi procurata il suicidio e quella di mandare allo sbaraglio i lavoratori per aver rinunciato ad organizzarli.

Confido nel nuovo soggetto che sta sorgendo a sinistra, che si propone di “ricostruire uno spazio politico per il lavoro in tutte le sue forme, per chi il lavoro non ce l’ha, chi ce l’ha ed è precario o è sfruttato”, come ha dichiarato Fassina.

Prima che il governo sia costretto alla decretazione d’urgenza contro gli spogliarelli dei manager (non vorrei che lo prendessero per un suggerimento, con i nostri ministri non si sa mai).

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