Rigoletto: una storia di femminicidio

per Luca Billi
Autore originale del testo: Luca Billi
Fonte: i pensieri di Protagora...
Url fonte: http://www.ipensieridiprotagora.com/2018/01/considerazioni-libere-421-proposito-di.html

di Luca Billi, 18 gennaio 2018

Ci sono artisti capaci di superare le barriere del tempo: Giuseppe Verdi è senz’altro uno di questi. Mia moglie ed io abbiamo avuto la fortuna di assistere al Regio di Parma a un bellissimo allestimento del Rigoletto. Si è trattato di un’occasione speciale e unica: celebrare i cinquant’anni in cui il grande baritono Leo Nucci ha interpretato questo ruolo, in oltre cinquecento rappresentazioni in ogni parte del mondo.
È stato ripreso uno storico allestimento della fine degli anni Ottanta, senza alcun tentativo di attualizzare l’opera – come troppe volte si tenta di fare, con risultati non sempre felici – eppure, guardato e ascoltato oggi, con la sensibilità di oggi, pensando a quello che succede ogni giorno intorno a noi, Rigolettoci racconta una storia i cui tratti essenziali sono assolutamente attuali.

Il duca di Mantova è un predatore sessuale, un maschio che gode unicamente della conquista, incapace di provare una qualsivoglia forma di amore, perché questa o quella per me pari sono. Non è consapevole del dolore che lascia dietro di sé, il suo unico obiettivo è appagare il proprio piacere. Un tipo del genere dovrebbe essere fermato, ma è un uomo di potere e quindi questa sua voracità sessuale non può essere sanzionata, anzi viene non solo tollerata, ma in qualche modo assecondata da chi sta intorno a lui, cortigiani vil razza dannata. Basta aprire un qualsiasi giornale per vedere le vicende di tanti uomini come il duca, uomini che usano il loro potere per soddisfare i propri appetiti ai danni delle donne e che, come il duca, sanno sempre trovare una giustificazione del loro comportamento. L’ultima aria cantata dal duca è la celeberrima La donna è mobile, una canzonaccia da osteria, per quanto resa sublime dalle note di Verdi. Il duca ci dice che non è colpa sua, ma è colpa delle donne che sono volubili e che si offrono: è il se l’è cercata, che diventa l’alibi di qualunque predatore.
Rigoletto è un padre egoista, un uomo che, pur dicendo che fa tutto quello che fa per amore della figlia, è concentrato solo su se stesso. Il mondo di Rigoletto comincia e finisce in lui e la figlia deve vivere in questo mondo asfittico in cui c’è un solo dominus. Rigoletto ama la figlia in maniera smisurata, ma come estensione di sé e per proteggerla la tiene esclusa dal mondo, le nasconde perfino il proprio nome, le impedisce di vivere. E anche Rigoletto, come il duca, non arriva mai a essere consapevole della propria colpa. Di fronte al corpo senza vita della figlia, uccisa per la sua cieca brama di vendetta, il buffone non riconosce la propria responsabilità, ma incolpa la maledizione lanciata su di lui. Questo urlo, che chiude il dramma, suggella l’ennesima fuga dalle proprie colpe. E quante volte abbiamo sentito le parole di un padre come Rigoletto: l’ho fatto per il suo bene, perché lei non poteva capire, ho dovuto decidere io per lei. No, tua figlia capiva benissimo, ma tu non eri capace di accettare le sue decisioni, non volevi accettarle, perché l’hai sempre considerata una tua proprietà.
Gilda è la vittima di questi due uomini ed è la sola che muore. Eppure Gilda li ama, anzi è l’unica capace di amare davvero. Ama suo padre, nonostante la tenga reclusa, nonostante non le abbia mai insegnato a vivere, si sforza di capire il dramma di quell’uomo e si convince che accettare quella forzata prigionia lo faccia star meglio. E la accetta, anche se ne soffre. Ama il duca di Mantova, lo ama nonostante lo veda mentre la tradisce, mentre dice a un’altra le stesse parole che ha detto a lei, e lo ama al punto da sacrificarsi per lui, anche se sa che non lo merita e che lui non conoscerà mai questo sacrificio. Quante donne sono state vittime di questo amore sbagliato, di questo amore che le ha rese cieche, anche all’evidenza. Quante donne non hanno denunciato l’uomo che le picchiava perché convinte – come Gilda – che ma pur m’adora. E aspettano, e troppe volte aspettano fino a quando lui le uccide.
Gilda è certamente migliore dei due uomini che hanno voluto possederla. L’unica decisione che ha potuto prendere da sola nella sua vita è quella di consegnarsi al sicario che la ucciderà, il dramma che vive quella giovane donna è che la sua libertà si compie nell’accettare la morte, in una scelta sbagliata, in quella di annullarsi. Ancora una volta.
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