Riforme: Riformare il PD?

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 11 ottobre 2015

Serve un partito popolare, non solo mediatico. Insomma, un nuovo PD. Lo dice Enrico Rossi, il Presidente della Regione Toscana. Immagino che stia lanciando la sua corsa alla segreteria del partito, e che sia in procinto di presentarsi come l’opposizione di sua Maestà Renzi. Il suo primo punto di programma parrebbe proprio essere: rifacciamo il PD daccapo, facendone un partito vero, non solo mediatico. Buongiorno Enrico Rossi, verrebbe da dire. Oggi del PD vedo solo macerie. Non è un po’ tardi per ‘ricostruire’ dal nulla quello che è stato distrutto? Quello che è stato ridotto a mero strumento mediatico-gassoso, progettato solo per ‘vincere’ e consentire, in qualsiasi modo possibile, l’accesso di un leader democratico a Palazzo Chigi? La domanda che Enrico Rossi non si pone è la seguente: perché hanno ammazzato il PD? Solo perché questa è l’epoca della rete e ci vogliono per forza i partiti liquidi? E prima ancora: ma c’è mai stato un PD non mediatico, un PD di popolo, di quartiere, un PD dei luoghi di lavoro? Rispondere a queste domande è propedeutico alla battaglia per un eventuale partito ‘vero’. Provo modestamente a rispondere io.

Il PD nasce esattamente come partito astratto, usa e getta, una testa di ponte, una piattaforma per lanciare il suo segretario alla guida dell’esecutivo. Punto. Tutto è stato pensato per questo. Il PD è un partito statalista, perché si affida esclusivamente alla strategia della conquista del Palazzo d’Inverno. È il più leninista dei partiti che lo hanno preceduto e di cui è succedaneo. Si compone di un Capo eletto alle primarie aperte (da chiunque volesse parteciparvi, avversari e fascisti compresi), di un cerchio di fedelissimi pronti a occupare i posti di comando, di una direzione unanimista, di gruppi parlamentari che vivono all’ombra dell’esecutivo, succubi. Non c’è altro. Con Renzi questo ‘statalismo’ del PD è stato esaltato, portato alla quintessenza. Renzi è il vero interprete dello spirito del PD, non altri. Persino Veltroni era ancora troppo comunista, pensate un po’, lui che non lo era mai stato nemmeno quando lo era.

Questo partito ‘piattaforma’, che non sa nemmeno cosa sia il vecchio ‘lavoro di massa’ (che non era un tweet buttato lì alla ricerca di retweet) è impossibile che possa diventare altra cosa dalla bolla gassosa che è ora. Impossibile. Enrico Rossi lo sa, e cerca solo consensi in vista della futura competizione (?) congressuale. Come sa pure che quel PD nacque così, perché era meno complicato da ‘maneggiare’, era minimale, era neutro, non era zavorrato da dibattiti e pesanti analisi in sezione, ma era solo un comitato elettorale allargato, che poi è divenuto necessariamente un contenitore neutro, dentro il quale destra, sinistra, centro, alto, basso, compagni, amici e amici degli amici tentano di convivere alla bene e meglio, cercando di farsi male il meno possibile. Partito popolare? Forse nel senso di molto conosciuto, ben ‘sondaggiato’, capace di magnetizzare consensi. Rossi è inutile che ponga innanzi il modello del vecchio PCI. Era davvero altra cosa. Così com’era altra cosa la DC, l’altro partito di massa che ha animato la Prima Repubblica a partire dal dopoguerra.

Oggi si punta ad altro. Si punta a ‘vincere’ e, in questo modello ‘vincente’, il radicamento territoriale, la militanza, la presenza ‘pesante’ nei quartieri e nei luoghi di studio e di lavoro, l’idea del Parlamento come ‘rappresentanza’ non ci sono. Così come un’idea di popolo in quanto protagonista della politica. Al massimo si chiede di mettere ‘like’ a qualche post, relegando il concetto di partecipazione in soffitta, laddove non turbi i sonni del leader di turno. E poi il PD già non c’è più, è stato superato dal Partito della Nazione. Qui non ci sono più primarie, non c’è più sinistra, non c’è più Parlamento, né popolo, solo un immenso centro, che come un buco nero si mangerà tutto. Una massa informe. Un rassemblement populista, demagogico, tecnico. Un uomo solo al comando e altri a spartirsi le poltrone: altri qualsiasi, senza caratterizzazione ideale. Chiunque. Così come chiunque votava alle primarie. L’anonimato ideologico, insomma. Il nulla. Ma cosa vuole riformare Enrico Rossi?

(Quello di Bersani fu un gesto generoso, mi spinse a prendere la tessera. Il fallimento di quel gesto, per me, significò che non c’era proprio nulla da fare).

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