RIFLESSIONI SUL COVID E IL CONDONO DELLE FAMOSE MULTE

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: Filoteo Nicolini

Sì è per momenti riacceso il dibattito sul COVID dopo il condono delle famose multe. Faccio uno sforzo per riandare a quei giorni quando scendevo e salivo le scale dell’edificio per fare esercizio, evitando uscire all’ alba e incappare in controlli. Quando dovetti portare delle medicine alternative a un infermo, che aveva beccato il contagio nell’ospedale mentre era ricoverato per la cataratta. Telefonino spento per evitare di essere tracciato fuori casa, lungo tragitto a piedi andata e ritorno esposto ai rischi del caso, poi scambio veloce del pacchetto con una complice fuori sulla strada. Cercavo di orientarmi nel mare della dissidenza sanitaria, dove albergavano sospetti, pregiudizi, paranoie complottiste, cercavo ragionevolezza e verità. Accanto ai no vax allo stato puro, c’erano seguaci dell’omeopatia, vegani e vegetariani, anziani intellettuali, critici implacabili del sistema sanitario e delle case farmaceutiche.

Cominciai a prendere appunti, a documentarmi, ne vennero fuori vari articoli nella speranza di alimentare la paziente ricerca di verità pur sempre parziali e provvisorie. C’erano voci pacate che con fermezza segnalarono perplessità e incongruenze della gestione della pandemia. Ma chi praticava il dubbio come elemento irrinunciabile nella prassi medica fu aggredito, diffidato, denunciato. Nell’ emergenza ricordo bene che coloro che indossavano un camice nei reparti o in laboratorio dovettero astenersi dall’esprimere semplici opinioni, ricordo che calava il silenzio e l’isolamento su chi era dato a ricercare nella letteratura dati ed esperienze che arricchissero il quadro generale.

Il titolo dell’ ultimo articolo fu Aspettando l’agenzia delle entrate, nel quale manifestavo il mio dissenso informato, convinto che ogni presa di coscienza è unica e individuale. In esso, dicevo che siamo di fronte a una sfida sulle condizioni umane e che c’è necessità del consenso umano. Si tratta del consenso una volta fatto lo sforzo di capire come stanno le cose. Possiamo scegliere se farci domande e cercare risposte, oppure affidarci a ricette già confezionate e rassicuranti. Viviamo in una società in cui l’artificiale ha ormai superato la dimensione naturale, e ciò non mi lascia indifferente. Ricordo ancora quando scoprii nella letteratura medica le nano biglie magnetiche e il loro uso nel vaccino. Potevo accettare la direzione presa dalla medicina tecnologica così com’ è o dovevo pormi delle domande? La medicina ci sta descrivendo il vivente  come un agglomerato meccanico di parti singole, oppure considera realmente il vivente come un complesso meccanismo?

Nel primo caso, siamo incapaci di riconoscere la vita alla sua radice, nel secondo si tratta di un dogma che uccide la stessa vita. Non potevo accettarlo.

E concludevo così l’articolo: non importa come la scienza pretenda interpretare la mia coscienza bensì come io viva e costruisca la mia vita seguendo la mia coscienza ora dopo ora.

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