Ogni giorno è una ecatombe. Ogni giorno il bollettino della protezione civile riguardo al Coronavirus ci fa ripiombare nel dramma. Pensiamo solo a Bergamo: una tragedia immensa nazionale. Abbiamo visto proprio a Bergamo camion dell’esercito portare via bare su bare. Il tasso della mortalità è aumentato vertiginosamente. Poteva accadere in qualsiasi città di Italia. A Bergamo sono stati solo più sfortunati. È stato solo un caso. Prima di accusare la sanità lombarda è meglio riflettere perchè Milano è da sempre la capitale sanitaria dell’Italia e spesso chi deve sottoporsi ad un intervento chirurgico molto delicato si reca proprio in Lombardia. Il Coronavirus ha colpito al cuore la zona più ricca e produttiva di Italia. Da sola la zona bergamasca vale il 2% del PIL. Probabilmente il numero dei morti è sottostimato perché ci sono anche anziani che non vogliono essere ospedalizzati per non morire soli. Non abbiamo ancora l’esatta percezione delle cose. Il nord è straziato e martoriato per le perdite umane. Anche il sud è provato perché ci sono nuovi disoccupati, lavoratori in nero e persone che prima si arrangiavano che non sanno come fare, non avendo più cinquanta euro per fare la spesa. Prima ancora della solidarietà digitale ci vuole la solidarietà nazionale. Questo virus può toccare a tutti indistintamente. Lo stesso dicasi per la povertà. C’è anche chi cerca di non pensarci e cerca di rimuovere, come se stesse in un incubo da cui spera di risvegliarsi presto. Come scriveva T.S.Eliot “il genere umano non può sopportare troppa realtà”. Rischiamo di diventare anaffettivi per non cadere nell’angoscia o angosciati per non diventare anaffettivi. Tutto ciò in barba agli esperti della mindfulness!!! Può accadere a tutti da un giorno all’altro di sentirsi male e di essere trasportati all’ospedale e messi in terapia intensiva. Può accadere a tutti da un giorno all’altro di sentirsi male, avere delle crisi respiratorie e morire da soli. Può accadere a tutti di diventare il familiare di una vittima del virus e piangere il proprio caro senza funerale. Inizialmente sembrava una cosa da nulla questo maledetto virus. Sembrava che non ci riguardasse o che quantomeno ci sfiorasse soltanto. Sembrava una cosa lontana ed esotica. Tranne pochi virologi quasi tutti inizialmente hanno sottovalutato il Coronavirus. Molto probabilmente i politici non sono stati da meno. D’altronde avevano paura dei danni sul lavoro in una nazione già in crisi economica. Probabilmente molti penseranno che è facile pensare e scrivere col senno di poi. Personalmente non voglio giudicare gli amministratori della cosa pubblica. I governanti sono stati a mio avviso coscienziosi e responsabili. Forse l’unica pecca è stata una comunicazione ai cittadini spesso contraddittoria. Allo stesso modo ad ogni modo è difficile scrivere di getto perché si rischia di farsi trasportare dalle impressioni e dalle emozioni del momento. I social media ci impongono quasi di stare sempre sul pezzo. C’è chi si improvvisa esperto di sierologia. Ci sono state polemiche, fake news, speculazioni, gaffe, cadute di tono. Secondo alcuni il virus è stato trasmesso dal pangolino all’uomo e per altri dal pipistrello, al pangolino ed infine all’uomo. Però c’era anche chi diceva che fosse stato creato in laboratorio, anche se recentemente questa eventualità è stata smentita. Secondo alcuni ad esempio i tamponi erano stati fatti a calciatori e vip ma non al personale degli ospedali. Secondo altri il mondo del calcio si è fermato troppo tardi quando alcuni calciatori erano già infetti perché c’erano in ballo troppi interessi economici. Non parliamo poi delle polemiche riguardanti il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. È stato detto tutto e il contrario di tutto in televisione, alla radio, su internet. Forse tutto è già stato detto sul Coronavirus, ma non ancora tutto è stato fatto. Sapremo valutare con ponderatezza quando potremo soppesare e valutare ogni elemento a distanza di tempo, come si suol dire qui in Toscana a bocce ferme. Una cosa è certa: niente e nessuno qui in Italia sarà come prima. Lo stesso mondo del lavoro è destinato a mutare radicalmente. Inoltre non sappiamo cosa succederà se il virus si diffonderà in Africa. Dobbiamo prendere atto che il mondo ante-virus ce lo siamo lasciati alle spalle e con esso alcune nostre certezze granitiche. Molto probabilmente non sarà più un mondo così globalizzato. Ma è troppo presto per dirlo in questa realtà così mutevole, piena di stravolgimenti e di turbolenze non solo dei mercati. C’è chi uscirà totalmente cambiato da questa quarantena e cambierà vita o quantomeno stile di vita. Ci sarà anche chi aspetta la fine dell’isolamento forzato per comportarsi come o anche peggio di prima. Questa emergenza richiama ogni cittadino alla responsabilità. I primi giorni c’erano giovani che si assembravano nelle città, infischiandosene di tutto perchè il Coronavirus era una cosa da vecchi. Abbiamo visto sciami di runners che correvano indisturbati nelle città spettrali. Poi ci sono state ulteriori restrizioni e si sono adeguati anche coloro che avevano preso tutto alla leggera. Ma questa situazione ha dimostrato che la natura può sempre darci scacco matto e che siamo tutti interdipendenti, cioè che in parole più semplici siamo tutti collegati: tutto ciò fino ad ora lo dicevano solo i teorici ma erano inascoltati. L’evidenza dell’interdipendenza è stata dimostrata da questa situazione di emergenza.
Riflessione sul Coronavirus
Autore originale del testo: Davide morelli
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