di Alfredo Morganti – 7 gennaio 2018
Provateci. Provate a leggere le parole ‘Liberi’ e ‘Uguali’ su Repubblica di oggi. Non le troverete nemmeno per sbaglio. Io almeno non ci sono riuscito. Tutto ruota attorno allo scontro tra PD e 5Stelle, stavolta si tratta dei rifiuti di Roma, domani chissà. Il centrodestra c’è, ma quasi lateralizzato, terzo incomodo nonostante i buoni sondaggi, presentato come concentrato su se stesso, sulle proprie beghe interne, sulla formazione delle liste e sulla percentuale da assegnare a ognuna delle proprie componenti. Una specie di reductio ad…duos dello schema tripolare, insomma, una bipolarizzazione forzata, giornalistica delle forze in campo. Perché? Ma perché così si accresce il valore del PD, lo si caratterizza quale unica vero baluardo contro il movimento grillino, presentandolo come la ‘grande’ cesta dove raccogliere voto utile a sinistra. Insinuando magari che LeU sarebbe solo un canale di dispersione del voto stesso. È la dimostrazione di come la stampa e i media in genere facciano lo spin, ossia ridisegnino lo scontro politico anche geometricamente, riconteggiando i poli, allestendo una scena dove gli attori salgono e scendono dal palco a seconda del plot prescelto da chi ci informa. Adducendo il motivo che i sondaggi presenterebbero queste tre forze come protagoniste e il resto sarebbero sfrizzoli. Poca roba. Un teatrino mediale che guarda la realtà con sospetto, forse con disprezzo.
Eppure dovrebbe essere chiaro a tutti che i sondaggi non ci prendono granché. Soprattutto se ponderano troppo le percentuali sulla base dei convincimenti di chi li compila. Cinque anni fa, sbagliarono in pieno, accreditando inizialmente 5Stelle della metà dei voti effettivamente presi, dando il PD e Scelta Civica su percentuali stratosferiche, lanciando Ingroia. Non fu così, anche se Renzi, allo stato attuale, il risultato di Bersani se lo sogna di notte. Appare chiaro che su LeU c’è molta prudenza, non c’è il desiderio di farlo apparire ‘corposamente’ in gara. La Ghisleri (che di solito ci coglie) dice che un terzo degli elettori sono indecisi o fuori dei giochi. E che il 70% è pronto a scegliere o ha già scelto. Un 10% circa di questi appare ancora fluttuante. Ma la novità sarebbe che c’è una quota all’interno degli schieramenti che, pur schierata, non ha ancora deciso come caratterizzare in concreto il proprio orientamento, mediante quale lista specifica. Si tratterebbe, nell’eventualità, di un travaso di consensi ‘interno’, ma non perciò meno significativo. Per dire: anche dal PD verso LeU. La strategia del voto utile apparirebbe l’unica, secondo i piddini, in grado di contrastare questo deflusso ‘amico’, questa sorta di emorragia interna.
Ed ecco, allora, perché presentare il PD stesso come ‘baluardo’ democratico, antipopulista, antigrillino, come alfiere che ogni giorno si scontra con i 5Stelle sulle più disparate ragioni mediatiche. Tenere basso il confronto con la destra prepara, parallelamente, l’accordo di governo successivo al voto, mostra come il vero nemico sia Di Maio, e gli altri vengano dopo, anzi siano alleati possibili di un governo di salute pubblica destra-sinistra. Questo schema va rotto, frantumato. Solo la sinistra unita, la sua novità è in grado di smontare questo ‘combinato disposto’ politico-mediale. Di riaprire i giochi asfittici che i retroscena dei media stanno acchittando. Non si tratta solo di rimettere in campo una sinistra unita, si tratta di ‘salvare’ un Paese in preda ai fumi ideologici, un Paese addormentato dagli spin che salgono da tutti i populisti di casa nostra, quelli che con la democrazia rappresentativa e partecipativa ci vorrebbero giocare a palletta. Un Capo da una parte, un Popolo dall’altra, e tante chiacchiere in mezzo al posto delle istituzioni rappresentative. Ecco lo schema che dobbiamo far saltare. E ‘Liberi e Uguali’ è la vera novità unitaria in controtendenza in un panorama di frammentazione leaderistica. Il vero e unico detonatore possibile di tutte queste pastette.