Ri-elezione Mattarella: La distruzione creativa piombata sulle istituzione democratiche

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La distruzione creativa piombata sulle istituzione democratiche
Per carità, Sono lieto che il Presidente Mattarella continui a presidiare la Repubblica dall’alto della sua intelligenza e saggezza. Allo stato attuale è la soluzione migliore. Non posso non rilevare, però, che questa scelta non è stata una vera scelta. E quando non siamo dinnanzi a una scelta, ciò vuol dire che la democrazia è stata talmente raffreddata da rischiare una polmonite. Draghi resta insediato a Palazzo Chigi sinché il suo mandato sul PNRR sarà compiuto con il trionfo dei bonus, solo allora si scioglierà il patto non scritto e potrà essere condotto in auge sino al Quirinale. In questi giorni si è soltanto saggiata la possibilità di farlo salire al soglio presidenziale subito, sostituendolo con un premier suo simile e pronto a collaborare con l’ex BCE in un semipresidenzialismo di fatto. La Belloni era stata scomodata per andare a Palazzo Chigi, non al Quirinale. Ma il passaggio è stato ritenuto troppo avventato, troppo in anticipo sui tempi: in effetti il PNRR è ancora per aria, e chissà che Conte non avrebbe potuto far meglio. Chissà. Anche l’Economist aveva molto tuonato nei giorni scorsi. Una specie di chiamata alle armi. E così, la mancata sincronia tra mandato a Draghi ed elezione del PDR è stata risincronizzata e tecnicamente sanata (per un anno, due, boh!) dal ritorno di Mattarella.
È stata la prima elezione extraparlamentare del PDR nella storia della Repubblica (almeno penso). La politica non ha toccato palla (e non la tocca da quando Conte è stato defenestrato). Il copione sembrava già scritto, il resto erano nomi e ipotetiche candidature che frullavano nell’aria solo per sollevare vespai e far godere i media. Lo dico con convinzione: è inutile che ve la prendiate coi “partiti”, non c’entrano nulla né potevano entrarci. Tutte le chiacchiere da bar sul Parlamento incapace, sui “politici” lenti, sulla loro inaffidabilità, è flatus vocis, che serve solo a legittimare lo stato d’eccezione, per convincere i cittadini che la colpa è dei “politici”, come se fossero davvero loro a decidere alcunché. Gli attuali rapporti di forza tra politica e tecnocrazia, tra istituzioni e potentati economici sono talmente sbilanciati a vantaggio dei secondi, che non c’è proprio partita. È un KO quasi su tutta la linea.
Io sono assolutamente dispiaciuto per questa fase in cui la politica (ossia l’agente ricompositivo di un Paese, quello che dà unità a interessi che altrimenti deflagrano) tenta solo di sopravvivere in un angolo comunicativo e si adatta a fare il saltimbanco in un circo controllato dai potentati economici e dai suoi intellettuali organici. Balliamo, come cittadini, una musica che non è la nostra, e ci arrangiamo mentre attorno a noi molte singolarità sparse (lobby, potentati, interessi economici) menano la danza. Sono le stesse forze che in questi decenni hanno lavorato allo svuotamento delle istituzioni e alla distruzione del sistema dei partiti, e che ora rimproverano la politica di non “decidere”. Le stesse forze che hanno cambiato d’emblée il Presidente del Consiglio, chiedendo alla “politica” di adeguarsi ai tempi. Le stesse che celebrano la “stabilità” mentre distruggono in modo creativo le istituzioni. È una sarabanda di frammenti sociali animati soltanto dalla montagna di risorse pubbliche liberate dal PNRR. Non si va molto lontano così. Consiglierei di studiare un’efficace exit strategy da questa situazione deprecabile. Sennò tra un po’ saranno solo frammenti, e nessuna polis attorno. Sono pessimista? E come non esserlo. Ma come vedete c’è anche il solito ottimismo della volontà, quello che non deve mancare mai. Per cui, buon lavoro Presidente! Invidio la sua disponibile saggezza a presidiare questo strano circo che poco assomiglia a una polis, in cui l’opinione pubblica sembra come plagiata.
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