Fonte: facebook
di Alessandro Gilioli – 12 settembre 2016
Non so se gliel’ha consigliato Jim Messina o ha fatto tutto Renzi di testa sua, ma dal punto di vista comunicativo è probabilmente una scelta azzeccata. Cinica ma azzeccata.
Intendo dire: quella di ri-personalizzare il referendum, questa volta non più su di sé, ma su D’Alema – alla rovescia.
Questo sta accadendo, ormai da giorni. E si è visto ieri, con chiarezza, alla festa dell’Unità di Catania.
Complice D’Alema stesso, s’intende, che non si sottrae affatto al gioco (da anni ha perso la consapevolezza della propria reputazione). Ma con grande gioia di Renzi che ha furbamente colto la palla la balzo: se il no viene infatti identificato con D’Alema, il meccanismo attuale si ribalta. Vale a dire, non è più il sì a essere identificato con l’establishment, ma il no. O quanto meno si fa confusione, si spariglia quel percorso “alla Brexit” verso cui ci si stava incanalando.
Tutto molto divertente, nell’ambito di un congresso del Pd.
Tutto molto meno divertente se si pensa che saremo chiamati a votare sulla Costituzione, la legge suprema dello Stato, quella che regolerà la rappresentanza e la democrazia per i prossimi cinquanta o cento anni, quando Renzi e D’Alema saranno solo un ricordo: quindi forse dovremmo votare su quella cosa lì, la Costituzione, non su di loro e sulle beghe interne al loro partito.