Renziani, lasciate stare i cellulari, e ripassate matematica

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 18 aprile 2016

L’onorevole piddino Andrea Romano sarà pure un professore di Storia, ma di matematica non ci capisce niente. Al ‘Fatto Quotidiano’, a proposito di referendum trivelle, ha dichiarato che “c’è un dato positivo per il PD. Una mobilitazione contro Renzi di M5S, Lega e Forza Italia avrebbe dovuto raggiungere una percentuale del 65-70%… Invece ha superato di poco il 32. E tra questi ci sono molti elettori del PD che hanno votato ‘no’…”. Ho riletto due volte questo, diciamo, ragionamento di Romano. Perché non volevo credere a quello che avevo letto. Ma c’è stato poco da fare, Romano voleva dire proprio quello che ha detto. In sostanza, finge di non sapere (o non sa) che il 32% è la quota dei votanti effettivi al referendum trivelle, ossia il 32% degli aventi diritto, mentre il 65-70% (di cui parla lui) sarebbe la quota percentuale di voto alle liste! Per dire meglio, il presunto 65-70 raccolto da M5S, Lega e FI è solo un valore percentuale compreso all’interno della quota (100%) dei votanti effettivi, che a loro volta sono una quota (nel caso dei referendum il 32%) degli aventi diritto in generale! Se i tre partiti avessero davvero portato due terzi di aventi diritto alle urne, e se essi valessero così tanto in termini percentuali, come dice l’onorevole piddino senza che il giornalista lo smentisca, i votanti al referendum sarebbero stati non 16 milioni ma oltre 32!

Ma già che siamo in tema di cifre, sappiate che il PD alle famose Europee del 2014, quelle del 40%, prese all’incirca 11.000.000 di voti. Cinque milioni in meno dei votanti al referendum trivelle, tanto per dire. Un terzo appena di quanti ne avrebbero dovuti assommare (32 milioni!) i tre partiti di opposizione a sentire il deputato Romano, uno che, se gli dai 3 in matematica e gli tiri le orecchie, sei pure troppo buono. Ma al di là del fatto in sé, e della scempiaggine sparata alla cieca, resta un punto, ossia la superficialità con cui i renziani (tutti, nessuno escluso, dalla prima alla 24 ora, aggregati, fiancheggiatori e surrogati compresi) affrontano le questioni. Tutte: dalla ricerca del parcheggio alla prova ontologica dell’esistenza di Dio. Una superficialità che fa venire voglia di piangere, o di sganassarsi, fate voi. Dirò di più: se c’è una caratteristica tipica del renziano è proprio quella di galleggiare a pelo d’acqua, di non andare mai al fondo delle cose, di scivolare sui temi e le questioni come il leone Svicolone, riducendo tutto alle uniche locuzioni che Renzi ha suggerito ai suoi: vincere, avere successo, conquistare il potere. Dopo di che il nulla. A parte le incursioni sui social e in tv. A parte lo stile adolescenziale di certi dirigenti alle prese col loro cellulare, l’arroganza di altri o la cortigianeria molti. A parte ciò, dicevo, ripassate almeno matematica, vi farà bene.

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