Renzi in tutte le lingue del mondo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 27 giugno 2016

Avevamo lasciato Renzi alla convocazione della Direzione PD sull’esito del voto amministrativo. E quindi alla sua immediata sconvocazione alla velocità della luce. Lo ritroviamo che gira per l’Europa come un picchio. Impegnato in una inedita trilaterale con Merkel e Hollande, pronto a non mollare lo spazio che gli si è aperto grazie alla Brexit e al ‘leave’ britannico. Non più tardi di una settimana fa stava raccogliendo i cocci democratici usciti dalle urne, oggi sembra una statista di levatura internazionale, intento a salvare generosamente l’Europa dopo il referendum out-in. Si è detto: la Direzione PD andava sconvocata, c’era ben altro a cui pensare! Tanto che la facevamo a fare? Il solito vecchio dibattito con l’analisi della sconfitta? Eh su, siate moderni! Non vedete quanto è più importante l’erasmus rispetto ai vostri banalissimi Comuni italiani? Nessuno si chiede: ma perché ha convocato la stessa Direzione proprio il 24, a ventiquattro ore dal referendum britannico? Curiosa decisione, no? Come se l’avesse convocata in quella data per avere l’opportunità di sconvocarla subito dopo. Già.

Come al solito, nei momenti di debacle, il premier trova rifugio all’estero. Andò in Libano (mi pare) dopo le regionali, con tanto di giubbino mimetico. Quindi in Russia da Putin la scorsa settimana, evitando così di fare comizi poco salutari per i candidati PD. Adesso gira per l’Europa, a Brexit consumata, anzi sull’onda dello spazio politico-diplomatico (e il conseguente carico di poltrone) che il Regno Unito ha incredibilmente concesso all’Italia. Niente di nuovo insomma. Chissà dove andrà, nel caso, dopo il referendum sulla riforma costituzionale: su una stazione orbitale? A dichiarare quanto sia bella la Terra da lassù? Le sue stesse parole lo tradiscono, d’altronde. A Berlino (fonte Corsera) ha detto: ‘basta a parlare di Londra, l’obiettivo è la crescita’. Come dire, Londra è andata e mo ci sono io. E poi, con un collegamento che appare a prima vista misterioso, dice: ‘ora pensiamo alla crescita’. Forse con Londra non si cresce? Forse Londra boicottava gli sforzi di Renzi di pensare alla crescita? Forse si stava solo pensando alla crescita, e non alle mosse opportune per realizzarla?

O forse gli piace semplicemente volare da Parigi a Berlino alla frequenza di questi giorni. Fare conferenze stampa, dichiarazioni, gesti plateali, zompare qua a là come il Marchese Del Grillo. Parlare in francese con Hollande, in tedesco con Merkel, in Russo con Putin, in ostrogoto con gli ostrogoti. E poi Renzi è uno a cui piace parlare di tutto, proprio di tutto, anche di argomenti scombinati. Soprattutto nelle cene informali in pizzeria, davanti a un supplì o a una crocchetta. Quello che non ama fare è un dibattito, uno vero, anche uno solo, dove si metta davvero in gioco, sappia ascoltare e poi mostrare i propri dubbi, meditando seriamente su quelli degli altri. Anche in streaming, facesse come crede. O a tempo di hully gully mentre parla in watusso, nel dialetto kilimangiarese del sud. Vuoi mettere, invece, le cene informali dove può dire: ‘voltare pagina’ in tutte le lingue del mondo, anche in croa croa? Oppure chiedere il silenzio, battendo con il coltello sul bicchiere, per dire che adesso ‘l’Italia è nel gruppo di testa’ (ma quanto gli piace dire in uzbeko ‘nel gruppo di testa’!). Ma anche pronunciare: ‘mettere al centro la crescita’, esibendo nella circostanza il proprio portoghese dell’area di Lisbona? A proposito: ma perché, sino a oggi, cosa abbiamo davvero messo al centro? Non era la ‘crescita’? Ci voleva la Brexit perché accadesse? E dunque la presenza di Renzi nella trilaterale? Con l’aereo che saltella di qua e di là in Europa come una molla? E lui che esclude rischi per l’Italia mentre gli sguardi attorno si fanno perplessi e imbarazzati? No, tanto per capire!

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