di Alfredo Morganti – 7 ottobre 2017
Riecco Renzi. Pensavate che non ci fosse più? Un Renzi inedito, ‘unitario’, peraltro. In direzione chiede un’abbondante copertura a sinistra (Pisapia), compie una sorta di svolta ulivista e manda segnali al centro (Alfano). Senza rinunciare anche a una stampella tecno-moderata (Calenda). È un Renzi che mette il ‘Rosatellum’ al centro della iniziativa del partito e si mostra persino magnanimo con chi se n’è andato. Non dobbiamo dividerci, dice. Facendo passare per divisivi gli altri, non lui. Ottiene infine il consenso unanime di tutti e coglie l’occasione di ringraziare Orlando, il quale aveva tenuto ben distinto nei giorni scorsi l’eventuale esito negativo delle elezioni siciliane dalla concreta tenuta della leadership piddina. Si sono di certo parlati in questi giorni all’interno del PD, sino a chiarirsi e a partorire questo piano, il cui schema prevede lo sfondamento a sinistra e il posizionamento del partito al centro, in nome del nuovo centrosinistra. Stavolta Renzi la chiama ‘coalizione elettorale’, ma è la stessa cosa di sempre, ossia il Partito della Nazione, un po’ più ulivista del solito, e senza dimenticare, per il futuro, un legame con la destra berlusconiana, in nome di una larga intesa contro i populisti. Di cui ora si tace la smania, ovviamente, per non disturbare la festa dell’unità (sic!).
Il partito è compatto, insomma. E allarga le maglie fuori di sé. Pisapia di questo meccanismo è una rotellina importante, è il viatico verso Il mondo prodiano, e serve a sbarcare elettoralmente da quelle parti. Alzando un muro che isoli, peraltro, la sinistra-sinistra nel mentre le si chiede provocatoriamente di partecipare alla coalizione. Capiamo meglio, allora, perché Articolo 1 abbia tentato in questi mesi un rendez vous con l’ex Sindaco di Milano: anche per contrastare questo piano renziano. E non solo renziano debbo dire: mi pare che nel PD l’uomo solo al comando non ci sia più, che il suo partito stia serrando i ranghi collegialmente, mi pare che le coalizioni si auspichino per rimettere in gioco gli schieramenti larghi, verso un rassemblement variegato, comprendente magari una lista civica nazionale, che vorrebbe stringere la sinistra in un recinto nel tentativo di isolarla. ‘Repubblica’ (Giannini) ha subito sottolineato entusiasta come questa svolta ulivista serva al centrosinistra, suggerendo l’idea che una telefonata con Prodi sia stata alla radice della sterzata di Renzi che piace così tanto agli orlandiani. Pare la linea di ‘Repubblica’ applicata direttamente a Renzi. Proprio quel che voleva Scalfari. Si preannuncia una enorme saldatura tra stampa borghese e mondo della politica: basta frammentazioni, ripetono da tempo, è ora di unità, MDP cosa aspetta, vuole apparire davvero l’unica forza divisiva? Vuole incarnare lei Tafazzi? Per di più per meri rancori personali? Ecco quale sarà il tormentone. E poi sembra quasi che abbiano già digerito la probabile batosta siciliana, ancor prima che essa sopraggiunga davvero. Vedrete: a forza di dire che perderanno di brutto, la sconfitta verrà salutata quasi come una vittoria. Il solito relativismo elettorale. La solita trappola.