Renzi: “niente primarie il nome lo scelgo io”

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 9 ottobre 2015

L’uomo solo sul tetto

I giornali già preannunciano, per Roma, la fine delle primarie. ‘Scelgo io!’, dice Renzi. E il ‘manifesto’ lascia intuire che potrebbe anche trattarsi di un membro della cosiddetta società civile. In questa circostanza se costui vincesse la competizione elettorale, avrebbe vinto il PD (dunque Renzi stesso), se perdesse avrebbe invece perso il candidato tapino medesimo. Peggio per lui. Ma questa cosa delle primarie gettate via dopo averle utilizzate per scalare (con deroga) il PD nazionale, fa venire a mente la famosa scala di Wittgenstein. Il filosofo scrisse nel suo ‘Tractatus’ che, dopo aver utilizzato tutti i ‘pioli’ rappresentati dalle proposizioni contenute nel suo libro, la stessa scala andasse gettata via, perché quei pioli non erano proposizioni scientifiche, e nemmeno proposizioni, ma solo argomentazioni e affermazioni di tipo filosofico (e dunque soggettive, incapaci di raffigurare davvero un mondo). Non appena giunti sul tetto, non appena pervenuti alla visione ‘retta’, queste false proposizioni rivelavano il loro mero carattere strumentale, perché non fornivano alcun contenuto di conoscenza ma solo un ausilio pragmatico per lo ‘scalatore’. Da quel momento, contava solo stare lì, su quel tetto, e guardare ‘rettamente’ il mondo, liberandosi dei ‘pioli’ il cui unico senso (scopo) era stato nell’uso che se n’era fatto (ossia salire sul tetto). Filosofia usa e getta, insomma. Con un certo disprezzo, diciamolo, verso la povera scala. Meramente utile.

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Renzi mi sembra che aderisca bene a questa metafora wittgensteiniana. Ha ‘usato’ le primarie come una scala, ha quasi assalito i pioli, li ha saltati due a due in certi casi (vedi la deroga), infine è salito sul tetto di Palazzo Chigi con sua immensa soddisfazione. È quasi ovvio che, giunto lassù in quattro e quattr’otto, adesso decida di disfarsi della scala, rottami le primarie, dicendo in sostanza che non servono più. Declassificando i pioli (le primarie, il partito, la comunità politica) quali arnesi utili sì a scalare il tetto, ma vuoti in sé, nemmeno strumenti, solo poggiapiedi. È l’ultimo insomma a godere di una scala, l’ultimo (nella sua testa) a raggiungere con un balzo il tetto del potere. D’ora in poi solo cooptazioni, designazioni, nomine, televoto (anzi, telegatto). Non conta che voglia ‘rifare’ il partito chiamandolo ‘partito della nazione’. Perché non si tratterà di una nuova scala, nessuno potrà ‘scalarlo’, nessuno potrà fare di nuovo un’OPA e balzare in terrazzo al volo, quasi ‘all’insaputa’ degli altri. Il partito della nazione è uno ‘scivolo’ per i cooptati, ma gli altri che provino a salire li rigetta giù. È il vero partito ‘personale’ moderno, acconciato come un rassemblement populista (con dentro di tutto: la destra, la sinistra, i tecnici, i professionisti, gli amici degli amici), un grande contenitore ‘neutro’, un cilindro da cui escono in continuazione conigli sotto forme di mance e prebende. È guidato da un Capo, e agitato da folle e militanti che restano giù, a terra, senza neanche più una scala di legno per assaltare il cielo. Sinistra-destra? Macché! Io direi, in tal caso, sopra-sotto, governante-governati, principe-sudditi, capo-scagnozzi. Ecco la vera topografia, anzi la nuova altimetria del potere renziano. Un uomo solo sul tetto che scotta. Come la gatta.

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