Renzi, il volto e la maschera

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Michele Prospero
Fonte: facebook

di Michele Prospero – 8 gennaio 2015

E’ in seria difficoltà, Renzi. La sua abilità di giocatore scaltro che cammina sul piano della finzione non regge al peso delle contraddizioni. Ha donato il bonus fiscale degli 80 euro per coprirsi in qualche modo a sinistra e vincere le elezioni europee. Ma, per non deludere le grandi potenze che l’hanno accompagnato a Palazzo Chigi, ha dichiarato una guerra lampo al lavoro. E nelle piazze è esplosa la questione sociale contro il suo disegno di assegnare alle imprese le chiavi della vita delle persone, tutte licenziabili senza giusta causa.

Ha costruito la sua immagine pubblica come corpo immacolato che sfreccia con la bici perché il nuovo, che solo con lui avanza, non ha bisogno di scorta e auto blu. Poi però si fa pescare con i costosissimi voli di Stato per andare a sciare, con la famigliola a carico, nelle nevi valdostane. E l’immagine dell’anti politico nuovo, che rottama il brutto ceto privilegiato della casta, è rimasta sfregiata dal reale attaccamento ai simboli e alle comodità del potere più meschino.

Per mettere alle strette Letta, ha persino cavalcato, lui antico visitatore di Arcore, l’antiberlusconismo di maniera pronunciando il fatidico “game over” a decadenza avvenuta. Una volta al potere però si è dato da fare negli intrighi per restituire l’agibilità politica al cavaliere. Il censore degli inciuci altrui si è fatto scovare con le mani nel sacco mentre cuciva il più banale degli scambi: la fedina penale ripulita al Cavaliere, per restituirgli la candidabilità, come condizione per il suo lascia passare all’Italicum e per il gradimento dell’uomo destinato al Quirinale.

Ha demonizzato, il premier di Rignano, i vigili e cercato di usare la loro notte folle di capodanno per rilanciare il programma massimo di Brunetta: licenziare sul tronco i fannulloni della amministrazione statale. Ma ha dovuto incassare il colpo. In fondo, ha procurato più danni alla collettività (la depenalizzazione delle frodi fiscali sino al 3 per cento dell’imponibile costa 16 miliardi!) la manina del capo dei vigili fiorentini che, in nome di sua maestà il merito e la competenza, egli ha nominato alla guida dell’ufficio legislativo di Palazzo Chigi, che il marca visita generalizzato della municipale romana.

Ha combattuto il finanziamento pubblico dei partiti per atteggiarsi a magico rappresentante della bella società civile ma il castello fantastico della politica a costo zero si è sgretolato perché nelle cene eleganti per fare cassa comparivano anche persone di un certo tipo, ora richiuse sulla base dell’articolo 41 bis. Ha edificato la mitologia della trasparenza, al motto: tutto va messo on line. E però si è fatto beccare mentre nel mistero più fitto inseriva norme inconfessabili (per aiutare banchieri e imprenditori corsari) tenendo all’oscuro persino il consiglio dei ministri.

Il mondo delle finzioni e delle semplificazioni ingannevoli si sta frantumando. Prima del previsto. Non si governa un paese in crisi ma pur sempre complesso con i campioni dell’inesperienza promossi ad alti gradi perché fedeli al capo. Credono di essere statisti, e di primo livello per giunta, solo perché hanno partorito la pensata dello scontrino a Ballarò o dato l’annuncio via tweet della riforma del secolo, quella della pubblica amministrazione.

Il renzismo si sta sgretolando mentre rivela la sua nullità al governo. Cade vittima delle sue stesse fughe fantastiche (abolizione delle province, senato a costo zero, libertà di licenziare) che trascendono i disagi del mondo reale. Le ragioni di un fallimento tanto precoce della camicia bianca simbolo del nuovismo le coglieva Gramsci. “Una generazione che deprime la generazione precedente, che non riesce a vederne le grandezze e il significato necessario, non può che essere meschina e senza fiducia in se stessa, anche se assume pose gladiatorie e smania per la grandezza”. Dietro le pose gladiatorie del gran rottamatore, che scalpita a suon di “stai sereno Enrico” per appagare una mania di grandezza, c’è, a potere ormai conquistato, la meschinità del nulla. Le infinite maschere del nuovissimo sono strappate dal reale che squarcia la finzione e riconsegna il volto vero di un potere imbarazzante, senza trucco e quindi già vecchissimo.

Michele Prospero

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3 commenti

Antonino Spartacus Trovato 8 Gennaio 2015 - 13:09

Ho sempre sostenuto che il potere fine a sè stesso produce danni irreparabili con scontri sociali imprevedibili , perchè milioni di famiglie, che non sono più in condizioni di soddisfare le più elementari esigenze di vita , esasperate saranno costrette a lotte sempre più dure ed incontrollabili.Con il voto di protesta non andando a votare , hanno lanciato ,in Emilia Romagna, un segnale chiaro che il premier Renzi, ha snobbato, considerandolo secondario rispetto alla vittoria. L’ho sempre contrastato per la sua ambizione prepotente e la mancanza di spessore politico, che sta dimostrando alla prova dei fatti , come dimostrato chiaramente in questo articolo.Ha una concezione vecchia del potere e non poteva essere diversamente , perchè cresciuto e formato culturalmente e politicamente alla corte democristiana con matrice dorotea .

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Nicola 8 Gennaio 2015 - 18:00

Antonino, Renzi ha una avidità di potere ed una mancanza di scrupoli rara anche nella vecchia DC dove peraltro hanno militato anche persone di tutto rispetto come in ogni schieramento politico. La sinistra ha il vizio di ritenersi superiore ed ora abbiamo avuto – con la sinistra PD di estrazione ex comunista e DS, una bella testimonianza di opportunismo, cinismo e litigiosità. Si sono occupati di tutto tranne dei problemi veri del Paese.

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Bocchetti Maria 10 Gennaio 2015 - 20:41

A 8 mezzo della Gruber ha dato il meglio di sé in termini di comunicazione nevrotica, fatta di continue aperture e chiusure si parentesi, quasi a dover dimostrare il funzionamento delle sue connessioni cerebrali. E una persona che non lascia spazi all ‘ Interlocutore e quell’intercalare di frasi tipo ” io rispetto tutti, viene subito smentito dall’ inarcarsi di un sopracciglio o da qualche altro movimento riflesso che rendono palese la sua vera natura di uomo: bugiardo, ambizioso, pericoloso.

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