Renzi, il più grande perdente di successo e le sale corse mediatiche

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Il più grande perdente di successo e le sale corse mediatiche
Renzi ha perso l’ennesima partita a poker. Che sia un perdente di successo è talmente manifesto, che non ci sono più margini di dubbio. Dopo quella prima “vittoria” (il famoso 40% alle europee), che col senno di poi fu nient’altro che una sconfitta vista la china, anzi il dirupamento che ha preso la storia del PD, ha inanellato schiaffoni a ogni mossa. Da oggi, si affiderà ai colpi di coda come un caimano, e cercherà di riversare risentimento attorno a sé, magari facendo un patto col diavolo (e forse l’ha già fatto). Naturalmente gli converrebbe darsi una calmata e ricucire il ricucibile, sempre che ci sia chi lo ascolti ancora. Ma l’uomo non conosce ragionevolezza, è sempre sovraeccitato e poi parla a schiovere, basta solo che qualcuno gli porga un microfono o si faccia anche solo un capannello attorno. È una specie di disco rotto.
Il punto, però, non è Renzi. Il punto sono quelli che ancora continuano a scommettere su di lui, che ancora gli consegnano lo scudo di cavaliere nella speranza che faccia a pezzi la sinistra, lui, da solo e la sua allegra brigata (quelli che si facevano fotografare questa estate in motoscafo tutti abbronzati). Se la classe politica, in certe sue parti almeno, lascia talvolta sfiduciati (alcuni interventi in Parlamento sono stati letteralmente “da paura”), beh, quelli che la attorniano nella sala scommesse dei media e dei giornali non sono da meno, anzi. Mi chiedo: possibile che i vari quotidiani borghesi, i vari potentati, la tv dei talk show e delle maratone, le lobbies non abbiano cavalli migliori? Possibile che (con tutto il rispetto per i cavalli) siano così brocchi, così incapaci di vincere una gara e già spaesati al “tondino”? Possibile siano tutti dei “renzini”, pardon ronzini?
Qui va a finire che, a forza di prendercela con la classe politica, secondo una moda superficiale, scopriamo che il problema vero del Paese sono, invece, tutti quelli che si accalcano sotto l’allibratore e puntano contro la sinistra e le forze democratiche nella certezza di vincere, ma ricevendo ogni volta uno schiaffo dalla sorte. Va a finire che abbiamo pessimi giornalisti, pessimi dirigenti industriali, pessimi lobbisti, persino pessimi intellettuali prestati ai talk show. Mentre ci sono, al contrario, segmenti rilevanti di classe politica a cui dovremmo chiedere prima scusa e poi dire grazie, sovvertendo tutti i pronostici e le aspettative di molti da Tangentopoli in poi.
Per dire, persone come Conte, Speranza, Gualtieri, Boccia, lo stesso comunicatore Casalino (e nemmeno cito Mattarella, Bersani, Segre…), sono davvero di un’altra categoria e di un altro spessore anche morale rispetto ai commentatori e agli opinionisti che straparlano dalla loro scrivania o dalla poltroncina di uno studio tv. Quelli sono uomini di Stato alle prese con una pandemia e una crisi mondiale, questi altri invece mestano sulla crisi, sperando che cada un governo e ne sorga un altro amico di Lor Signori. E, perciò, continuano a puntare sul rottamatore-demolitore-detonatore-Renzi, sempre su di lui, nella speranza di un crollo finale che però non arriva mai. Peggio per loro. Alla fine li cacceranno con ignominia anche da Capannelle.
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