Renzi, il divisore

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 1 maggio 2018

Se quella del 2013 è una non-vittoria, le successive sconfitte, i 6 milioni di voti in meno, l’attuale squagliamento, la mutazione antropologica del partito cosa sono? Come definirle? Perché hai voglia a dire che la crisi della sinistra viene da lontano, che tutto è cominciato 10, 20, 30, 40 anni fa. Che Renzi è solo un epigono di eventi che vengono da lontano. Il fatto è che c’è una specificità renziana, e che da un certo punto in poi c’è stato come un salto. Che perfino uno come me che ha mandato giù anche rospi, quando è servito, e che ha scelto sempre di portare acqua al mulino della comunità, a un certo punto ha detto basta così. Fine. Ed è stato quando la leadership è nata contro tutto ciò che c’era stato prima, cavalcando la rottamazione, la divisione, la mutazione. Renzi è andato persino oltre il loftismo di Veltroni. È andato contro tutto e tutti, in nome della sola ambizione personale e di un disegno unitario con taluni avversari ma divisivo all’interno. Sembrava un emissario, non un uomo politicamente schietto. Ha perseguito con ostinazione un disegno centrista, ha immaginato una disintermediazione che facesse piazza pulita dei corpi intermedi, per primo il partito, riducendolo a un capo mediatico e a una massa composta in buona parte da adepti personali.

La natura di Renzi è divisiva. Guardate come sta gestendo da dimissionario il dopo voto. Si legge da lontano che tifa per un governo con Berlusconi, che si ostina a perseguire con protervia gli esiti estremi del patto di Arcore poi divenuto patto del Nazareno. Ha spinto alla scissione il fior fiore della vecchia dirigenza. Ha sfiancato persino l’attuale minoranza interna, che si è sempre dimostrata sin troppo docile alla prova dei fatti. Dove arriva lui arrivano la divisione, il conflitto, la lotta fratricida. Il dibattito interno semplicemente non esiste. Il renzismo è stato un salto di qualità nella storia della sinistra italiana. Ecco perché la generalizzazione non basta per spiegare la crisi attuale, e che bisogna puntare la lente su questi ultimi 5 anni renziani, non solo sull’intera storia recente della sinistra. C’è una specificità attuale, che va colta. Intanto però sta deflagrando tutto. Perché le sconfitte si pagano sempre. Renzi ha deciso di far pagare a tutti anche le proprie colpe e le proprie ambizioni. Ma forse era proprio questo che voleva sin dapprincipio. Poi potrà farsi il partito personale e andare a occupare con soddisfazione l’area berlusconiana. Come era auspicio, immagino, sin dal primo incontro dei due ad Arcore. Immagino gli abbracci e le storielle, allora.

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