Fonte: facebook
di Alfredo Morganti – 3 febbraio 2015
Il bellimbusto sul bagnasciuga
Andatevi a leggere quello che ha detto Verdini a ‘Repubblica’: “Il Patto del Nazareno è una questione politica, non notarile. È evidente che, facendo insieme le riforme costituzionali ed elettorali, si dovesse arrivare a un presidente condiviso”. Renzi ovviamente “poteva fare qualunque altra cosa”, ossia interpretare a suo modo quella condivisione, considerandola più sul piano dei veti posti da Berlusconi verso taluni candidati, che su quello positivo di un preciso candidato concretamente condiviso. Verdini parla con competenza, perché del Patto è artefice pieno. Nell’intervista si dice persino che abbia votato Mattarella, che abbia contribuito alla riuscita della scelta di Renzi. Tant’è vero che, alla domanda se fosse deluso dalla scelta finale del premier, Verdini risponde che “uno viene deluso dalle proprie fidanzate”, confermando dunque di non essere rimasto affatto deluso da Renzi, il quale tutto sembra men che mai la fidanzata del Denis toscano. Peraltro, alla domanda se fosse uno dei franchi tiratori di Forza Italia, lo stesso Verdini si schermisce: “Io sono berlusconiano e sto alle direttive di partito”. Risposta perfetta, niente affatto elusiva: il Patto è roba da berlusconiani, il nome di Mattarella lo ha avanzato Renzi, ma è di riflesso anche il frutto dei veti del Capo di Forza Italia verso i candidati di sinistra, e dunque è indirettamente anche ‘il’ candidato del Patto (franchi tiratori, semmai, sembra dire Verdini, sono quelli che hanno votato scheda bianca!).
Detto questo, cosa impedisce al Patto di prosperare? Di continuare a essere quella “questione politica, non notarile” di cui parla Verdini. Una sorta di asse per sparigliare la scena politica, gettare la sinistra in un angolo, aprire il campo a nuovi raggruppamenti politici? E magari al punto vero, il Presidenzialismo? Io credo nulla. Davvero a Renzi oggi fa comodo sbaragliare Berlusconi, gettarlo via dopo averne abusato politicamente? Se così fosse, noi dovremmo ammettere che l’ex Cavaliere a Renzi non serve più, che il premier adesso sarebbe pronto a ballare da solo: senza Napolitano, senza Berlusconi, senza Patti di sorta, senza sponde di alcun tipo. Un vero uomo solo al comando. Ma voi ce lo vedete Renzi in questa vesta solitaria? Per essere uno alla Obama (ma anche il Presidente americano ha i suoi limiti e i suoi evidenti contrappesi), Renzi dovrebbe crescere anche sul piano strategico, di prospettiva, senza affidarsi troppo alle mosse comunicative, che lasciano il tempo di un tweet, di una posa o di una zoomata e muoiono un attimo dopo. Renzi ce l’ha questa prospettiva lunga, o vive di sospiri digitali e basta?
Moisés Naìm ha scritto di recente un libro interessante sulla “Fine del Potere” che racconta come oggi il potere, appunto, sia più facile da conquistare ma abbia una vita più breve di un tempo, per una serie lunga di motivi che non riassumo. Il punto è: se Salmon parla di ‘insovranità del potere’, se Naìm parla di ‘declino’, può un Renzi qualsiasi sobbarcarsi un compito assolutamente gravoso, quello di accollarsi solo soletto il tema della sovranità italiana, condita per di più dalla sfiducia crescente dei cittadini verso la politica? Io al posto suo non lo farei, per quel che conta il mio parere. Meglio galleggiare, fare sponda, giocare su tre tavoli, con altrettante maggioranze anche alternative, meglio scaricare tensioni su ogni casella dello scacchiere politico, che fare da parafulmine e attrarre verso di sé fulmini e saette. In fondo il Patto è questo: nella fattispecie, scegliere un candidato che non è quello di Berlusconi, ma non è nemmeno tra quelli su cui lui aveva posto un veto. E prendere una valanga di voti in Parlamento. Semplice. In questo modo non c’è nemmeno bisogno di irreggimentarsi attorno vaste truppe sociali e politiche. Bastano un po’ di giovanotti fedeli alla linea, una spruzzatina sui media e l’abilità di un giocatore di poker, che spesso bluffa, ma al quale nessuno va mai a vedere davvero le carte. Basta poco, insomma, un galleggiamento superficiale che non rischia mai i fondali e gli abissi. Ma fa il bellimbusto sul bagnasciuga.
Dovremmo, credo, rivedere a questo punto alcune nostre teorie sul rapporto politica-società, dovremmo forse ripensare l’idea che il potere si impianti ogni volta (e faccia blocco) in modalità statica su determinati soggetti sociali. Che la politica decida sempre e comunque di ‘rappresentare’ figure fisse. Non che ciò non avvenga, ma non è più determinante come tempo fa. La politica, in taluni casi, diventa una specie di teoria del tutto, che tutto prende e tutto mastica. Renzi fa il regista di una scena dove tutti diventano amici, o quasi. O almeno vorrebbe essere quel regista. Ma io spero sempre che la sinistra torni a prendere il boccino in mano, e riaffondi colpi alla vecchia maniera. Senza tentare un galleggiamento come sembrerebbe, ma rischiandosela di proprio. Senza sponda furbette, ma intraprendendo direzioni effettive. Per vincere davvero e non solo sui media. Vincere per affondare il bisturi nelle piaghe sociali e ripensare finalmente il modello di società. Troppo difficile? Troppo inattuale?