Renzi e la sinistra delle ‘opportunità’(?)

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

Alfredo Morganti 28 novembre 2014

Essere di sinistra è offrire delle opportunità, così ha detto Renzi. Solo questo oggi ci resterebbe da fare. Una specie di forza politica e sociale ex-post, che prenda atto finalmente del mondo tal quale, e si adoperi a fare in modo che a tutti siano concesse le chance opportune per trovare una adeguata collocazione sociale, la più aderente possibile alle proprie aspirazioni e ambizioni, per poi, se uno lo merita, scalare il più possibile la piramide sociale. Dinamismo sociale, circuitazione di esperienze e ambizioni, ecco il nuovo paradiso terrestre da conquistare. Una società mobile per mobilissime aspirazioni e movimentazioni sociali. È come dire che si intende agire sul fronte della ri-produzione sociale. Perché, se si è figli di un operaio o di un magazziniere, essi debbano per forza accingersi a fare lo stesso mestiere del padre? Se sono bravi e meritano di più, perché frenarli nelle loro ambizioni? Perché non riconoscere i loro meriti? Ecco la sinistra delle opportunità, che interviene e toglie ostacoli e zavorre al libero corso dell’intelligenza personale e sociale, e premia l’impegno e la meritocrazia. L’obiettivo diventa rompere gli schemi della riproduzione sociale, consentire la selezione dei più bravi, riconoscere chance, agevolare l’ascesa dei talenti.

Quando si dice che non è più il tempo della ‘produzione’ e che oggi è questione di ‘servizi’ e di terziario avanzatissimo, si dice in fondo la stessa cosa. La base produttiva, con i suoi rapporti, le sue relazioni di potere, le sue gerarchie e differenze (lo stato delle cose), è poca roba dinanzi al monumentale valore della massa di capitale che si muove tra finanza e servizi. C’è ancora quella base, ma conta poco. Conta di più la riproduzione dello stato di cose, conta lo sviluppo socio-culturale (il fattore tempo, insomma), che devono essere concepiti liberamente rispetto a quella base desueta e ormai naturalizzata. Come se il dinamismo sociale fosse autonomo rispetto alle provenienze effettive di ognuno di noi, alle nostre radici, e fosse libero da considerazioni sociali e tutto si riducesse a una questione di meriti e intelligenza personale astratta. Il premier dice: liberiamo la strada da ostacoli e tutti potranno muoversi liberamente nella piramide sociale. Sembra una versione ‘sociale’ del neoliberismo. Oppure un’italian way of life.

È così? Davvero la riproduzione dei ruoli può considerarsi libera dalla sua base, sgnaciata dal sistema dei ruoli stessi? Davvero il figlio di un operaio che vive in una borgata di Roma (o di un immigrato, che è la stessa cosa) potrà gareggiare alla pari con la prole di un imprenditore di successo? Oppure un figlio del Sud che vive nel casertano, competere alla pari con chi vive in una grande città del nord del Paese? e una donna nei confronti di un uomo? Davvero si potrebbe sciogliere il condizionamento sociale, e spianare la strada al cosiddetta ‘merito’, senza toccare la struttura sociale, senza ridistribuire potere, senza riequilibrare in qualche modo la voragine che si apre tra 1 e 99%? Ecco una bella favola da narrare, perché qui serve davvero un grande storyteller, mica una peracottaro qualsiasi! Certo, accadrà e accade senz’altro che i talenti, ma i grandi talenti!, possano emergere e conquistare posizioni sociali. Ma si tratta di casi individuali, si tratta di vere forza della natura che nulla e nessuno potrebbero bloccare nella loro ascesa, nemmeno una piramide sociale solida, stratificata e bloccata come la nostra. Quelli scavalcherebbero anche mura possenti. Ma è una regola che non vale per la massa, per chi non ha conoscenze, relazioni, entrature, appartenenza ad ambienti circoscritti, a chi non abbia uno status di erede, a chi non viva all’ombra del potente genitore, a chi non è abituato sin dalla nascita a galleggiare in certe situazioni e a sentirsene parte per nascita (perché così è). Di sicuro non vedrete un figlio di imprenditore o il rampollo di una dinastia di successo tramutarsi in termoidraulico od operaio edile. È questione di risorse, di status originario, di appartenenza: eccola la riproduzione sociale. Ci sono abissi a condizionarla. Ci sono ‘rapporti’ a segnarla per sempre. Disuguaglianze tremende e mondi non comunicanti tra loro. Serie A e serie B, insomma. Categorie.

(Diceva un compagno molti anni fa, che qui voglio ricordare, che i ricchi sono più belli e intelligenti dei poveri. Aveva ragione. In un certo senso, d’accordo. Ma aveva ragione.)

———————————————

foto di S. Kubrick

Da tutte le foto in bianco e nero, che stiamo vedendo si capisce chiaramente il rimpianto di una Vita povera ma felice nonostante le difficoltà, e il rimpianto dei nostri cari che appartenevano A quei tempi e che ci hanno trasmesso ciò che siamo e di cui siamo fieri (Stella Gulmini)

Scrisse di Kubrik Rainer Crone: Le istantanee di Kubrick, “che stupiscono per la loro sorprendente maturità, non posson essere considerate come archivi visivi della gioia di vivere, catturata dallo spirito attento e pieno di humour di un giovane uomo, ma costituiscono un consapevole invito a confrontarsi con le risorse del mezzo fotografico, con le sue possibilità di rappresentazione e con la propria percezione della realtà” (Lina Lombardo)

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.