Realtà e significato di Maria Maddalena

per tonigaeta
Autore originale del testo: Antonio Gaeta

di Antonio Gaeta  12 novembre  2015

Per poter contrastare le sub-culture, che alimentano pensieri e azioni molto gravi (come il “femminicidio”) rivolti contro le donne, occorre risalire alle radici storico-ideologiche delle sub-culture stesse. I miei articoli sulle fondamenta delle società patriarcali costituiscono un tentativo di contribuire alla ricerca antropologica volta in questa direzione.

Questo articolo trae ispirazione da un importante interrogativo, sorto a seguito dei ripetuti accostamenti nelle raffigurazioni di Maria Maddalena con Maria Egiziaca, anch’essa santa venerata sia dalla Chiesa Greco-Ortodossa sia da quella Cattolica.

L’interrogativo che ci si pone é: perché la narrazione prevalsa in ambito cristiano delle due sante le rende così simili, sebbene la figura di Maria Maddalena, così come risulta dall’esegesi dei Vangeli attribuiti agli apostoli di Gesù, appare molto più importante e densa di significati?

La vita di Maria Egiziaca, infatti, narrata dal vescovo di Gerusalemme, Sofronio, oltre che non risultare fondata su chiari elementi storiografici, descrive una donna lussuriosa, che trascorre 47 anni della sua vita a pentirsi dei suoi peccati. Poiché il ruolo di apostola svolto da Maria Maddalena parla di una donna completamente diversa, ci si chiede se averle attribuito le caratteristiche di peccatrice molto pentita é frutto soltanto di un errore.

Sappiamo, infatti, che l’identificazione di quest’ultima con Maria di Betania e con la peccatrice, che nel Vangelo di Luca unge i piedi di Gesù, risale all’Omelia 33 di papa Gregorio Magno, pronunziata nel 591 d.C., con la quale il pontefice dichiarò: “Colei che Luca chiama la peccatrice, che Giovanni chiama Maria, noi crediamo sia la Maria dalla quale secondo Marco furono scacciati sette demoni. E cosa rappresentano questi sette demoni, se non tutti i vizi ? […] E’ chiaro, fratelli, che in precedenza la donna usò l’unguento per profumarsi le carni durante atti proibiti !”

Sappiamo, inoltre, che da allora, fino al 1969, anno della riabilitazione di Maria Maddalena (dopo il Concilio Vaticano II), la Chiesa Cattolica ha fatto di tutto per screditare questa importantissima figura del cristianesimo primitivo. La sovrapposizione della sua immagine con quella di Maria Egiziaca, quindi, potrebbe rientrare nella più generale politica di discredito, che fu operata nei suoi confronti. Questa operazione assai probabile, si fonda sull’assenza nel cristianesimo primitivo del concetto molto medioevale di “peccato”, sul quale iniziarono a fare leva i cristiani seguaci delle tesi di Pietro, per scongiurare un pericolo molto temuto: l’ulteriore diffusione nell’Impero Romano della primitiva dottrina cristiana, contenuta negli scritti gnostici, compreso il “Vangelo di Maria”.

In quest’ultimo, infatti, si rende evidente il contrasto tra Pietro e Maria Maddalena, che appare come la vera guida spirituale degli apostoli, giacché Gesù la teneva in maggiore considerazione, confidandole aspetti segreti sul modo di raggiungere la gnosis (la conoscenza di Dio dentro l’uomo). Questo contrasto, avvalorato dagli altri vangeli gnostici, trova il suo fondamento nelle decisioni, che furono prese nel Concilio di Nicea, allorché le tesi del cristianesimo primitivo fondato sulla ricerca della gnosis (per questo fatto proprio dalla dottrina gnostica) furono messe al bando, al fine di favorire una lettura del messaggio cristiano molto più conciliante con le opinioni e convinzioni patriarcali dominanti tra i patrizi dell’antica Roma.

Nelle tesi gnostiche, infatti, si parla di Sophia come la componente femminile di Dio. Questo perché sia a Gerusalemme ma soprattutto in Alessandria d’Egitto (dopo Roma la 2′ città più grande e più importante dei primi secoli dell’era volgare) Sophia era ritenuta al tempo stesso sorella e sposa di Cristo. I cristiani gnostici erano persuasi, che, così come Cristo, Sofia venisse da Dio, inteso al tempo stesso come Padre e Madre: ovvero Generatore e Origine dei principi maschile (Cristo) e femminile (Sophia).

E’, quindi, risaputo che la dottrina cristiana gnostica concepiva la santissima Trinità come composta da “Padre”, “Sofia” e “Figlio”, non attribuendo alcuna funzione divina allo “Spirito Santo”, ma mantenendo quella femminile come versione sacra della divina trascendenza, rappresentata tra gli esseri umani da Maria Maddalena !

Questo aspetto poco conosciuto del cristianesimo rinvia alle versioni religiose vigenti in Egitto, Palestina e Mesopotamia, prima di Cristo, quali adattamenti del precedente mito matriarcale della Dea, già considerata unica generatrice di tutte le manifestazioni viventi. In un articolo successivo parlerò di questo “adattamento” a partire dalla religione pagana vigente in Grecia, in Africa e in India, dopo l’invasione dei popoli patriarcali.

Molto probabilmente anche il primo cristianesimo, fondato sulla ricerca della gnosis, contenuta nella rivelazione interiore di Dio (inteso come Padre e Madre di tutte le cose), cercò di mantenere un equilibrio. Quello che si era instaurato per un lungo periodo, tra le religioni matriarcali e quelle patriarcali. Forse ciò avvenne nel tentativo di limitare lo strapotere temporale dell’Impero Romano su quello spirituale e, più in generale, di contenere la devastazione di tutte le antiche culture, già esistite tra l’Africa e la Mesopotamia. Queste, infatti, come vedremo, furono tutte fondate sull’affiancamento di un Re all’antica Dea/Regina matriarcale, con ruoli e funzioni interscambiabili.

L’antico Egitto ebbe  Faraoni-donne e anche tra gli antichi Sumeri e Babilonesi le Regine mantennero il loro potere, prima che i popoli patriarcali (come gli Assiri, gli Israeliti, gli Achei e tanti altri) dominassero definitivamente e sostituissero i miti matriarcali con i loro miti eroici e guerreschi (tipo la Guerra di Troia) !

Nel suo noto volume “Il calice e la spada”(*), Riane Eisler getta le fondamenta archeologiche e storiche della teoria (ripresa da Robert Graves e ampiamente avvalorata e documentata da Marija Gimbutas), secondo cui anche nelle antiche civiltà gravitanti tra la Mesopotamia, la Palestina, la Grecia e l’Egitto, la Dea matriarcale ebbe un ruolo centrale, prima di essere messa da parte da una serie di gerarchie, favorite dal dominio patriarcale (vedi “Le società matriarcali e patriarcali, le classi sociali, lo stato” del 01.10.15 e “Origini, sviluppi e limiti delle società patriarcali” del 02.11.15, in Sez. Cultura).

Interrogata in merito Riane Eisler asserisce che: “Le prove (archeologiche) indicano che a Creta il potere implicava soprattutto una responsabilità materna”. Secondo questa studiosa la Creta minoica (Civiltà Minoica) presentava un modello di società fondato sulla compartecipazione di uomini e donne. “Vi si praticava già la democrazia, prima ancora che in Atene, e la cultura dominante era ispirata ad un amore per la vita, che comprendeva il vincolo del piacere tra uomini e donne”..

Queste circostanze, che coinvolgono le fondamenta delle antiche civiltà pre-romane, non potevano essere facilmente demolite dalla cultura patriarcale, fondata sullo strapotere maschile, che ancora nel XX secolo ha prodotto ben 2 guerre mondiali. Realisticamente, quindi, la creazione del mito di Maria Egiziaca, contribuì alla demolizione della dottrina cristiana gnostica. Attività spirituale e culturale coltivata anche grazie alla grandiosa biblioteca di Alessandria d’Egitto, che subì prima un devastante incendio in epoca pre-cristiana, per poi essere distrutta da fanatici, in possesso dello stesso stile dei seguaci dello Stato Islamico dei nostri giorni.

Tuttavia, dopo il ritrovamento a Nag Hammadi (Egitto) dei vangeli di Tommaso, di Filippo, di Maria (che avvalorano tutte le tesi gnostiche) e di altri scritti gnostici, che fanno riferimento anche al discusso Vangelo di Giuda, si impone la revisione di tutto ciò che il cattolicesimo ha voluto inserire nel Nuovo Testamento. Animati da questo impulso di amore per la verità, e coscienti che la sola introduzione del concetto di “peccato” non spiega ogni cosa, é d’obbligo chiedersi: “Perché la Chiesa dipinse Maria Maddalena addirittura come una prostituta (quindi, non una semplice peccatrice) per così tanti anni ?” Qualcuno ha posto la domanda a Susan Haskins (***), studiosa credente e non femminista, nonché autrice del saggio “Mary Magdalen: Myth and Metafor”.

“La Chiesa – essa ha risposto – descrisse la Maddalena come una meretrice, basandosi sui vari commenti ai Vangeli dei primi Padri della Chiesa stessa, che, a partire dal III secolo d.C., si sforzarono di identificare tutti i personaggi ivi citati. La confusione fu originata dal fatto che nel Nuovo Testamento compaiono parecchie donne di nome Maria (**). Papa Gregorio Magno fuse insieme più figure, compresa Maria di Betania e la peccatrice. Si suppose che il suo peccato fosse quello della carne, sebbene il termine utilizzato per descriverla, porin, non significhi prostituta. Facendo di Maria Maddalena una meretrice pentita, la Chiesa ne sminuì il ruolo di 1′ apostola di Gesù, che fu invece altamente influente e determinante. Nella Chiesa delle origini c’erano stati preti e vescovi donne. Ma dal V secolo in avanti il sacerdozio femminile non fu più consentito. Degradata a prostituta pentita, la Maddalena fu posta sullo stesso piano di Eva, che la gerarchia ecclesiastica maschile ritenne responsabile della Caduta (dall’Eden).”

Anche dalle parole di Susan Haskins si comprende, quindi, la sospetta volontà dei Padri della Chiesa in epoca medioevale di alimentare il mito di Maria Egiziaca, con l’intento di cancellare il vero ruolo di Maria Maddalena !

Alla stessa studiosa é stata, poi, posta una 2′ domanda su come si concilia la figura della Maddalena, quale emerge dal “Codice da Vinci”, con altri personaggi appartenenti a sistemi di credenze religiose anteriori a quello cristiano. In particolare: “Nella civiltà greca, egizia ed ebraica e in altre culture pagane esistono figure femminili paragonabili a lei ?”

Questa la sua risposta: “L’interesse del Codice da Vinci risiede nel suo fare riferimento alla figura della Dea [matriarcale]. Riferimento soppresso dalla Chiesa, sebbene il tema della resurrezione [molto caro alla religione della Dea] si trova nei sistemi di credenze egizio e sumero, al pari di quello cristiano: Iside e Osiride, Ishtar e Tammuz, Maria Maddalena e Cristo. La Maddalena può essere vista come l’incarnazione cristiana della Dea [matriarcale] !”

C’è anche da dire che in diverse società matriarcali vigeva il mito dello sposo della matriarca, rappresentante della Dea nell’ambito della città e dei villaggi. Questo sposo veniva sacrificato in onore della Dea, perché poi sarebbe stato rigenerato, giacché quello della “rinascita” era il più grande potere della Dea. Forse da una accurata ricerca sulle religioni matriarcali é possibile intravedere le origini del mito della resurrezione e capire anche di più sul ruolo femminile simboleggiato da Maria Maddalena.

(*) “Il calice e la spada” – L’archeologia, l’antropologia e il femminino sacro – Traduzione italiana: “Il calice e la spada. La nascita del predominio maschile” (Pratiche editrice, Parma 1996)

(**) Maria – Maria non era semplicemente un nome ma un titolo di distinzione, essendo una variazione di Miriam (il nome della sorella di Mosè)

(***) Susan Haskins – Scrittrice, ricercatrice e traduttrice. Ha tenuto conferenze in tutto il mondo e ha partecipato a molti programmi e dibattiti televisivi, aventi per argomento Maria Maddalena. Inoltre, é traduttrice di The Mariam Writings: raccolta di testi sulla Vergine Maria, opera di scrittrici italiane del XVI secolo.

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