I raiders e la politica italiana

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 25 ottobre 2017

Non saprei come definirli, ma ‘raider’ mi sembra funzionare. Com’altro chiamarli se non speculatori, avventurieri, incursori. Dà l’idea, soprattutto nelle circostanze in cui ci troviamo. Hanno messo a tappetino il Parlamento, hanno trovato un accordo che somiglia a un sotterfugio sottobanco, si sono comportati appunto come incursori, pirati, prendendo dal bene pubblico il più possibile in termini di vantaggio privato. Certo, la Corte potrebbe cancellare la legge in futuro, ma intanto con questo Rosatellum ci eleggeranno il prossimo Parlamento a loro immagine e somiglianza (grazie ai capilista bloccati, alle coalizioni di comodo e al voto non disgiunto), poi si vedrà. Modello Porcellum. Raiders, appunto. Si gettano a capofitto sulle istituzioni, ne fanno strame, prendono il meglio coerentemente ai propri interessi, poi per il futuro scatterà un’altra soluzione, con comodo e sempre a proprio vantaggio, grazie all’ennesima pastetta con la destra. Statisti? Maddeché. Hanno completamente svincolato la funzione pubblica dall’interesse di bottega, facendo prevalere il secondo. Con un’aggravante, però. Che forse hanno fatto male i calcoli, visto che le proiezioni con il nuovo sistema non si discostano molto dal vecchio (quindi nessuna maggioranza), se non nell’obiettivo di dare giù alla sinistra e ai 5S. E visto, anche, che il PD di quota maggioritaria ne eleggerà ben poca. Ma davvero sono tutti calcoli sbagliati? Magari si contentano di eleggere i propri fedelissimi, e di controllare così il gruppo parlamentare in vista delle larghe intese (anzi ‘strette’, visto che con Berlusconi la vicinanza di Renzi è abissale). Calcoli appunto da raiders, che si prendono il Parlamento, la politica italiana e la sinistra pensando di non pagare mai, come scrocconi qualsiasi, free raiders appunto. Convinti che siano sempre gli altri a pagare. Ma la storia adesso è davvero agli sgoccioli.

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di Alfredo Morganti

Fatemelo dire.

Non ho mai scritto una parola contro Cuperlo, Fratoianni o Fassina o Vendola, anzi. E non ho l’abitudine di attaccare i compagni (della mia area o della sinistra in genere) per spirito polemico personale, o per porli in difficoltà o per fare leva su presunte contraddizioni utili alla mia causa. Penso che il personalismo, la personalizzazione estrema della politica, il fatto che si sia ‘compagni’ sino a un certo punto e poi puoi anche andare a farti fottere, sia un effetto di subordinazione della nostra cultura politica a quella egemone, che oggi è rappresentata dal berlusconismo, dal renzismo, dal neoliberalismo. Spero che il partito nuovo, se nascerà, sia un partito di compagni, non un ammasso talvolta anche rancoroso di opinioni personali alla rinfusa. E spero che chi si troverà in minoranza non sia costretto a salutare tutti e andarsene perché scarsamente rispettato dagli altri (tipo PD renziano). Si può essere d’accordo o meno, si può criticare, ma senza il rispetto, senza praticare la parola ‘compagno’, non c’è destino comune, ma solo esibizione di muscoli intellettuali, o di sentimenti sbagliati e fuori posto. Mi aspetto dagli avversari politici il dileggio, non me lo aspetto dai compagni, se lo sono davvero. Talvolta ho l’impressione (ben più che un’impressione) che un compagno sia semplicemente usato come clava verso un altro, in uno stile tipicamente di destra se non peggio. Ma le donne e gli uomini contano più delle idee, e ancor più delle ideologie. È per questo che ho trovato odiosa l’idea stessa di rottamazione. Si tratta per me di un passaggio dirimente. Se esistessero i partiti ci sarebbe anche una scuola di umanità, di civiltà e di solidarietà reciproca, come è stato per me da giovane, quando Ingrao (io ero ingraiano), Amendola e chi altro erano pari nei sentimenti e nella stima. Oggi siamo tutti un po’ all’ammasso, vittime delle culture politiche altrui e di stili intellettuali che forse non ci appartengono. E la cosa mette più tristezza che rabbia. Ed è anche peggio.

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