Fonte: Il SudEst.it
di MARIANNA STURBA – 23 settembre 2017
C’era una volta l’elettorato di sinistra! Quello che si riconosceva sui temi, che si identificava con le battaglie ideologiche che portava avanti, che aveva un look specifico, un linguaggio specifico, delle abitudini specifiche.
Banalizzando, c’era una sinistra che “si riconosceva” e che “si faceva riconoscere”.
Poi arrivarono tempi confusi e diluiti che ci consegnarono una sinistra frazionata in tante realtà diverse ciascuna portatrice di un grado di “diluizione” diversa degli stessi principi ispiratori.
Arrivó anche il momento in cui quella sinistra, frazionata e diluita, non riuscì più a sentirsi rappresentata e si sentí offesa dal giovane rampante politico, che di lei fece sfacelo propinando principi assolutamente non di sinistra, come la modernizzazione del pensiero.
Seguirono giorni confusi ed improbabili in cui la sinistra cercò per anni casa e principi ispiratori.
In tutto questo marasma dove è finito l’ elettore di sinistra? Dove è quel linguaggio specifico in un abbigliamento specifico con i suoi temi specifici?
Non c’è più! E forse da questo parte il decadimento della sinistra stessa: dalla confusione generata intorno alla sua natura.
C’è una nuova identità di sinistra, più complessa e variegata che mai. Un nuovo elettorato che non ha più molte “specificità” che lo contraddistingue a prima vista ma che chiede il luogo in cui tornare ad identificarsi.
Questo elettorato però ha chiare alcune priorità, che non sono riconducibili alla lotta di classe, ma che affondano le radici della propria appartenenza sulle risposte non date ai reali problemi della gente.
La fase politica che stiamo attraversando ci chiede un immediato abbandono di tanti sofisticati ragionamenti filosofici, per dedicare invece forze ed energie alla risoluzione delle nuove (e vecchie) emergenze che il cittadino, o come piace a sinistra, che il Popolo, deve affrontare.
L’ elettore di sinistra chiede semplicemente: Ospedali pubblici presenti sui territori e funzionanti; una scuola pubblica gratuita e di ottima qualità; chiede la tutela dei lavoratori…ma dall’ operaio all’ imprenditore libera da vecchie logiche sorpassate e in grado di valutare la preziosità di tutti gli anelli della catena produttiva e lavorativa; l’elettorato di sinistra chiede tutele delle fasce deboli nell’ottica che una comunità è un unico organismo che per stare bene deve curare ogni singola parte; chiede il riconoscimento dei diritti civili delle persone; chiede il rispetto e l’integrazione delle diversità; vuole una gestione seria e lungimirante del fenomeno migratorio; vuole il rispetto e la tutela di diritti acquisiti in anni di lotte ad oggi messi a rischio da cattive prassi (vedi aborto); pretende un investimento sulla cultura ed il recupero di una sensibilità ecologica.
Una richiesta parte dal basso: dimostrate voi costruttori dell’ unità della sinistra, di saper riconoscere le priorità della sinistra. Dimostrate di essere capaci di tornare nelle piazze ad ascoltare la gente, testimoniate con le vostre scelte che essere di sinistra non corrisponde ad essere campioni di argomentazioni erudite ma corrisponde bensì alla capacità di riconoscimento delle priorità della gente comune. Dimostrate che il cambiamento di stile che si sta cercando, risiede nelle vostre fila, perché per qualcuno è forte ancora il richiamo di una politica assaporata anni addietro che fece della sinistra un sogno possibile e praticabile.
1 commento
Partiamo dall’idea che i problemi della “gente” non nascono casualmente. Qualcosa, qualcuno, un sistema ha prodotto quei problemi, e non altri, e quelli sono i problemi che attanagliano gran parte della “gente” ma non tutta. E ci sono diversi modi di affrontare quei problemi e di orientarne la permanenza o la soluzione a seconda degli interessi di una parte della “gente” che spesso si traduce in un danno per l’altra parte. Il termine “popolo”, oggi caro a tanta sinistra, a mio avviso, non è una definizione metodologicamente unitaria, mi pare somigliare più a una idea biblica. Con Marx il popolo si innerva nella figura del soggetto politico operaio, della classe dei lavoratori. E’ il concetto di classe che fa del popolo una categoria della politica, con l’idea di classe il popolo diventa soggetto politico attivo. Senza classe non esiste politicamente popolo, è il punto di vista di classe che metta per la prima volta il popolo in condizioni di iniziare una lotta di emancipazione dalle classi dominanti. Forse sto facendo “ragionamenti filosofici sofisticati” ma a mio avviso è da un “idealismo”, da una mancanza di “realismo” inteso come adattarsi alle convenienze per garantirsi la sopravvivenza giornaliera, dalla “immaginazione” che i problemi dei ceti “popolari” potranno trovare una soluzione a loro favorevole ed emancipativa. Certamente la “nuova classe” non si riduce alla sola classe operaia che in tempi di innovazione tecnologica è destinata, in occidente, a diventare irrilevante nel processo produttivo, ma questo ha aperto ed aprirà immensi problemi per i nuovi lavori sorti e che sorgeranno, per i nuovi diritti da tutelate, per uno stato sociale che dovrà affrontare complessi problemi di reddito di esistenza per tanta parte della popolazione. Non mi dilungo, le questioni del futuro sono tantissime ma questa è la sfida che abbiamo di fronte: immaginare un nuovo mondo e presentarlo con le parole e le proposte giuste e comprensibili proprio a questa “nuova classe” che la sinistra deve rappresentare.