Una osservazione imparziale rivela che il gioco per il bambino non è un passatempo ma la sua attività principale e la modalità primaria della sua evoluzione. Il bambino mentre gioca può donare alla materia una esistenza più elevata, sempre e quando disponga di materiali non preconfezionati né di giocattoli pronti all’uso. È molto istruttivo vederlo mentre manipola pezzetti di stoffa o di carta, di legno o di metallo, alla ricerca di qualche combinazione che lo soddisfi.
Già F. Schiller nelle sue “Lettere sull’educazione estetica dell’uomo” diceva che l’essere umano vive tra le forze della forma e quelle della materia. Tra questi due campi si situa quello che lui chiama “impulso ludico”. Il vero artista è colui che nel senso più elevato agisce come un bambino, perché anche lui dona alla materia una esistenza più elevata quando “gioca” con essa. Quando crea partendo da questo impulso ludico, l’artista autentico vive tra la forma e la materia. Per mezzo della forma egli dà espressione alle leggi spirituali e imprime nella materia qualcosa che ne supera le proprietà immediate. Imprime cioè un’idea che diviene visibile, o leggibile, o udibile, la quale sorge dall’impulso di giocare in questa zona intermedia dove egli si colloca. Questo terreno intermedio legato alle leggi materiali da un lato e alle forme spirituali dall’altro è il mondo eterico, il dominio sopra sensibile più vicino a noi. Una volta afferrato il concetto di mondo eterico, dovremmo riferirci ad esso in modo cosciente, sentirci agili e comodi in questa zona intermedia, sentirla coscientemente mentre agiamo trasferendo e configurando idee e immagini nel mondo materiale.
Infatti, non è solo chi suona il piano o chi scrive o dipinge. Non è solo chi estrae le parole, chi modella il marmo o chi compone musica o la interpreta ad indicarci come si va al di là della tela, del testo o del pentagramma. Siamo tutti noi agendo e operando perché tutti stazioniamo in questa zona intermedia anche se non ce ne rendiamo mai conto.
Il bambino ci insegna propio questo, perché è da poco emerso da un mondo dove regna lo spirito e ne conserva le immagini, per presto adattarsi al nuovo mondo e trasferire istintivamente alla materia sottomano quello che gli sorge spontaneamente dall’anima.
Da una conferenza di Bernard Lievegoud