Quel che resta del centro. Un darwinismo rovesciato

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

La battaglia renziana sulla prescrizione, al netto di tutto, punta senza remore verso l’elettorato di Forza Italia. Lo fa in modo sfacciato, ed è impossibile non rendersene conto. Vuole sfondare al centro, qualunque cosa voglia oggi significare questa parola. È in fondo lo stesso Renzi di prima, ripete un canovaccio vecchio e stanco. Eppure, se ci fate caso, le allusioni alla sinistra non le fa più. Ormai è calato nella sua parte di centrista, liberale, al limite di chi vuole apparire quasi un senza partito e oltre le “divisioni”, per prima quella tra destra e sinistra. Mi chiedo: serviva un altro Berlusconi? Serviva un nuovo alfiere centrista? Serviva l’ennesimo partitino privo anche dell’ambizione di coagularsi con altri raggruppamenti, e quindi destinato a restarsene solo soletto, in una specie di deriva personale? Peggio: un partitino che vorrebbe mangiarsi il pesce (almeno per ora) più grosso, quello di Forza Italia, per quanto entrambi siano abbastanza smagriti, in una sorta di darwinismo rovesciato? Una vocazione maggioritaria in sedicesimi, quindi, ridotta alla lotta per la vita, in uno stagno centrista famelico forse perché sempre più affamato? Piccolo è bello, probabilmente. Ma in questo caso si tratta dell’ennesimo delirio politico. La strada da percorrere è, in realtà, opposta a quella renziana. Ed è la ricerca di una forza larga, plurale, democratica, che superi positivamente tutto ciò che si muove oggi a sinistra e nella quale si senta a casa propria anche una ristretta minoranza. Una comunità, quindi, di donne e uomini liberi, solidali, non un manipolo di ambiziosi idolatri del Capo.

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