Quando il gatto viaggia…

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Antonio Napoletano
Fonte: facebook

di Antonio Napoletano – 24 settembre 2014

Di tutto si potrà dire di Ferruccio De Bortoli, il direttore ovattato del “Corrierone”, ma non che non sia un gran signore. Le sue comparsate televisive, sia in studio sia affacciato allo studio dalla tolda scrittoria del suo giornalone, con quinta di relativa Treccani d’ordinanza, sono sempre state afone, per così dire, rispetto alle grida scomposte dei contendenti ai quali ammanniva, tra vaghi sorrisi e inaspettate durezze, i suoi pensierini solo appena agitati da quel suo bel ciuffo biondastro, che ne completa l’immagine di signorile distacco.
In questo, occorre dire, del tutto omologato allo stile della Proprietà dominante del suo giornale e di Casa Agnelli.
Ebbene, il De Bortoli, stavolta, forse facendo seguito alle alzate d’ingegno dell’altro patron, lo scarparo globalizzato, Diego Della Valle, invece le ha proprio cantate (alla sua maniera s’intende, alternando leccate di culo e punture avvelenate) al nostro Ometto Nuovo&Solo al Comando.
Del resto si sa: quando i gatti viaggiano i sorci ballano.
Cosicché, oltre allo Scalfari, anche il De Bortoli,oggi arriva a dire:
<<Se vorrà veramente cambiare questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso>>! Azz.., verrebbe da aggiungere, ma che sta succedendo?
Sì perché non finisce qui. De Bortoli, afferrato il polpaccio non demorde, e alla sua maniera affonda i suoi canini, scende in dettaglio ed elenca: <<…personalità egocentrica…ma ipertrofica.. uomo solo al comando del Paese (e del principale Partito), senza rivali,la cosa non è irrilevante..non può pensare di fare tutto da solo. La sua squadra di governo è in qualche caso – notare l’esprit de finesse – di una debolezza disarmante…il sospetto diffuso – quindi non solo il suo! – è che alcuni ministri siano stati scelti per non fare ombra al premier. La competenza appare un criterio secondario.L’esperienza un intralcio. Persino il ruolo del ministro dell’Economia, l’ottimo Padoan, è svilito dai troppi consulenti di Palazzo Chigi…L’irruenza può essere una virtù…ma non sempre è preferibile alla saggezza negoziale. La muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee…Un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto…Circondarsi di forze giovanili è un grande merito. Lo è meno se la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione..E se addirittura a prevalere è la toscanità, il dubbio è più che fondato…L’oratoria del premier è straordinaria..nondimeno il fascino che emana stinge facilmente nel fastidio se la comunicazione…è fine a se stessa..- e qui la stoccata diventa un affondo mortale –In Europa, meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlatina per strumenti di governo, se ne sono già accorti: Le controfigure renziane abbondano anche nella segreteria del Pd, quasi un partito personale, simile a quello del suo antico rivale l’ex Cavaliere.>>
Un sobrio ritrattino a tutto tondo, insomma, che chiude con questo piattino avvelenato, ovvero, come De Bortoli chiarisce in un interrogativo e il “più spinoso”: Infatti, scrive:
<<Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscere tutti i reali contenuti. Liberaldolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria>>.
Eh?
La congiuntura astrale, certo non favorevole al nostro Ometto, ci dava ieri anche due altre dichiarazioni, che messe insieme allo Scalfari furioso e silenziato e al De Bortoli redivivo e al curaro, ci dicono che qualcosa di molto grosso si va riposizionando dopo il clamoroso fallimento europeo e la inconcludente avventura degli 80 denari. Stiamo parlando dell’ingegnere, al secolo Carlo De Benedetti, fan della prima ora dell’Ometto e di quel riccastro sgrammaticato e arricchito con Eataly, Oscar Farinetti, i quali prendono le distanze dalla campagna d’autunno in nome dell’Art. 18.
Casualità. No. Se De Benedetti si smarca, nonostante i guai della sua ‘Sorgenia’ (e il miliardo e nove di euro di debiti che la sovrasta) i casi sono due: o quei soldi e quelle imprese gli rimangono sul groppone o l’avventura renziana sta scoprendo alleati e suggeritori che fanno paura anche al patron della “Repubblica”. Sta di fatto, che l’assurda campagna contro l’Art. 18 non li convince, così come a De Bortoli (e ai suoi editori) non convince più la sicumera del figlio del bancarottiere.
Come ha avuto la grazia di scrivere qui sopra una bracciante dell’entorouge del Nostro Ometto, “Renzi ha un problema di consenso”, e di quello che conta.
Gli unici che non lo hanno ancora capito fino in fondo sono i narcolettici del PD. Quelli che devono spiegare ai loro seguaci perché le cose che pensano da tempo le debbo leggere e sentir dire da un De Bortoli qualsiasi e non dai loro capi.

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