Quando c’era Renzi, caro lei!

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

Quando c’era Renzi, caro lei!

Dicendo a ‘Circo Massimo’ di Giannini: “Serve uno che comandi e dia messaggi chiari”, Matteo Renzi ha riconquistato l’home page di ‘Repubblica’. Direte voi: non ci voleva molto, ‘Repubblica’ e Renzi, come diceva Stan Laurel, sono come due piselli in un baccello. Pur tuttavia, i tempi sono grami, e c’è voluta la frase forte, ‘maschia’ come si diceva un tempo, per sfondare la linea Maginot del Coronavirus, e Renzi l’ha detta: uno che comandi, in sostanza l’uomo forte. Poteva dirlo in altri modi, si badi, anche così: il governo deve dare indicazioni precise alle regioni, che non debbono marciare in ordine sparso! Sarebbe stato ugualmente chiaro. Ma volete mettere dire: “uno che comandi”, invece che governo; “messaggi chiari” invece che indicazioni politiche stringenti? E magari: “vincere e vinceremo!” additando marzialmente la crisi economica; oppure: “qui non si parla di politica” ma si dà spazio alle competenze; o anche: “chi vuol governare, deve imparare a dir no” (alle Regioni, appunto). In un’intervista radiofonica che vorrebbe invece farlo apparire come uno statista, il toscano fa l’unica cosa che sa fare, ossia gli scappa la vera natura di uomo-comunicatore, scegliendo di affidarsi ancora una volta ai colpi verbali a effetto. Ritiene, probabilmente, che scalare una home page sia meglio che porsi umilmente dinanzi alla crisi che stiamo vivendo, con la giusta fermezza ovviamente, perché questo farebbe uno statista. Ma si sa, l’umiltà non è dell’uomo, che ritiene la superbia, probabilmente, una specie di arma letale, o forse poco più che una fionda, visto il misero 3,2% in carniere.

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