Fonte: Gustavo Piga
Url fonte: http://www.gustavopiga.it/
di Gustavo Piga – 9 febbraio 2015
L’Ufficio Parlamentare del Bilancio, si legge sul suo stesso sito, “è un organismo indipendente che ha il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee. L’organismo è stato costituito nell’aprile 2014 secondo quanto previsto dalla legge rinforzata sul principio del pareggio di bilancio in attuazione delle normative europee sulla nuova governance economica. L’UPB contribuisce ad assicurare la trasparenza dei conti pubblici a servizio del Parlamento e de i cittadini.”
Lo aspettavamo, l’Ufficio, alla prova dei derivati del Tesoro, di cui questo blog si è occupato spesso, manifestando svariate volte l’esigenza di dare una svolta (un taglio è meglio dire) a pratiche sui derivati poco trasparenti che danneggiano il credito della Repubblica, destabilizzano il sistema Paese, rendono fragile la credibilità delle nostre istituzioni. Quanto leggete sotto è estratto dal documento uscito oggi sul sito dell’Ufficio e rende giustizia a questa nostra battaglia – quasi solitaria – in questi ultimi dieci anni, visto che chiede quelle riforme sui derivati del Tesoro che ogni Ministro succedutosi a Via XX Settembre, anno dopo anno, governo dopo governo (Renzi compreso), ha pensato bene di evitare. Chapeau dunque all’Ufficio ed al suo coraggio istituzionale.
“L’ampio utilizzo di strumenti finanziari derivati da parte delle Amministrazioni pubbliche, soprattutto nella seconda metà degli anni ’90 e nella prima parte dello scorso decennio, ha creato nel tempo incertezza in numerosi osservatori, scaturita essenzialmente dalle scarse informazioni e dall’insufficiente trasparenza delle operazioni stipulate, dai riflessi negativi che si sarebbero potuti (e si potrebbero) avere sui conti pubblici (soprattutto a causa della rischiosità dei contratti), dalla preoccupazione che tali operazioni fossero realizzate principalmente per migliorare temporaneamente i conti pubblici.
… Negli anni sono stati fatti passi avanti, ma non sono sufficienti. In particolare: per le operazioni in derivati stipulate in passato e ancora in essere le informazioni sono ancora incomplete, frammentarie o, per alcuni aspetti, inesistenti.
…Per i contratti stipulati ex-novo sarebbe opportuno fornire lo stesso set di informazioni. Sebbene l’attuale operatività in strumenti derivati sia divenuta limitata … il Dipartimento del Tesoro dovrebbe impegnarsi a rendere pubbliche con regolarità (ad esempio annuale) le informazioni…
… Allo stesso modo, sarebbe utile sapere se chi si occupa di gestire il debito pubblico, nelle scelte delle operazioni da fare, opera sulla base di una specifica strategia dettata dal vertice ed, ex-post, viene controllato l’effettivo perseguimento del risultato; oppure se agisce autonomamente e solo successivamente dà conto del proprio operato al Ministro. Sembrerebbe, dai siti web degli altri paesi europei, che molti di questi pubblicano la strategia da perseguire.
…Sarebbe interessante che il Dipartimento del Tesoro fornisse una ricostruzione storica degli obiettivi perseguiti con il ricorso agli strumenti derivati.
… La complessità di questi strumenti e la velocità con cui nuovi prodotti finanziari invadono i mercati, potrebbero inoltre essere giuste motivazioni per considerare un rafforzamento della Direzione del Ministero dell’Economia e delle finanze che opera in questo campo, prefigurando la possibilità di aumentare il personale specializzato in risk management che affianca coloro che effettivamente si occupano dell’esecuzione dell’operazione finanziaria e della gestione del debito pubblico, con il compito esclusivo di valutare e monitorare l’insieme dei rischi.”
Avremmo poco da aggiungere, e sperare solo che il Ministro Padoan si adegui e si impegni a realizzare tutte le richieste fatte dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio nel giro di qualche giorno.
Ma.
Ma resta una ultima curiosità, che deriva da alcuni dati che non avevo mai letto, pubblicati nella relazione dall’Ufficio in 2 tabelle. Dati Eurostat, quindi disponibili e non segreti.
La prima tabella (numerata come Tabella 3) mostra come l’Italia sia in assoluto il Paese che in euro ha l’esposizione di mercato negativa più alta dell’Unione europea, stabilizzatasi attorno a trenta miliardi di euro (sì avete capito bene, trenta miliardi, ma basta leggere la tabella) negli ultimi anni. Se l’Italia fosse obbligata dalle controparti bancarie a vendere tutte queste posizioni, il contribuente italiano dovrebbe pagare trenta miliardi di tasse o subire tagli ai servizi sociali di un analogo ammontare. E’ possibile e forse probabile che il Tesoro non sia obbligato a venderle, ma siccome è già avvenuto almeno una volta, NON sappiamo la vera entità dell’esposizione veramente a rischio, detto che comunque il numero fa impressione.
In percentuale di PIL, così da correggere per la dimensione dell’economia, solo la Grecia, sì la scandalosa Grecia che anche questo Governo pare non voler difendere “perché noi siamo diversi (…)”, ha una esposizione di una simile dimensione alla nostra (Tabella 4), attorno al 2% di PIL. La Svezia, che usa tantissimo i derivati con grande professionalità e trasparenza, è il Paese che ha il valore positivo più alto.
Trenta miliardi sono un rischio tale da giustificare una riforma radicale come quella chiesta dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, non credete? E’ tempo di dare al Paese quello che si merita: la semplice, trasparente, verità.