Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: i gessetti di Sylos
Fonte: i gessetti di Sylos
Qual è il vero motivo delle dimissioni di Zingaretti? Un’ipotesi.
Devo dire la verità, le motivazioni addotte da Zingaretti a giustificazione delle sue dimissioni mi avevano lasciato un residuo di dubbio. La perplessità mi derivava dal fatto che appariva molto strano che un politico italiano, tipicamente non facile agli scatti stizzosi e coriaceo a qualsiasi offesa, potesse abbandonare la carica, appunto con stizza, perché si vergognava del suo stesso partito. Cioè voglio dire che nessuno si è mai vergognato che all’interno del partito, per esempio, ci sia molta corruzione, soprattutto a livello locale, e poi ci si vergogna per le correnti? La cosa mi sembrava strana ma non riuscivo a venirne a capo. Finalmente penso (forse) di esserne venuto dopo essermi imbattuto in un’intervista a Pietro Folena.
L’ex dirigente del Pci, Pds, Ds, ha fatto notare che “quando inevitabilmente l’oramai ex-premier (Conte Nda) ha accettato la proposta di Beppe Grillo, il castello del PD zingarettiano è crollato immediatamente”. Ora, io non so cosa precisamente volesse dire Folena con questo, da parte mia quella affermazione mi fa notare che le dimissioni di Zingaretti sono state successive alla scelta di Antonio Conte come leader del M5S. Allora, ripeto, non so cosa volesse significare Folena, ma secondo me può essere lì l’origine della decisione di Zingaretti, non nelle balle addotte dall’interessato, incoerenti con la prassi e le caratteristiche morali del tipico politico italiano.
L’ex segretario del Pd aveva fondato tutta la sua politica non solo sull’alleanza con il M5S, che pare venga confermata anche da Letta, ma anche sull’indicazione di Conte quale leader della coalizione e candidato premier per le prossime elezioni, in quanto figura senza un marchio ufficiale di appartenenza. Ora, con la scelta del M5S di puntare su Conte come leader del partito tutto questo è venuto meno, e quindi per Zingaretti sarebbe stato difficile mantenere la sua indicazione e la sua coerenza, e sarebbe stato altrettanto difficile scegliere in quattro e quattr’otto un’altra soluzione senza prestare il fianco alle critiche di coloro che avrebbero fatto presente “io l’avevo detto” (attenzione: non sto dicendo che la politica di Zingaretti fosse sbagliata, sto solo rilevando un fatto). Invece dimettendosi spera di far dimenticare i suoi trascorsi (almeno questo sarebbe il programma) e diventerebbe disponibile in futuro per un nuovo incarico con nuove prospettive. A quest’ultimo fine ha pensato bene di attaccare prima di essere attaccato.
Penso che sia una ricostruzione abbastanza plausibile.