Quaglie e Gufi

per Gabriella

di Alfredo Morganti – 14 luglio 2014

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Ci fu qualche perplessità quando Renzi annunciò il repentino passaggio dalla strategia dei cento giorni (Tutto e subito, Finardi) a quella dei mille (Mille giorni di te e di me, Baglioni). Perplessità che morirono subito, peraltro, perché basta poco a correggere una linea di comunicazione se il Capo sterza. Oggi, invece, è tutto più chiaro. Il problema non era la capacità risolutiva del premier, assolutamente intatta, ma la capacità di comprendonio degli italiani (non aiutati in ciò da giornalisti che cazzeggiano soltanto su Mineo e non raccontano la verità vera dei 50.000 posti di lavoro in più, come sottolinea lui stesso). Tant’è che ieri, sul Corriere, alla Meli spiegava candidamente: “ I mille giorni non sono certo un modo per perdere tempo, ma un progetto di comunicazione organica che consentirà di legare il binomio flessibilità-riforme sia a livello europeo che cittadino”. A parte la perplessità di vedere accostato al “livello europeo” quello “cittadino” (forse era più congruo “italiano”). A parte ciò, è chiarissimo ora come, per quanto si sforzino, gli italiani non capiscono un’acca nemmeno se ti danno un consenso bulgaro. Sembra quasi che ti votino così, per noia, e non perché sappiano davvero quel che stanno votando.

Ecco perché serve la “comunicazione organica” (“organica”, capite, mica cavoli), perché siamo dei somari, capaci solo a scattare selfie e a pensare che “adesso si vince”, “adesso facciamo fuori per sempre quelli di sinistra”, “adesso arrivano gli ottanta euro”, “adesso i treni arriveranno in orario e i sindacati la smetteranno di opporre veti”, ecc. E ha ragione Matteo a prendere tempo e a rinviare tutto di 900 giorni. Se fossimo un po’ meno de coccio, lui ci metterebbe soltanto 100 giorni da leone a fare la ‘rivoluzione’, anzi 50 giorni da orsacchiotto, e saremmo già tutti più liberi e felici, senza portarci ingombranti preoccupazioni finanche in ferie. E invece, per quagliare, gli tocca stare sveglio già alle sei del mattino (cfr. tweet) e persino fermarsi di sabato e domenica a Palazzo Chigi. Senza calcolare i gufi che lo circondano e lo minacciano con la sfiga. Va pur detto, tuttavia, che, se fossimo davvero un po’ meno de coccio, adesso il premier sarebbe un altro e, forse, invece di rincorrere tweet e rabberciate riforme, adesso saremmo più concentrati sulla polpa e un po’ meno sulla scorza. Più sulle cose e meno sui selfie. Ma, certo, questa è (sarebbe) un’altra storia davvero.

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1 commento

Francy 14 Luglio 2014 - 20:58

Le perplessità non sono solo sulla variazione temporale, da 100 a 1.000 giorni, ma sopratutto dai contenuti e dalle frenesie del P.d.C.
Per buttare a mare una tra le Costituzioni più belle del mondo, servono più di 100 giorni, come per annullare i sindacati, ma ne occorrono meno per distruggere quel, forse poco, di bene che Letta aveva messo in piedi,
Credo ci resti solo da sperare che la congiuntura economica cambi in meglio per noi, altrimenti, ritengo, la “Grecia” sia assai vicina.
Ecco, ora, leggesse, direbbe che gufo.si, sono un gufo felice di esserlo.

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